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Fanny Montanari nel marzo del 1944

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Divano La rubrica settimanale a cura di Alberto Olivetti

Pubblicato più di un anno faEdizione del 19 maggio 2023

Fanny Gasparini Montanari è la portiera del palazzo al numero tre di via Capitanata, a pochi passi da piazza Bologna, a Roma. Si è trasferita nella capitale da qualche anno. Viene da Bagnolo in Piano, in provincia di Reggio Emilia. Mondina, ha finalmente lasciato il duro lavoro della risaia. Nel marzo del 1944 Fanny ha trentatré anni, una figlia che già frequenta le scuole elementari, Ivonne, e un figlio, Roberto, che le è nato orsono tre anni. Fanny è bionda ed ha gli occhi castani.

Fino dal settembre 1943, Roma città aperta, è una esponente della quinta zona della rete clandestina dei Gruppi di Azione Patriottica, i Gap legati al Partito comunista, in stretto contatto con Augusto Raponi che è a capo del settore Nomentano Italia. Come il negozio di fiori di Raponi, il portierato di via Capitanata è un indirizzo sicuro per i partigiani e Fanny svolge ormai da mesi una fitta attività di coordinamento e di supporto delle operazioni di resistenza contro i tedeschi e i fascisti.

In questo mese di marzo del 1944 il quartiere Italia, la vicina area di Portonaccio e la contigua zona della stazione Tiburtina, subiscono con crescente frequenza i bombardamenti degli aerei alleati. Il 3 si contano a Portonaccio trecento morti. Il 10 viene, tra altre distruzioni, colpita un’ala della caserma della Guardia di Finanza in viale XXI Aprile.

Il 14, giornata limpida e fredda, non una nuvola in cielo, le formazioni aeree della Dodicesima Air Force bombardano in quattro successive ondate i quartieri Nomentano e Italia. I danni sono gravissimi. A pochi passi da via Capitanata, proprio alle spalle del portierato, uno spezzone colpisce un terrapieno e centra una grande vasca colma di calce. Gli schizzi imbiancano le strade d’attorno come avesse nevicato, macchiano le facciate e i cortili dei palazzi. Qualche giorno prima un delatore aveva denunciato ai tedeschi Luigi Gavioli uno dei partigiani del gruppo di Raponi. È sui quarant’anni, ha moglie ed un figlio piccolo.

Come Fanny, anche Gavioli viene dall’Emilia, è nato a Mirandola. Pasticcere, lavora al bar del Cinema Teatro Italia, nell’edificio del Dopolavoro Ferroviario. Riesce ad avvertire i compagni che ha nascosto carte ed armi nel retrobottega. Viene portato in via Tasso e sottoposto per alcuni giorni alla tortura. Le armi custodite da Gavioli vengono tempestivamente recuperate ed affidate a Fanny che ha il compito di consegnarle l’indomani ad un gappista, proprio nella caserma di viale XXI Aprile bombardata che facilmente da via Capitanata può raggiungere, attraversata piazza Bologna, pochi passi e è arrivata.

La figlia Ivonne racconta che Fanny non era donna da perdersi d’animo. Rammenta che, sì, la madre una paura ce l’aveva: era la paura delle bisce serpeggianti nell’acqua, contratta ai tempi della risaia. Quella mattina Fanny mette le armi nella sua sporta della spesa e le ricopre con tre mazzi di cicoria e tra le foglie d’un cespo di lattuga. Ivonne è a scuola. Esce di casa tenendo per mano il piccolo Roberto e la sporta nell’altra mano. Sul marciapiede ci sono ancora le chiazze bianche della calce. Pochi minuti dopo, a piazza Bologna, davanti al nuovo edificio delle Regie Poste due militi la fermano. «Voi dove andate, signora?», le chiedono. «Faccio camminare un poco il mio bambino e poi me ne torno a casa». «Bene. E che cosa portate nella sporta?». Nel rispondere Fanny accenna un sorriso: «Guardate, cicoria e lattuga. Ma sotto ci ho nascosto delle armi!». Anche sul volto dei militi affiora un sorriso. «Andate, andate. Ci piacerebbe, bella signora, aver voglia di scherzare». Fanny si allontana senza affrettarsi, Roberto è piccolo e la madre sta al suo passo.

Luigi Gavioli non ha ceduto agli interrogatori sotto tortura ed il 22 marzo viene da via Tasso trasferito al carcere di Regina Coeli. Vi resterà due giorni. Il 23 i Gap realizzano l’attacco di via Rasella contro i tedeschi. Gavioli il 24, con altri trecento trenta quattro prigionieri è prelevato e condotto alle cave della via Ardeatina dove verrà ucciso. Quando, nel giugno Roma sarà liberata, Fanny e Raponi costituiranno la Sezione Italia del Partito comunista italiano e la intitoleranno a Luigi Gavioli.

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