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Fake news reazionarie e buon business

Fake news reazionarie e buon business

Ai confini della realtà Mentre Trump abbandonava l’appello a favore dell’unificazione del paese suggeritogli dal teleprompter per dare sfogo a una serie di invettive contro «i media» che sarebbero continuate anche nei giorni successivi, dai margini più paranoici della rete, l’ultima teoria del complotto era già arrivata al mainstream

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 27 ottobre 2018

«Democratici. False news e false bombe» diceva il cartello fatto in casa di una signora all’ultimo dibattito tra i due aspiranti governatori della Florida. Mentre Trump abbandonava l’appello a favore dell’unificazione del paese suggeritogli dal teleprompter per dare sfogo a una serie di invettive contro «i media» che sarebbero continuate anche nei giorni successivi, dai margini più paranoici della rete, l’ultima teoria del complotto era già arrivata al mainstream: gli ordigni esplosivi inviati ai Clinton, a Obama, Holder, Brennan .. sarebbero stati un’iniziativa della sinistra per sbilanciare l’elettorato del midterm. «I repubblicani semplicemente non fanno questo tipo di cose», ha dichiarato, in riposta agli attentati, il conduttore radio Rush Limbaugh (a sentire lui, 26 milioni di ascoltatori), dimenticandosi l’abitudine degli esplosivi diretti alle cliniche che praticano l’aborto o Oklahoma City. Insieme a lui, altri noti commentatori di destra come Ann Coulter e Lou Dobbs, non hanno esitato a dar eco a illazioni del tutto prive di fondamento. Entro la mattina di ieri, poche ore prima che l’FBI arrestasse -in relazione agli attentati- un cinquantaseienne della Florida carico di precedenti penali e con un furgoncino coperto di adesivi pro Trump, il presidente Usa lamentava via Twitter che i pacchi bomba stavano danneggiando le prospettive del suo partito alle urne. E, virgolettando la parola bombe, sembrava mettere in dubbio la veridicità dell’intera faccenda. Come d’altra parte ha sempre messo in dubbio il luogo di nascita di Obama.
Per quanto diabolicamente efficace nel diffondere sospetti e menzogne, o nel foraggiare l’esistenza di realtà parallele, Trump, oggi, purtroppo non è l’unico a fare ponte tra i poli più estremi delle fantasie dell’estrema destra e il discorso comune. Se Fox News (la rete tg più seguita degli Usa) è il brand per eccellenza di questo nuovo universo mediatico di destra spinta, il canale di Murdoch non è sicuramente l’unico, o il solo che abbia gli strumenti per raggiungere un pubblico di massa.

LA PRESIDENZA Trump, e il suo rapporto schizofrenico con la realtà hanno infatti potenziato e accelerato un processo in corso da anni, favorito da una deregulation mediatica iniziata negli anni di Bill Clinton. Con centonovantadue stazioni locali in ottantanove mercati diversi, pari al trentanove percento del pubblico americano, il Sinclair Broadcast Group evoca i tempi andati delle tv regionali, roba vetusta nell’era di internet. In realtà, il suo CEO David Smith, trumpista di ferro con tendenze libertarie, usa la sua fitta rete di canali sempre più a corto di pubblicità, e quindi avidi di contenuti gratuiti, per iniettare infomercials propagandistici che fa passare per news. Quando -come racconta Sheeleh Kolhtkar in un recente articolo sul New Yorker- non manda addirittura istruzioni ai giornalisti e capiredattori su quello che possono, e non, dire. È stata un po’ offuscata dall’inchiesta di Robert Mueller l’alleanza tra la Casa bianca e David Pecker, il tycoon dell’impero dei tabloid da supermercato che aveva aiutato Trump a mettere a tacere la storia della playmate Karen McDougal e che adesso ha accettato di collaborare all’inchiesta del procuratore speciale in cambio di immunità. Ma la sua catena di tabloid -Star, National Enquirer, Globe…- anche qui un medium d’altri tempi con una readership di parecchi milioni rimane un pilastro formidabile della (dis)informazione dell’ alt right.
Prove che questo nuovo establishment mediatico di marca reazionaria è anche buon businesss l’annuncio, ieri, che Fox News intende lanciare un servizio di streaming. Fox Nation. Un nume che calza i tempi a pennello.

giuliadagnolovallan@gmail.com

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