Expo, arrestato l’ex capo di Infrastrutture lombarde
Inchiesta In manette Antonio Giulio Rognoni, uno degli uomini chiave dell'era Formigoni. Fino a pochi mesi fa era direttore generale della grande società che gestisce gli appalti pubblici anche per la fiera universale di Milano del 2015. E' accusato di associazione a delinquere, turbativa d'asta, truffa alla Regione e falso. Le opposizioni chiedono che il governatore lombardo Maroni riferisca in consiglio e denunciano la sostanziale continuità della nuova giunta con l'amministrazione precedente
Inchiesta In manette Antonio Giulio Rognoni, uno degli uomini chiave dell'era Formigoni. Fino a pochi mesi fa era direttore generale della grande società che gestisce gli appalti pubblici anche per la fiera universale di Milano del 2015. E' accusato di associazione a delinquere, turbativa d'asta, truffa alla Regione e falso. Le opposizioni chiedono che il governatore lombardo Maroni riferisca in consiglio e denunciano la sostanziale continuità della nuova giunta con l'amministrazione precedente
L’impero celeste sembra proprio non finire mai. Ieri è stato arrestato un altro uomo chiave dell’ex governatore lombardo Roberto Formigoni: Antonio Giulio Rognoni, ex direttore generale di Infrastrutture lombarde, il colosso della Regione Lombardia che gestisce appalti per miliardi, compresi i lavori per Expo 2015. Rognoni era già stato indagato per un appalto che riguardava proprio i cantieri nell’area Rho-Pero ed era al centro di un’indagine interna dell’enorme società per azioni regionale. Il suo ruolo però non era ancora stato riassegnato e manteneva la carica di amministratore di Costruzioni autostrade lombarde (Cal), la società al 50% di proprietà di Infrastrutture Lombarde che si occupa delle nuove autostrade come Brebemi, Tem e Pedemontana. Insieme a Rognoni è finito in manette anche Pierpaolo Perez, capo dell’ufficio gare e appalti di Infrastrutture Lombarde società per azioni, mentre sono agli arresti domiciliari altre sei persone.
L’indagine riguarda fatti risalenti al periodo 2008-2012, ed è partita dalla denuncia del 2011 di un imprenditori escluso da una gara a Pieve Emanuele, comune dell’hinterland milanese. Ma comprende anche lavori connessi all’esposizione universale del prossimo anno. Gli arresti sono stati effettuati su richiesta del gip Andrea Ghinetti. L’Inchiesta è stata condotta dai pm Antonio D’Alessio, Paola Pirotta e Alfredo Robledo. E proprio Robledo ieri l’ha illustrata accanto al procuratore di Milano Bruti Liberati. Il fascicolo potrebbe essere uno dei casi all’origine dell’esposto contro Bruti Liberati presentato proprio settimana scorso al Csm da Robledo. Rognoni deve rispondere di oltre 60 capi d’accusa fra cui associazione a delinquere, turbativa d’asta, truffa alla Regione e falso. L’indagine è stata condotta anche attraverso numerose intercettazioni.
Solo poche settimane fa il governatore Roberto Maroni aveva fatto il nome proprio di Rognoni come subcommissario di Expo. Manca un anno all’inizio della fiera universale su cui Milano ha puntato tutto. I lavori devono scontare anni di ritardi e l’arresto di Rognoni è l’ennesima prova dei rischi connessi all’enorme business che ruota intorno all’evento del 2015. La ramazza di Maroni non sembra essere riuscita a cambiare l’assetto ventennale ereditato da Formigoni di cui la Lega è stata parte fondamentale. Maroni ieri ha auspicato che Rognoni possa provare la sua innocenza proprio come ha fatto Formigoni. Le opposizioni hanno chiesto che il governatore riferisca in consiglio. Il sindaco Pisapia ha dichiarato: “Rognoni era già stato allontanato. Forse qualcuno che invece di parlare opera, aveva capito che era necessario un cambiamento. C’è un’indagine in corso. Io ho fatto quello che dovevo fare, altri hanno parlato”.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento