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Fare cinema è un bel «lavoro di coppia»

Fare cinema è un bel «lavoro di coppia»

Incontri Joel Coen e Frances Mc Dormand alla Festa di Roma.

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 17 ottobre 2015

Tutto è cominciato con Blood Simple – Sangue facile, che l’attrice Frances McDormand chiama «l’inizio delle nostre vite professionali». La sua e quella dei i fratelli Coen, Ethan e Joel, il più grande, che l’attrice ha sposato quello stesso anno, il 1984. «Ci siamo visti per la prima volta nella sala conferenze dove facevano i provini – racconta il regista – davanti a un enorme posacenere stracolmo di sigarette» aggiunge la moglie. In quel film McDormand vestiva i panni dell’atipica femme fatale di un noir sui generis, il primo nella lunga serie di titoli di genere che forma la filmografia dei due registi/sceneggiatori/montatori/produttori americani. Oggi, a 31 anni di distanza, questa longeva coppia non solo cinematografica si trova a Roma, alla Festa del cinema, per incontrare il pubblico e discutere proprio della natura del rapporto che li lega sul grande schermo come nella vita.

A detta di Joel Coen tutti i ruoli che lui e Ethan hanno scritto poi recitati da McDormand – sette con il nuovo film in uscita a febbraio – «li abbiamo pensati con Frances in mente, una cosa che facciamo sempre con quegli attori con cui lavoriamo spesso come George Clooney o John Goodman». Ma la scrittura è qualcosa che avviene unicamente tra i due fratelli – e che «nasce da lunghe discussioni che possono durare settimane o anche anni». Dopo Blood Simple e due piccoli ruoli in Arizona Junior e Crocevia della morte è arrivato Fargo(1996), il film che ha acceso i riflettori di Hollywood sui Coen ed è valso a McDormand l’Oscar come miglior attrice protagonista nei panni della famelica e docile Marge, poliziotta incinta e ingenua solo all’apparenza che risolve la serie di delitti che si abbattono su una piccola cittadina sempre coperta di neve del Minnesota – lo Stato che ha dato i natali ai due fratelli. «Marge Gunderson è il personaggio che per molti mi porterò nella tomba, ma anche quello che mi ha fatto capire che la commedia e il dramma possono essere affrontati nello stesso modo», dice l’attrice. E Fargo è anche una sorta di «film di famiglia»: il primo in cui Joel e Ethan esplorano il mondo da cui provengono, da cui sono fuggiti – racconta ancora l’attrice – proprio perché popolato da persone simili a quelle della loro storia, e girato inoltre a pochi mesi dall’adozione del figlio di Coen e McDormand, Pedro, a Roma con loro. «Sapevamo che era nato e che ci stava aspettando. Per questo nel finale il marito della protagonista, a proposito della sua gravidanza, le dice ’ancora due mesi, Margie’» . Sul set, nonostante Ethan e Joel dividano i credits – il primo sceneggiatore e produttore, il secondo regista e Roderick Jaynes, personaggio di loro invenzione, al montaggio – i due sono «interscambiabili, fanno tutto insieme», spiega McDormand. «Da quel punto di vista, fare una domanda a mio marito o a Ethan è la stessa cosa: otterrai la medesima risposta».

L’attrice è stata co-protagonista di un altro dei loro capolavori, di nuovo femme fatale che ribalta gli schemi in L’uomo che non c’era (2001), ma lei e il coniuge non lavorano insieme dal 2008 della commedia Burn After Reading – a prova di spia. A febbraio però la vedremo di nuovo in una pellicola firmata Fratelli Coen: Ave, Cesare! «È un film ambientato in uno studio hollywoodiano del 1951 – racconta Joel – in cui guardiamo indietro alla vecchia tecnologia, il vecchio modo di raccontare storie, di fare cinema». Benché infatti il loro «film di famiglia» sia stato riadattato in una serie di grande successo – l’omonima Fargo, di cui i fratelli Coen sono produttori esecutivi – Joel non dichiara un grande amore per la televisione. «Quando mi chiedono se amo le serie TV rispondo sempre che è come guardare Lawrence D’arabia sullo schermo di un cellulare. Si è passati dal vedere i film sul grande schermo a quello della tv, poi dei computer, iPad e iPhone. Forse saremo viziati, ma il nostro elemento è fare pellicole destinate alla sala».

Eppure, quando gli viene chiesto di scegliere la più bella sequenza in cui la moglie abbia mai recitato, ne indica una di Olive Kitteridge, la miniserie di Lisa Cholodenko per cui McDormand ha vinto un Emmy da protagonista. «A pensarci bene – dice Coen – ho conosciuto il cinema attraverso il piccolo schermo di una tv in bianco e nero, con tanto di interruzioni pubblicitarie, e sono state esperienze altrettanto profonde di quelle che si provano in un cinema».

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