Far tornare la democrazia socialmente utile
Una sinistra rigenerata che si fa interprete di un civismo e di un ecologismo partigiano: centralità della persona, delle comunità, cura, coscienza di luogo e l'ostinata convinzione che per dare senso alla democrazia, soprattutto in tempo di pandemia, serva ancorarla alla vita reale delle cittadine e dei cittadini
Una sinistra rigenerata che si fa interprete di un civismo e di un ecologismo partigiano: centralità della persona, delle comunità, cura, coscienza di luogo e l'ostinata convinzione che per dare senso alla democrazia, soprattutto in tempo di pandemia, serva ancorarla alla vita reale delle cittadine e dei cittadini
“Non ti disunire” è una delle frasi centrali del film È stata la mano di Dio. Un monito che si adatta perfettamente al tempo presente. Non cedere all’isolamento, non rinunciare a sentirsi parte. Non arrendersi. E non perdersi dietro cose minute. Tenere la barra su ciò che più conta.
Esiste, nel nostro Paese, una trama territoriale importante. Una moltitudine di esperienze municipali capaci di progetto e conflitto. Un’energia locale preziosa, spesso ignorata dalla politica e dai media che contano. Una rete impegnata ogni giorno nella difesa delle proprie comunità e dei propri luoghi. Una mappa puntiforme di casematte che fanno persino fatica a riconoscersi tra di loro.
Nella distanza tra politica e società, raccontata dall’astensionismo crescente alle ultime elezioni amministrative, un sommovimento inatteso ha fatto emergere, città per città, regione per regione, esperienze di una nuova connessione tra rappresentanza, movimenti e territorio.
Una sinistra rigenerata che si fa interprete di un civismo e di un ecologismo partigiano: centralità della persona, delle comunità, cura, coscienza di luogo e l’ostinata convinzione che per dare senso alla democrazia, soprattutto in tempo di pandemia, serva ancorarla alla vita reale delle cittadine e dei cittadini. Far tornare la democrazia socialmente utile e non un mero esercizio retorico.
Mentre il Paese è attraversato da violente pulsioni anti-sistema, con il rischio di un vero e proprio movimento reazionario di massa (l’assalto alla Cgil sopra ogni altra immagine), il riflesso di una stagione municipalista, che negli anni scorsi avevamo visto caratterizzare il corso politico di importanti città italiane ed europee (Napoli, Barcellona, Cadice, Grenoble) e che oggi appare in diverse città italiane importanti: da Bologna a Torino, da Milano a Roma. Le ultime elezioni amministrative hanno premiato la coalizione progressista e portato nelle amministrazioni cittadine nuove biografie politiche, nate nelle battaglie ambientali e femministe, ognuna capace di interpretare un vincolo di luogo a scapito dell’astratta omogeneità politica nazionale.
Non solo le città, ma anche su scala regionale già si compongono movimenti e federazioni interpreti della stessa volontà: innovare, laddove possibile dentro il campo progressista, con lealtà e autonomia. Autonomia come paradigma strategico, autonomia di pensiero e culturale, autonomia di pratiche e di linguaggi capaci di interpretare il cambiamento che serve. Uno sforzo soggettivo che possa consegnare di nuovo alla politica la pratica collettiva e il nesso con i sommovimenti sociali.
Ci vorrà tempo, pazienza e ostinazione. Ci vorrà il coraggio e le generosità di lavorare per un orizzonte più ampio e capace di includere e di recuperare pezzi di lavoro che si erano avviati negli anni scorsi e che si sono smarriti dentro condizioni mutate, mettendo tutto questo a disposizione di chiunque ne abbia voglia.
Intanto però ci assumiamo la responsabilità di partire. E’ tempo di coordinare queste storie: avviare un percorso per un confederalismo democratico, una piattaforma comune dove pratiche sociali e politiche si incontrino per fare fattor comune nelle sfide contemporanee.
Difesa dei servizi pubblici, reddito e salario, giustizia sociale e ambientale, una nuova grammatica politica che sappia tenere insieme generi e generazioni. C’è allora una geografia da costruire per segnare il cammino e una porta da aprire per non disunire una potenza e una possibilità.
L’uscita dalla pandemia, il Pnrr e le elezioni del presidente della Repubblica aprono una nuova stagione politica. Vogliamo farci trovare pronti, dare il nostro contributo, unificare e radicalizzare l’agenda del cambiamento necessario, attivare processi di partecipazione popolare contro il sequestro e la privatizzazione degli ambiti decisionali da parte delle élite tecnocratiche. Vogliamo farlo insieme a chiunque senta la medesima urgenza.
*** – Amedeo Ciaccheri, Presidente Municipio Roma VIII
– Anita Pirovano, Presidente Municipio 9 Milano
– Massimo Zedda, Consigliere regionale Sardegna
– Michela Cicculli, Consigliera Assemblea capitolina Roma
– Rosario Andreozzi, Consigliere comunale Napoli
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