F35, lunedì parte la discussione. Sit in a Montecitorio
C’è una maggioranza alternativa al governo delle larghe intese, quella di cui la scorsa settimana ha parlato persino l’ex leader Pd Bersani, mandando in fibrillazione il suo partito tanto da […]
C’è una maggioranza alternativa al governo delle larghe intese, quella di cui la scorsa settimana ha parlato persino l’ex leader Pd Bersani, mandando in fibrillazione il suo partito tanto da […]
C’è una maggioranza alternativa al governo delle larghe intese, quella di cui la scorsa settimana ha parlato persino l’ex leader Pd Bersani, mandando in fibrillazione il suo partito tanto da dover precisare a stretto giro che il Pd resta «leale» al «suo» esecutivo Letta-Alfano?
La prova del nove potrebbe arrivare la prossima settimana. Lunedì 24 nell’aula di Montecitorio è in calendario la discussione della mozione proposta da Sel sulla cancellazione del programma F35 Joint Strike Fighter. L’hanno firmata in 158; oltre a tutti i deputati di Sel, il gruppo del M5S e 14 onorevoli Pd (fra cui Raciti, Civati e Gasbarra). Ma fra le file del Pd la mozione apre un caso di coscienza: la riduzione dei finanziamenti al programma di difesa, 14 miliardi, era una delle proposte di Bersani in campagna elettorale. E in molti si chiedono perché, mentre l’esecutivo si danna alla ricerca delle coperture per impedire l’aumento dell’Iva, impegnare una valanga di euro in un investimento già fortemente ridimensionato o persino cancellato da diversi paesi (Gran Bretagna, Norvegia, Olanda, Australia, Turchia, Danimarca e Canada). Il candidato al congresso Pd Pippo Civati, negli scorsi giorni nel mirino di Grillo con l’accusa di fare «scouting» fra deputati a 5 stelle, fa un appello ai grillini e ai suoi: «Se il governo di cambiamento è sfumato, proviamo almeno a portare a casa qualche legge di cambiamento. Non sarà su questo che cadrà il governo Letta».
Certo è che il governo è contrario, e il ministro della difesa Mauro ha persino definito gli F35 «un investimento di pace». Un paradosso che rischia di piombare nella già delicata discussione interna al Pd.Anche perché fuori dal palazzo gira da giorni un ’griffatissimo’ appello della campagna «Taglia le ali alle armi». Lo hanno voluto fra gli altri don Ciotti, padre Zanotelli, Umberto Veronesi, Chiara Ingrao, Cecilia Strada, Savino Pezzotta, Roberto Saviano, Riccardo Iacona, Gad Lerner (per firmarlo www.disarmo.org/nof35/).
E ancora fuori dal palazzo lunedì pomeriggio, dalle 18, Sbilanciamoci, Rete per il disarmo e Tavola della pace hanno indetto un sit in. «I 14 miliardi (e gli oltre 52 per l’intero programma) per comprare un aereo con funzioni d’attacco, capace di trasportare ordigni nucleari, possono essere spesi meglio», dice la convocazione – e la mozione che si discuterà ’dentro’ – «per creare posti di lavoro, finanziare la scuola pubblica, i servizi sanitari e sociali».
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