«In tutta questa vicenda dello ius soli c’è un aspetto molto importante di cui nessuno parla mai, ed è che la mancata approvazione della legge non colpisce solo più di 800 mila giovani che sono già italiani di fatto, ma anche tantissime donne immigrate che con un forte investimento personale quei giovani hanno allevato spesso da sole, senza l’aiuto di un marito o di un compagno, che hanno investito in quei figi e che adesso si ritrovano ancora una volta abbandonate dallo Stato, proprio come succede ai loro ragazzi».

Maria Cecilia Guerra è la capogruppo di Mdp al Senato dove, stando a quanto promesso dal premier Paolo Gentiloni, a settembre il governo potrebbe porre la fiducia sulla legge.

Si riferisce alle tante donne immigrate che lavorano come colf, badanti o infermiere nelle famiglie italiane?

A loro perché sono la maggior parte delle donne immigrate e sole presenti nel nostro Paese, ma anche ad altre. Il figlio rappresenta non solo un investimento individuale affettivo, per loro, ma anche un investimento in un particolare lavoro di cura che non è solo crescere i figli, ma anche aiutarli ad integrarsi in un mondo diverso. Si tratta di un lavoro di cura importante per tutti noi e che meriterebbe un riconoscimento sociale. E che invece, come avviene in generale per il lavoro di cura svolto dalle donne, non viene in alcun modo considerato. Il fatto che i tuoi figli, che hai cresciuto con sacrificio e dedizione continuino ad essere considerati dei fantasmi nel Paese in cui vivono e corrano il rischio di non poter rimanere sul territorio italiano, mi sembra un ingiusto disconoscimento degli sforzi che queste donne hanno fatto. Dal loro punto di vista si tratta di un elemento di grande angoscia.

Una delle critiche della destra allo ius soli è che rappresenta un fattore di attrazione per altri migranti.

La falsità più ignobile che ho sentito in queste settimane è che l’approvazione della legge potrebbe spingere le donne straniere  a venire a partorire in Italia. E’ il mantra che ci ripetono in televisione alcuni protagonisti della vita politica italiana. Questo dimostra da un lato ignoranza della legge, ed è molto grave specialmente perché a parlare sono dei parlamentari. La riforma dice infatti chiaramente che non basta nascere in Italia per essere italiani. Ma mi provoca ancora più sdegno vedere come si continui a chiudere gli occhi su un fenomeno di cui invece abbiamo un’ampia evidenza, denunciato con forza in passato anche da Amnesty international. Ovvero il fatto che molte donne sbarcano in Italia incinte per la violenza sessuale subita durante il viaggio. Le più informate partono addirittura dopo aver fatto cure ormonali che possano ridurre il rischio di gravidanze. Quindi molto spesso siamo di fronte non a una scelta di venire a partorire in Italia, bensì a delle tragedie. E anche le donne che arrivano incinte insieme alla propria famiglia, in realtà affrontano con disagio particolare il viaggio, fatto molto spesso in condizioni disumane per la violenza dei trafficanti.

Il premier Gentiloni avrebbe avvertito il ministro Alfano che a settembre la legge andrà votata con la fiducia. Lei ci crede?

Voglio mantenere su questa legge tutte le speranze possibili perché è un atto di civiltà a cui tengo molto, ma credo che sia difficile che a settembre si possano proporre delle condizioni che si ritiene non ci siano oggi. Quindi ci spero, non lo escludo ma lo ritengo molto, molto difficile.