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F35, grossi guai con le ali

F35, grossi guai con le ali

Democrack Sui caccia è scontro fra ministri. Delrio: «Una spesa senza senso». Mauro:«C’è stata una crisi di governo?».

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 26 giugno 2013

Botta e risposta, anzi botte da orbi. Ieri, mentre gli sherpa democratici faticavano alla ricerca della quadra per non spappolare maggioranza e governo in aula sugli F35, si sono consumati duelli di ogni tipo. Innanzitutto dentro il governo. Attacca il ministro Delrio: «Dobbiamo fare di tutto per recuperare risorse per l’emergenza vera che non è quella della difesa ma del lavoro per i giovani. Non ha senso spendere risorse nel comparto militare». Poi aggiusta il tiro, ma il ministro della Difesa Mauro ha già replicato duro: «Evidentemente c’è stata una crisi di governo e non me ne sono accorto», ironizza. Poi: «La linea del governo non è cambiata. Pd e Pdl quando erano separati hanno votato gli F35. Mi sembrerebbe strano che ora che sono uniti non li votassero più».

Ma la scelta dell’acquisto spetta al parlamento. Quindi il cattolico del Pd Gero Grassi controreplica: «Quella del ministro è una posizione irresponsabile e delegittimante verso il parlamento che sta tentando di realizzare il bene dell’Italia. Che per noi non prevede l’acquisto degli F35». Gli fanno eco Enrico Gasbarra, pacifista storico, e Rosy Bindi: «Il governo che ha fatto tanti rinvii e sospensioni perché fa tanta resistenza a sospendere gli F35?». Il premier Letta non interviene. Ma un suo fedelissimo, Francesco Boccia, sulla rete inciampa in un eccesso di difesa delle spese militari: «Non si tratta di fare guerre, con gli elicotteri si spengono incendi, si trasportano i malati, si salvano vite umane». I pacifisti sfottono, la confusione fra cacciabombardieri e elicotteri diventa un tormentone su twitter. Il clima si surriscalda.

Una quadra, al suo interno, il Pd l’ha faticosamente trovata lunedì notte, in una lunga e agitata assemblea dei deputati. Su un ’minimo sindacale’ comune: varare una commissione di indagine, il cui lavoro potrà durare fino a sei mesi, per un approfondimento su tutti i programmi di spesa militare, compresi gli F35 (quindi anche gli elicotteri di Boccia). Nel frattempo non procedere all’acquisto dei caccia. Su questo Giampiero Scanu, capogruppo in commissione difesa, riceve il mandato di condurre una doppia trattativa, con il Pdl e con il governo. Ma la mattinata di martedì, cioè ieri, trascorre a colpi di dichiarazioni contrapposte. Nel primo pomeriggio il governo riunisce i vertici della maggioranza. E qui le carte si scoprono. Il Pdl, che tiene il low profile sulla vicenda – la difesa della spesa sui caccia, in tempi di crisi, non è per niente popolare – dice sì alla commissione ma no alla sospensione. Anche il ministro Mauro non ne vuole sapere. Nichi Vendola soffia sul fuoco: «In parlamento i numeri per bloccare l’acquisto degli F35 ci sono: cambiare è possibile». E invita gli OccupyPd a occupare il partito in nome «della pace e del disarmo». Replica Nico Stumpo: il Pd cerca «una soluzione di buon senso», per «il contenimento della spesa militare, migliorandone la qualità, ai fini della sicurezza del paese». Il pacifista Giulio Marcon, primo firmatario della mozione Sel-M5S incalza: «Se non si arriva almeno a una sospensione, la spesa andrà avanti. Il 18 luglio gli F35 cominceranno a essere assemblati».
Il Pd chiede un supplemento di riflessione. Il voto slitta a oggi. Stamattina alle 8 e mezzo i deputati si riuniranno per sapere l’esito della doppia trattativa. Se regge l’accordo, il governo – che però al suo interno è diviso – potrebbe dare parere positivo alla mozione di maggioranza e così disinnescare la mozione Sel-5stelle e (firmata però anche da 14 deputati del Pd). Ma se il testo, a furia di mediazioni, diventasse troppo generico, molti deputati Pd potrebbero, se non votare la mozione dell’opposizione, uscire dall’aula al momento del voto, abbassando il numero dei sì utili all’approvazione.

All’assemblea di lunedì i democratici per la sospensione degli F35 erano ben più dei tradizionali pacifisti, magia della crisi e dell’impopolarità delle spese militari nell’era della crisi e dei tagli al welfare. E così i cattolici, dai fioroniani come Gero Grassi ai bindiani, e le sinistre di vari riti – da Civati a Barbara Pollastrini a Gianni Cuperlo – hanno chiesto con forza il ridimensionamento dell’acquisto dei 90 F35. Come promesso da Bersani in campagna elettorale. «Possiamo riconoscere che il governo di oggi non abbia lo stesso programma di un governo Pd. E che nella mozione Sel-M5S c’è un elemento di strumentalità, visto che la ’sospensione’ degli F35 si è trasformata nella cancellazione», spiega Fausto Raciti, segretario dei giovani democratici e fra i firmatari proprio di quella mozione. «Ma questo ci deve spingere a spiegare con cognizione come spenderemo questi soldi e perché. Fino a quel momento, meglio sospendere l’acquisto». A fine giornata Scanu annuncia: «Faremo fino alla fine di tutto per avere una mozione unitaria della maggioranza, con il sì del governo. Ma innanzitutto dovrà essere una mozione che tiene insieme tutto il Pd».

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