Far East Film Festival, Udine torna a guardare a Oriente
La rassegna Fino al 29 aprile si tiene la venticinquesima edizione della kermesse friulana: debutto taiwanese in apertura, fastosa chiusura con Yimou Zhang
La rassegna Fino al 29 aprile si tiene la venticinquesima edizione della kermesse friulana: debutto taiwanese in apertura, fastosa chiusura con Yimou Zhang
Si è aperta nella giornata di ieri, con la proiezione di Ajoomma diretto da He Shuming e Bad Education del taiwanese debuttante Kai Ko, la venticinquesima edizione del Far East Film Festival di Udine. La manifestazione, diventata negli anni un punto di riferimento e appuntamento da non perdere per chi desidera scoprire o riscoprire il cinema asiatico popolare in tutte le sue sfaccettature, si concluderà il 29 aprile con Full River Red. Grande produzione e notevole successo al botteghino cinese, il film mescola ambientazioni storiche, toni comici e mystery ed è diretto dal grande Yimou Zhang, uno dei più importanti registi della cosiddetta ‘quinta generazione’ (Lanterne Rosse, Hero).
Nei nove giorni che animeranno la cittadina friulana, saranno presentati settantotto film provenienti da quattordici paesi, lavori recenti, ma anche, com’è tradizione a Udine, retrospettive dedicate al cinema asiatico del passato, da notare inoltre che la selezione comprende anche quindici registi donne e dodici debuttanti dietro la macchina da presa.
La connessione con il cinema di Hong Kong, uno dei punti di partenza del festival, che mosse i suoi primi passi nel 1999, è rimasta in tutti questi anni sempre molto importante e sentita. Così anche in questa edizione saranno proiettati alcuni lungometraggi provenienti dall’ex colonia britannica, fra questi ci sarà A Guilty Conscience di Jack Ng, mystery uscito nei primi mesi di quest’anno e già diventato uno dei più grandi successi commerciali di tutti tempi a Hong Kong. Da non perdere anche Johnnie To Without a Gun, il focus sul cinema del regista di Mad Detective, del quale verranno presentati tre dei suoi migliori lavori realizzati negli ultimi due decenni, Life Without Principle, Office e Sparrow.
Per quel che riguarda il cinema cinese, oltre al già nominato Full River Red, ci sarà Hachiko, storia ambientata a Chongqing, ma ispirata alla famosa storia dell’omonimo cane giapponese che aspettò il proprio padrone per nove anni alla stazione di Shibuya nei primi decenni del secolo scorso. La storia fu portata sul grande schermo già nel 1987 in Hachiko Monogatari e nel 2009 adattata in Hachi: A Dog’s Tale, film con protagonista Richard Gere. Il film cinese, che è diretto da Xiaogang Feng, autore di cinema commerciale di successo, si rifà alla sceneggiatura scritta da Kaneto Shindo per Hachiko Monogatari e come il film originale giapponese anche questo lungometraggio è forse riservato solo agli amanti del miglior amico dell’uomo.
Interessante fra i sei lavori provenienti da Taiwan, la presenza di Gaga, film interpretato e recitato per la maggior parte in lingua Atayal, uno dei gruppi indigeni originari dell’isola. Il regista Laha Mebow intesse una storia molto toccante e per niente banale, dove una famiglia indigena cerca di trovare un difficile equilibrio con la modernità e il progresso, sociale e politico, nella comunità montana in cui abita.
Dalla Corea del Sud invece arriveranno sette lavori, fra questi da segnalare almeno The Other Child, film dell’orrore diretto da Jin-young Kim e Phantom, un thriller di Hae-young Lee. Importante sarà poi la presenza a Udine di Sun-woo Jang che sarà impegnato in una masterclass e a cui sarà dedicata una mini retrospettiva con la proiezione di tre dei suoi lavori degli anni novanta, Road to the Racetrack (1991), To You, From Me (1994) e Lies (1999). Per la seconda volta nella storia della manifestazione sarà inoltre presentato un lungometraggio prodotto in Mongolia, The Sales Girl (2022), ci si dimentichi della steppa e delle iurte, si tratta infatti di una storia attraverso la quale il regista Sengedorj Janchivdorj racconta la scoperta della sessualità da parte di una giovane ragazza quando comincia a lavorare e a fare diverse amicizie in un sex shop.
Dalle Filippine arrivano tre horror, Deleter di Mikhail Red, In My Mother’s Skin diretto da Kenneth Dagatan e Where Is the Lie? con cui Quark Henares mescola il genere dell’orrore declinato al tempo dei social media con quello comico. Ancora un lungometraggio horror, questa volta con tinte gotiche, dall’Indonesia, Satan’s Slaves 2: Communion, sequel, sempre diretto da Joko Anwar, del suo fortunato Satan’s Slaves del 2017.
Numerosa come quasi in ogni edizione la presenza giapponese, da December, dramma giudiziario del regista indiano trapiantato nell’arcipelago Anshul Chauhan e già autore del notevole Kontora, uno dei migliori lavori usciti dal Giappone negli ultimi anni, a The Legend & Butterfly di Keishi Otomo. Quest’ultimo già dietro alla macchina da presa per alcuni dei film di genere più riusciti degli anni recenti, la serie di Rurouni Kenshin, qui realizza un ambizioso film in costume con protagonista Takuya Kimura, volto popolarissimo in Giappone, prima come cantante e personaggio televisivo, ma ora attore a tutti gli effetti. Ritorna a Udine anche Hirobumi Watanabe, autore che attraverso la sua personalissima concezione del cinema, film in bianco e nero, spesso lenti, comici e dove apparentemente non succede nulla, si è conquistato ammirazione presso una fetta del pubblico, non è certamente un cinema per tutti. In questa edizione del Far East Watanabe presenterà in anteprima mondiale il suo ultimo lavoro, a colori questa volta, Techno Brothers, road movie con dei fratelli, che molto assomigliano ai Kraftwerk, impegnati a creare musica techno. Ritroviamo Watanabe anche nelle proiezioni speciali dove porta il suo video diario girato durante la pandemia, Way of Life (2023), nella stessa sezione anche il surreale Convenience Story, diretto da Satoshi Miki e scritto da Mark Schilling, giornalista e collaboratore di lunga data del festival e You’ve Got a Friend di Ryuichi Hiroki. Del regista giapponese saranno presentati anche altri due lungometraggi, Phases of the Moon, il suo ultimo lavoro e 800 Two-Lap Runners (1994).
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