Ad 85 anni Ezio Gallori, decano dei macchinisti ferroviari, continua a denunciare i rischi che corrono i suoi più giovani colleghi. Come i due macchinisti di 21 e 36 anni rimasti feriti dopo l’urto fra due treni merci avvenuto lunedì sempre a Firenze.

Nel caso del deragliamento di Castello i macchinisti sono rimasti illesi. Ma Gallori ribadisce che così non si può andare avanti: “Mentre in altre nazioni, di fronte ad incidenti, dirigenti e ministri si sentono in dovere di dimettersi, in Italia si cerca di scaricare le colpe sugli operatori. Ma i macchinisti dei treni merci, con orari di lavoro da medioevo, hanno già fatto otto scioperi contro le loro disumane condizioni di lavoro e per la sicurezza”.

“Per fortuna anche stanotte è andata bene – continua Gallori – ma se si continua a non ascoltare le giuste richieste dei macchinisti e le nostre proteste, non c’è che da aspettarsi tragedie, che invece sarebbe bene prevenire”.

Una prevenzione che ancora manca. E che ha portato, poche ore prima dell’ultimo incidente, a un presidio per la sicurezza del servizio ferroviario, in occasione di un incontro fra i macchinisti e l’Ansfisa, l’Agenzia per la sicurezza ferroviaria. Un presidio con i familiari delle vittime della strage di Viareggio. Provocata, come ieri, dalla rottura dell’assile di un vagone merci.