«Sono intraprese sociali quelle imprese (organizzazioni, associazioni, collettivi, comunità) che intraprendono la costruzione delle condizioni affinché ciò che per l’ordine sociale è incompatibile, incongruo, diventi compatibile e trovi spazio nel mondo»: basta il primo (di cinque) punti qualificanti delle «intraprese sociali» per far capire l’approccio eterodosso eppure molto concreto che lega le esperienze che oggi e domani si ritrovano a Napoli proprio mentre il governo prova ad affrontare le questioni sociali solo con la logica dell’emergenza e del populismo penale.

L’idea parte da un altro luogo topico per la sperimentazione sociale: Trieste. «La spinta ad avviare questo nuovo percorso è arrivata da Franco Rotelli, psichiatra e collaboratore di Basaglia, il quale, in uno dei suoi ultimi scritti, riprendendo le riflessioni nate dal convegno triestino, ha tracciato i punti fondamentali dell’intrapresa sociale – spiegano gli organizzatori, cioè il gruppo che si è costituito un anno fa proprio a Trieste e il Forum Disuguaglianze e Diversità – Nodi che richiamano la capacità di stringere legami tra persone e territori, mettere al centro le potenzialità di tutti e tutte».

Il convegno è stato costruito tramite una carovana di laboratori locali in varie regioni a cui hanno partecipato oltre 300 persone attive nella cooperazione, nelle istituzioni pubbliche e negli enti locali, nelle Università e nelle organizzazioni del civismo attivo. Si apre con una plenaria al Cinema Modernissimo e prosegue con il lavoro in gruppi in diversi luoghi «del fare Intrapresa» di Napoli. Alla fine, verrà composta una Carta «aperta» dell’intrapresa sociale. Qui il programma e maggiori info.