Cos’è Farm Cultural Park? «Un sogno diventato realtà. Il 25 giugno festeggerà i suoi dieci anni dall’apertura: un traguardo senza festa e abbracci ma con la consapevolezza di una rete virtuale sempre più vicina». Andrea Bartoli e sua moglie Florinda sono gli ideatori della rigenerazione urbana del centro storico di Favara. Sette cortili, tra degrado, abusivismo e mafia, trasformati in un centro culturale indipendente.

Oggi Favara è la seconda attrazione turistica della provincia di Agrigento, dopo la Valle dei Templi – patrimonio mondiale Unesco per l’umanità.
Dovremo attendere la metà di giugno per un ritorno possibile al Farm Cultural Park, dopo quattro mesi di chiusura. L’accesso avverrà con guanti e mascherina: il visitatore verrà sottoposto a misurazione della temperatura con termoscanner. Se la temperatura risulta uguale o superiore a 37.5 °, non potrà entrare. «Il distanziamento sociale non sarà un problema. Farm occupa una superficie di 4300 metri quadri di cui 2550 da ristrutturare. Siamo i perfetti candidati per il rispetto delle norme di sicurezza da Covid-19».

Gli spazi
Il centro culturale è costituto da diversi spazi, ognuno dei quali dedicati a un’attività specifica. «Nzemmula» è una cucina condivisa, un tavolo sociale e un salotto collettivo. «Riad/Farm» è una piccola oasi, all’interno dei Sette Cortili, in omaggio alla piazza Jamaa el Fna di Marrakesh. «Raft. A Journey inside the planet of Farm» è un sentiero emozionale lungo cui ripercorrere le tappe fondamentali di Farm in dieci anni. «Sou» è la scuola di architettura per bambini, un luogo in cui coltivare immaginazione e creatività. «Farm XL» èuno spazio espositivo ma anche una galleria commerciale. Si estende su cinquecento metri quadri: tre livelli più uno splendido Roof Garden sui tetti della città di Favara con una piccola Happiness Kitchen.

In sicurezza
«Le strutture verranno sanificate e decontaminate, lungo il percorso ci saranno dispenser di gel disinfettante. I visitatori dovranno accedere a Farm Cultural Park nella totale sicurezza e tranquillità. Il costo del biglietto non subirà variazioni, anzi, stiamo pensando a biglietti gratuiti per i visitatori provenienti dalla Sicilia».
Un terzo dei turisti che giunge nei Sette Cortili di Favara, annualmente, è nazionale. Andrea Bartoli propone un’idea originale per incrementare il turismo estivo: il biglietto sospeso. «L’intuizione deriva da ‘o caffè suspiso, meglio noto come il caffè sospeso: è un’abitudine filantropica e solidale, un tempo viva nella tradizione sociale di Napoli. Quando un cliente ordina un caffè sospeso, si trova a pagare due caffè pur ricevendone uno solo. Così, quando una persona bisognosa entra nel bar può chiedere se c’è un caffè sospeso. Il biglietto sospeso funzionerebbe allo stesso modo. Un gesto nobile, se aziende e privati finanziassero pacchetti di biglietti per permettere a chi non può acquistarli di visitare Farm e altri luoghi di cultura.

Fiduciosi nella stagione estiva di ripartenza, Farm, nei mesi passati, ha promosso arte e cultura su web e social. «Farm ha chiuso i sette cortili ma non ha chiuso il suo cervello. Tutti i dipartimenti sono rimasti attivi su Facebook e Instagram. Sou ha lanciato Sou a domicilio: la rubrica online per i bambini che vogliono assistere a lezioni, interviste e tutorial per il «fai da te» in casa». Così Andrea ci racconta come il centro culturale di Favara abbia continuato a fabbricare idee, durante la quarantena. «Il giorno dopo l’inizio del lockdown abbiamo lanciato il progetto Fabbricare fiducia. Come immagini il mondo dell’architettura dopo l’attuale crisi virale? Abbiamo invitato cento amici virtuali a rispondere a questa domanda. In soli dieci giorni si è scatenata una reazione a catena: dodici curatori museali hanno rivolto la stessa domanda ad altrettante persone». Una call per facilitare la crescita culturale, il senso di appartenenza e la voglia di miglioramento delle nostre città, promuovendo fiducia per la costruzione di un futuro migliore. Fabbricare Fiducia ha superato frontiere e confini nazionali, arrivando fino in Cile dove il MUI – Museo Interactivo Las Condes – ha colto l’iniziativa. «Siamo in tanti a credere che nulla sarà come prima, ma difficilmente sarà come vorremmo che fosse se non iniziamo a sognarlo, progettarlo e raccontarcelo». È un progetto attivo dal 2013, oggi strumento di confronto sull’attualità come conseguenza degli sconvolgimenti globali dovuti al Covid-19.
«Una call, un progetto collettivo che a breve diventerà un libro. Giancarlo Sciascia, sta raccogliendo tutte le risposte arrivate in questi mesi. La raccolta cartacea sarà accompagnata da video e una versione podcast di Fabbricare Fiducia ideata da Francesco Lipari».

Città creative
Durante la quarantena, la fabbrica delle idee è stata attiva ma Farm ha dovuto rinunciare a due appuntamenti. Il 21 marzo 2020 era la data prevista per l’inaugurazione di un festival di architettura, vincitore del bando Mibact sull’architettura sociale, con una mostra per i quarant’anni di carriera di Charles Andri. Andri è un esperto nello studio delle città creative, uno dei massimi sostenitori della creatività come forza motrice e produttrice. Lo stesso giorno sarebbe stata promossa SPAB: Società per azioni buone. È un cortocircuito, lo strumento naturale del capitalismo con la parola «buone». Piegato e adattato a una nuova visione di società più consapevole, inclusiva e impegnata a migliorare la propria città e la vita dei cittadini. Di tutti i cittadini. Le SPAB nascono dall’assenza e dall’inefficacia delle Istituzioni pubbliche nel Mezzogiorno. «Le nostre città non ci piacciono, tutti ci lamentiamo continuamente per quello che non c’è o per quello che non funziona, i nostri ragazzi sono costretti ad andare via, eppure le banche delle nostre città sono piene di soldi.

Il tasso di cultura
A Favara si stima in difetto che ci siano 500milioni di euro di depositi bancari. Convincendo i nostri cittadini a investire anche solo il 10% in SPAB avremo più di 50 milioni di euro da destinare a luoghi di formazione per incrementare il tasso di cultura e lavoro». SPAB non sarà la società dei facoltosi, sarà una società aperta. Ogni cittadino potrà essere azionista e quindi proprietario di un piccolo pezzo di città.
Quale sarà il futuro di Farm Cultural Park dopo l’emergenza sanitaria da Covid-19? «C’è un mondo da ripensare per non tornare alla normalità, abbiamo tempo per farlo. Vorremmo che Farm fosse anche un eco villaggio urbano abitato dai nativi dei cortili». La grande sfida? Immaginare farm come un ecosistema, come una foresta umana fatta di risorse primarie e risorse, al fine di creare opportunità per tutti.