Falsa testimonianza: sentenza confermata per l’ex questore Colucci
Genova 2 anni e 8 mesi confermati in appello
Genova 2 anni e 8 mesi confermati in appello
La Corte di appello di Genova ha confermato la condanna a 2 anni e 8 mesi l’ex questore di Genova Francesco Colucci (nella foto) per il reato di falsa testimonianza resa nell’ambito del processo che vede condannati in via definitiva alcuni tra i più alti funzionari della polizia italiana per il sanguinoso blitz nella scuola Diaz la notte del 21 luglio 2001.
Non solo, perché la Corte ha esteso la condanna anche all’unico punto sui cui il giudice di primo grado aveva assolto Colucci, vale a dire le dichiarazioni rispetto all’invio alla Diaz dell’allora capo dell’ufficio stampa della Polizia Roberto Sgalla, colui che quella notte, mentre le telecamere di tutto il mondo riprendevano l’uscita delle barelle, parlò di «ferite pregresse».
In un primo tempo Francesco Colucci aveva sostenuto che era stato l’allora capo della Polizia Gianni De Gennaro, a chiedere l’invio di Sgalla in via Battisti, per fare fronte al sicuro urto mediatico dell’operazione.
Durante l’udienza di primo grado invece Colucci sostenne che era stato lui stesso a mandare Sgalla alla Diaz. Perché cambiò versione? La risposta si può trovare all’interno di due intercettazioni telefoniche intercorse tra Colucci e l’allora capo della Digos Spartaco Mortola (condannato in via definitiva a tre anni e otto mesi per falso e calunnia): «Io devo rivedere un po’ il discorso di quello che ho dichiarato io di Sgalla, […]Questo… essendo… che…. che… Sgalla, la stampa, eccetera. Questo serve per aiutare i colleghi che sono inquisiti là, a Genova» dice Colucci a Mortola qualche giorno prima della sua testimonianza.
E in una telefonata successiva è ancora più esplicito: «Io alla stampa avevo dichiarato che, praticamente, avevo avvertito… il Capo m’aveva telefonato per la stampa. A questo punto, io devo fare un po’ di marcia indietro e dirò… se me lo richiedono: “Ma Lei aveva dichiarato questo”. “Sì, avevo dichiarato quello, però, ripensandoci bene, sicuramente io ho avvertito Sgalla…». Ed è esattamente ciò che Colucci dirà davanti al tribunale di primo grado.
Per induzione alla falsa testimonianza era finito a processo lo stesso De Gennaro, condannato in appello e assolto poi in Cassazione perché secondo la Suprema Corte il fatto non sarebbe stato rilevante. Ma l’assoluzione di De Gennaro – come ha sottolineato il pg Enrico Zucca – è arrivata prima della sentenza di Cassazione per i fatti della Diaz, che acquisisce appieno il giudizio formulato dalla Corte di appello di Genova che ha scritto nella sentenza: «La priorità seguita in quel momento era la tutela dell’immagine compromessa della Polizia, tutela operabile con una speculare immagine di efficienza, cioè la rappresentazione pubblica dell’arresto di numerose persone […]. E questo è il motivo per cui venne convocato l’addetto stampa Sgalla ancora prima di sapere l’esito della operazione». Uno degli altri punti chiave della falsa testimonianza di Colucci riguarda la presenza nella Diaz dell’ex vice questore vicario di Bologna Giovanni Murgolo, la cui posizione fu archiviata nel 2005. Nella sua testimonianza Colucci, lo definì a sorpresa il «coordinatore» del blitz, circostanza mai avvalorata da altri testi né dalla ricostruzione emersa dal processo.
Alla Diaz, infatti, non c’era alcun coordinatore, ma ciascun reparto faceva riferimento ai propri vertici in loco (la Digos all’Ucigos con Giovanni Luperi, le squadre mobili allo Sco con Francesco Gratteri e Gilberto Caldarozzi) e Murgolo, inviato alla Diaz dall’allora vice capo della polizia Ansoino Andreassi, era l’unico a non aver nessun reparto a cui dare ordini. Ancora una volta sono le intercettazioni a chiarire: «Ho…stravolto le cose praticamente – dirà Colucci a un amico – ho dato una mano a tutti i colleghi tant’è che dopodomani doveva essere sentito il Capo della polizia e non lo ascoltano più perché io sono stato dirompente. Praticamente il processo diventa acefalo».
Scontato il ricorso in Cassazione anche perché secondo il legale di Colucci, l’avvocato Maurizio Mascia, l’imputato non sarebbe stato citato in giudizio per un errore di notifica rendendo la sentenza nulla.
A questo punto dunque la Cassazione potrebbe annullare la sentenza con rinvio, decisione che presumibilmente potrebbe portare alla prescrizione del reato.
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