Faenza, il liceo si vanta: «Pochi studenti poveri»
Il caso La presentazione sul sito, poi rimossa dopo le polemiche. La dirigente: «Parole estrapolate male». Nel testo si leggeva: «la percentuale di iscritti provenienti da famiglie svantaggiate è bassissima. La percentuale di iscritti con cittadinanza non italiana è inferiore alla media regionale e nazionale»
Il caso La presentazione sul sito, poi rimossa dopo le polemiche. La dirigente: «Parole estrapolate male». Nel testo si leggeva: «la percentuale di iscritti provenienti da famiglie svantaggiate è bassissima. La percentuale di iscritti con cittadinanza non italiana è inferiore alla media regionale e nazionale»
Una piccola bufera social ieri si è abbattuta sul Liceo Torricelli Ballardini di Faenza (Ra), mentre sono ancora aperte le iscrizioni alle superiori. Sul sito della scuola, in bella vista nella pagina di presentazione, dopo aver brevemente elencato gli indirizzi, si dettaglia il ceto sociale degli iscritti: «La popolazione scolastica risulta costituita prevalentemente da studenti provenienti (pur con qualche eccezione) da un contesto socio-economico medio alto; la percentuale di studenti provenienti da famiglie svantaggiate è bassissima. La percentuale di studenti con cittadinanza non italiana nei cinque indirizzi di studio è inferiore alla media regionale e nazionale».
I commenti sui social sono infuocati, anche ex studenti e prof si dissociano da una presentazione che di fatto spaventa e allontana i ragazzi poveri, stranieri o svantaggiati che vogliano impegnarsi nel percorso. «I licei sono sempre stati per i ceti medio alti – commenta un’utente – la cosa blasfema è che ora ci si può permettere di vantarsene». «Ogni studente dovrebbe avere il diritto di frequentare la scuola che ritiene opportuna senza essere giudicato dal contesto socio/economico di provenienza» scrive un altro. Insomma con buona pace di don Lorenzo Milani, per cui compito della scuola era livellare le differenze tra classi, ora la scuola sembra compiacersi dell’ingiustizia sociale che relega i ragazzi dei ceti medio bassi ai professionali mentre la buona società nei licei.
La dirigente ha prontamente negato ogni intenzione classista, togliendo subito la presentazione incriminata, sottolineando il carattere inclusivo e multiculturale della scuola. «In questi giorni di inizio anno scolastico – spiega la dirigente Paola Falconi – attraverso i fondi della digitalizzazione Pa (Pubblica Amministrazione) il liceo sta aggiornando il suo sito così come previsto dalla normativa ministeriale. Nel caricare informazioni sono state prese dal gestore del sito in maniera automatica alcuni stralci di documenti del liceo che, estrapolati dal contesto di un documento organico e più complesso, si presentano fuorvianti. Il testo inserito in presentazione riprende dati statistici dell’Invalsi».
Già nel 2018 un articolo su Repubblica elencava una lunga serie di «orrori» che si potevano leggere nelle presentazioni e nelle autovalutazioni dei licei di Roma, Milano, Genova e altre città, che addirittura si vantavano di non avere «nomadi» o di avere contesti «omogenei» che favorivano l’apprendimento. D’altra parte è chiaro che si va verso una privatizzazione di fatto, con le scuole che ricevono sempre meno fondi statali e agiscono secondo una logica aziendalista e competitiva, puntando ad avere ceti benestanti tra gli iscritti, mortificando però la scuola come luogo di critica sociale e confronto multiculturale.
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