Alias

Faenza, con il fango dell’alluvione

Faenza, con il fango dell’alluvioneLe opere in fieri di Wei Bao al Mic di Faenza

La mostra «Turbinii e sentieri. Whirles and trailes», la mostra allestita nella project room del Mic, Museo internazionale delle ceramiche della cittadina romagnola

Pubblicato circa un anno faEdizione del 28 ottobre 2023

Il fango dell’alluvione che nel maggio scorso ha colpito duramente una parte di Faenza è diventato materiale per alcune opere d’arte nelle mani di Wei Bao, ceramista cinese, classe 1995, che ha impastato insieme argilla e limo per creare le sculture esposte in Turbinii e sentieri. Whirles and trailes, la mostra allestita nella project room del Mic, Museo internazionale delle ceramiche della cittadina romagnola.

L’artista, che si è aggiudicato il primo premio under 35 al 62° Premio Faenza con l’opera Courtyard Twilight Series IV, per la prima volta da quando è stato istituito nel 1938, è stato invitato per una residenza di due mesi. Tema del suo lavoro il rapporto uomo-natura, in questa occasione particolare a ispirare la sua riflessione è stato un insegnamento di Xuncius, filosofo confuciano: «l’acqua può trasportare una barca, ma può anche travolgerla». Parole azzeccate per raccontare il valore di questo elemento naturale che può trasformarsi in una forza violenta capace di travolgere e distruggere tutto ciò che l’uomo ha costruito.

I suoi cerchi concentrici che rievocano le architetture tradizionali tipiche della Cina meridionale, sono diventati una metafora di quello che può sopportare una barca. «Ho diviso in due parti le opere – dice Wei Bao – quella inferiore è realizzata con i materiali conservati negli scantinati del museo Carlo Zauli e gravemente danneggiati, per dimostrare quanto l’acqua possa essere distruttiva. Una parte del progetto rappresenta la versione positiva di quell’aforisma, mentre nell’altra ho voluto ridurre o al minimo il mio intervento, permettendo che le opere si deformassero e si rompessero durante il processo creativo, lasciando così agire la natura».

Una sottile linea unisce il suo paese a Faenza, una sorta di via della seta, o meglio della ceramica, una connessione fra civiltà lontane che ai calanchi intorno a Faenza accosta la collina di caolino, la terra bianca friabile, a nord della città di Jingdezhen dove Bao vive e lavora da anni, fra i luoghi più noti al mondo per questo materiale. «Una capitale della porcellana importante come importanti sono i calanchi argillosi per Faenza – continua –. La prima impressione che ho avuto dall’aereo quando sono arrivato in Italia (a Faenza è arrivato a maggio, proprio nei giorni successivi all’alluvione, ndr) è stato l’arancione del paesaggio. Dai calanchi ho preso il colore. La seconda impressione è quanto sia usata la pietra per costruire gli edifici, diversamente dalla Cina, dove per realizzare le abitazioni tradizionali si usano legno e argilla grezza. Per le mie opere ho usato i diversi tipi di argilla che si sono mescolati sotto il fango».

Matteo Zauli, curatore della mostra e direttore del Museo Carlo Zauli, che ha subito ingenti danni, racconta come sia stato traumatico l’impatto all’arrivo per Wei Bao, «la città era devastata, per metà era intatta mentre sull’altra si era abbattuta l’apocalisse. Quando Bao ha visitato il museo Zauli è rimasto impressionato dalla cantina, l’acqua ha mescolato tutto: le argille e gli ossidi blu, oltre a due tonnellate di ossidi di ferro rosso che si sono rovesciate. L’artista ha aggiunto parti di questi elementi ad altri materiali raccolti in giro, anche nelle discariche. Ha perfino collezionato piccole pagliuzze che insieme al resto hanno composto un impasto che è diventato la memoria dell’alluvione».

«Wei Bao ci ha lavorato non come atto dovuto – continua Zauli – ma perché è rimasto emotivamente scosso. C’è stato un suo forte coinvolgimento, oltre a una grande precisione professionale. Ha dimostrato empatia». A spingere l’artista in questa direzione ha contribuito anche il graffito grazie a tutti scritto con il fango e visto per le strade di Faenza, oltre allo spunto proposto da Claudia Casali, direttrice del Mic.

Le opere di Wei Bao saranno in mostra nella project room del museo fino a domenica, mentre l’esposizione del 62° Premio Faenza, la più importante Biennale internazionale della ceramica d’arte contemporanea con settanta artisti selezionati su oltre mille e cento opere in concorso provenienti da sessanta nazioni, fra cui quelle di Wei Bao, proseguirà fino al 26 novembre.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento