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Faida trapper, nove arresti Rapito e picchiato Baby Touché

Faida trapper, nove arresti Rapito e picchiato Baby Touché

Milano I video con le violenze pubblicati su Instagram. «Era solo uno scherzo»

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 30 luglio 2022

La prima regola del crimine è non lasciare tracce, Simba La Rue e Baby Touché invece le tracce le hanno lasciate volutamente tutte, immortalate nei video delle loro azioni pubblicati sui social, in un crescendo di spettacolarizzazione della violenza che alla fine li ha fregati. «Era tutto uno scherzo, una finzione» ha provato a dire ai carabinieri Simba La Rue dal letto di ospedale a Lecco dove era ricoverato dopo l’agguato a colpi di coltello di metà giugno scorso. «Non capisco perché state esagerando, nessuno ha mai denunciato» ha detto ai militari che lo hanno portato nel carcere milanese di San Vittore.

Denunce infatti non ce ne sono. Anzi, anche Baby Touché, che è il sequestrato nel sequestro di persona di cui è accusato Simba La Rue, ha fatto mettere a verbale che era tutta una messa in scena. «Siamo in normali rapporti. Abbiamo inscenato una finta faida fra di noi per fare spettacolo e per farci pubblicità. I video che sono stati pubblicati da me e da quelli che erano in macchina con me su Instagram sono stati realizzati da me e dagli stessi ragazzi con cui ero in compagnia mentre eravamo a Milano. Ribadisco di non essere stato mai in pericolo e di non essere stato costretto da nessuno a fare alcunché contro la mia volontà».

Per il gip Guido Salvini che ha ordinato gli arresti si tratta di menzogne «finalizzate a non fare emergere l’esistenza di una faida tra le due bande nell’ambito della quale lui stesso è coinvolto per la commissione di gravi fatti di sangue». Gli arresti sono scattati ieri mattina quando i carabinieri di Milano hanno portato in carcere 9 persone nell’inchiesta del pm Francesca Crupi su alcuni episodi di violenza tra i due trapper e le rispettive gang di amici. Il più noto è Simba la Rue, vero nome Mohamed Lamine Saida, classe 2002, nato in Tunisia, cresciuto tra la Francia e l’Italia, residente a Merone, nel comasco, ma di casa a Lecco. È accusato di sequestro di persona e lesioni su Mohamed Amine Amagour, nome d’arte Baby Touché, trapper padovano che il 9 giugno fu picchiato e tenuto dentro un’auto per quasi 2 ore, il tutto immortalato da una serie di video pubblicati come Instagram stories dal profilo dello stesso Touché per umiliarlo agli occhi dei suoi fan.

Dieci giorni dopo Simba La Rau venne accoltellato fuori dalla casa della sua ragazza a Treviolo, nella bergamasca, e su questo caso, da molti visto come una possibile ritorsione del gruppo di Touché, indaga la magistratura di Bergamo. Le violenze di cui sono accusati i due gruppi sono avvenute perlopiù a Milano, città eletta a scena del crimine perché frequentata da entrambi i trapper. Non sono coinvolti in queste vicende altri trapper milanesi come quelli di San Siro recentemente bersagliati dalla magistratura milanese e dai media per altre vicende. A Simba La Rue e ad altri cinque viene contestata una rapina ai danni di due giovani del gruppo di Baby Touché, aggressione che secondo gli investigatori sarebbe stata una risposta ad un’altra violenza subita da un ragazzo del gruppo di Simba La Rue.

L’episodio più clamoroso, e a suo tempo criticato anche dai fan e dal resto della scena trap e rap, è il rapimento per quasi 2 ore di Baby Touché ad opera di Simba La Rue e della sua gang. Accerchiato in via Boifava a Milano, preso a calci e pugni e caricato su una macchina, Baby Touché è stato tenuto lì dentro per quasi due ore mentre sul suo account Instagram venivano pubblicati i video di quanto stava succedendo, tra insulti, sfottò e umiliazioni varie, anche se a verbale ha poi fatto mettere che è stata tutta una messa in scena. La “dimensione sociale” in cui si muovono li ha portati “a una totale astrazione dalla realtà che impedisce loro di percepire il disvalore ed il peso delle azioni criminose” scrive il gip. Questa “continua sfida ad alzare sempre la posta in gioco, le continue ed improvvise ritorsioni, imprevedibili e spettacolari, sono ormai fortemente pericolose per la sicurezza pubblica”.

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