Fabio Ilacqua: «Immagino le canzoni come una sorta di piccolo cortometraggio»
Fabio Ilacqua – foto di Riccardo Baellei
Visioni

Fabio Ilacqua: «Immagino le canzoni come una sorta di piccolo cortometraggio»

Incontri Compositore, arrangiatore, musicista pubblica oggi il suo primo album d’autore «Passo_ 01»
Pubblicato circa un'ora faEdizione del 8 novembre 2024

Cantautore, paroliere, compositore, arrangiatore. Fabio Ilacqua è tra i nomi più interessanti della scena musicale italiana che per comodità definiremo pop. Dopo Francesco Gabbani e le sue affermazioni sanremesi, sono arrivate le collaborazioni con Ornella Vanoni, Francesco Guccini, Loredana Bertè, Mina, Celentano. Ora l’artista debutta con un suo progetto discografico – Passo_ 01 (Bmg), composto da nove canzoni inedite prodotte da lui stesso insieme a Stefano Giungato, in uscita oggi. In realtà nel 2007 Ilacqua aveva tentato la strada di un disco solo – dal titolo Ballata del dopocena – rimasto nel cassetto: «È stato un acerbo, timido tentativo, con tutti i limiti del caso. Passo _ 01 è il primo lavoro sostenuto da una casa discografica». Il titolo allude a una tecnica di ripresa cinematografica e di animazione: «La mia idea di scrittura tende a evocare qualcosa che sia visivo, oltre che letterario. Ho immaginato ogni canzone come un fotogramma, e la somma di questi brani come una sorta di piccolo cortometraggio. Da qui il nome dell’album in cui provo a raccontare ogni storia come se la stessi dipingendo».

Ormai siamo dentro l’omologazione su ogni livello. Me ne accorgo da quanto accade nella vita di tutti i giorni con le persone. Però, se vai a scavare qualcosa di buono c’è

UN DISCO FUORI dalle mode e decisamente oltre ogni omologazione radiofonica: «A parte che per come sono io, per formazione e carattere, l’idea di seguire le mode al passo isterico con cui va il mondo, in particolare della musica, è impensabile. A me interessava elaborare un album a misura d’uomo, quindi un percorso fatto con calma. Io sono antico in questo senso. Non mi rappresenta questa frenesia, né la tecnologia che fagocita le nostre esistenze. Volevo tornare all’uomo, all’essenza. Non ho ambizioni di mercato».
Lucio Dalla raccontava che prima di arrivare al pubblico, ha sfornato quattro grandi… insuccessi commerciali. La Rca credeva in lui e ne accettava la lenta maturazione, ora invece si consuma tutto alla velocità della luce». Diciamo che chi fa musica oggi non sempre ha la possibilità di lavorare in tranquillità. Devi produrre a ritmo di catena di montaggio, devi essere veloce, produrre un risultato, soprattutto economico o di visibilità. È la poetica dell’azienda e la morte del contenuto». Si va verso, come affermava Pasolini nei 70, un’omologazione generale: «Sono d’accordo, ormai siamo dentro l’omologazione a tutti i livelli, aldilà del mondo dello spettacolo che ha sempre avuto, diciamo così, una sua componente frivola. Me ne accorgo da quanto accade nella vita di tutti i giorni con le persone. Però, se vai a scavare, qualcosa di buono c’è ancora». Passo_ 01 è un lavoro complesso e costruito con sapienza. Diametralmente opposto alle produzioni ipertrofiche da 15-20 brani a disco, qui ci si concentra su nove essenziali composizioni caratterizzate da un certosino lavoro sui testi. Impressioni e immagini personali come quelle che aprono la scaletta: Il vino e i serpenti, la storia di Natalino e delle sue scorribande alcoliche nel varesotto, una vicenda che potrebbe essere tranquillamente ambientata a Ferrara, Milano, Roma: «Nelle canzoni cerco di dare a una vicenda locale un respiro più ampio, universale. Lui era mio cugino, un uomo intriso d’inconsapevole poesia, rivoluzionario a suo modo, naturalmente refrattario a certi meccanismi; aveva scelto la sua strada e io ho deciso di raccontarlo, carpendo le sue storie biascicate fra i tavoli di un circolo, pezzi di una vita che aveva una bellezza, un realismo struggente, vera e senza sovrastrutture».

NE «I FIANCHI», il brano successivo, parla di solitudine e di pregiudizio: «Una canzone nata dall’osservazione della vita domestica di una coppia, un rapporto ormai logorato. La protagonista è una donna e il suo affrancarsi da un ruolo opprimente e da una morale bigotta». Un giorno da cani si ispira al romanzo di Patrick Mann e ovviamente anche al film del 1975 diretto da Sidney Lumet. Torniamo alle suggestioni cinematografiche: «È la storia di una rapina andata male che io ho spostato dall’America a Milano. Un ladro maldestro che diventa eroe suo malgrado, motivo di rivincita empatica di una folla che poco a poco circonda la banca, facendo proprio questo goffo tentativo di riscatto».


L’uomo bidimensionale è il pezzo più politico del disco. In qualche modo rappresenta l’Italia naufragata del nuovo millennio, (ri) precipitata in questa ondata nera neo fascista: «Probabilmente non sono un grandissimo ottimista, ma in fondo spero che covi da qualche parte una scintilla di volontà di protesta nei confronti di questo sistema di potere. Il brano è ispirato a Pasolini e soprattutto alla sua ultima intervista rilasciata a Furio Colombo che si intitolava Siamo tutti in pericolo. Mi aveva colpito in particolare la sua lucida definizione di potere, ovvero un sistema educativo che divide gli uomini in soggiogatori e soggiogati, specificando che entrambe le parti rispondono allo stesso identico modello, che poi è il modello di consumo imposto dal mercato, motivo per cui tutti desiderano sempre e solo le stesse cose».

IN QUESTI ANNI Fabio Ilacqua è stato soprattutto un autore per conto terzi. Gabbani, Mina, Celentano, Guccini, Vanoni: «Con Ornella è nata una bellissima amicizia, ci sentiamo molto spesso. Lavorare con lei è sempre divertente e profondo: una boccata d’aria pura». Guccini è il suo grande punto di riferimento: «Ho lavorato con lui su due progetti di canzoni popolari folk (Canzoni da Intorto, 2022 e Canzoni da osteria, 2023, ndr), un progetto che Guccini accarezzava da molto tempo. Un giorno a pranzo si è ritornati sul discorso ma lui nicchiava: diffidenza da montanaro. E così Bmg mi ha coinvolto conoscendo la mia stima per lui. Gli ho proposto i primi provini che hanno sciolto la sua diffidenza e dato il via alla nostra collaborazione e amicizia. È stato uno dei primi a cui ho inviato la bozza del mio album prima ancora di registrare, e il suo apprezzamento e supporto è stato impagabile. Con Francesco abbiamo passato lunghe ore in osteria da Mimmo, a Pavana, mangiando e soprattutto bevendo, tra storie serie, ricordi lontani ed improbabili barzellette da bar. E ascoltarlo parlare, sentire la lucidità, l’intelligenza, la memoria prodigiosa che ha quest’uomo che ti cita a memoria quattro pagine di un libro che ha letto anni fa, è un esperienza inestimabile. Le canzoni di Guccini mi hanno insegnato il mondo e la sua amicizia è come una pietra preziosa».

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