Exploding Star Orchestra, sulle orme dei visionari
Live La formazione completa di Rob Mazurek in esclusiva europea con composizioni appositamente scritte per l’occasione.
Live La formazione completa di Rob Mazurek in esclusiva europea con composizioni appositamente scritte per l’occasione.
L’evento aveva tutta i crismi dell’imperdibile: la formazione completa di Exploding Star Orchestra di Rob Mazurek in esclusiva europea con composizioni appositamente scritte per l’occasione. Sulle orme di visionari come Sun Ra, Art Ensemble of Chicago e Don Cherry, cercando nuove soluzioni nel solco di una grande tradizione di ricerca, parlando un idioma ibrido e peculiare e con cuore e orecchie aperte al futuro, la visione del chicagoano è complessa e accogliente, avventurosa ma ricca di rimandi al funk, al soul, sperimentale e consonante, alla perenne ricerca di un’idea di comunione, intima, cosmica e per questo anche politica, che si esprime in composizioni libere, metamorfiche, organiche. Psycho Chambers (Prisms#1#2#3) quelle che vengono presentate in un teatro Bonci pieno, a testimoniare il richiamo che esercita la formazione e anche la bontà del lavoro svolto da Area Sismica, la realtà forlivese faro delle musiche altre in Italia e non solo. L’internazionale dell’avant-jazz vede il leader a tromba e elettronica; la sezione ritmica è formata dal contrabbassista norvegese Ingebrigt Håker Flaten con i batteristi Mikel Patrick Avery, lo storico partner di Mazurek Chad Taylor e le percussioni e l’elettronica di Mauricio Takara, membro anche di São Paulo Underground.
IL CONTINGENTE brasiliano dell’orchestra include anche Thomas Roher alla rabeca, una sorta di violino tipico del forrò e del folklore portoghese e capoverdiano e l’americano-brasiliano Victor Vieira-Branco al vibrafono, percosso anche dal nostro Pasquale Mirra. Angelica Sanchez siede al pianoforte e Damon Locks aggiunge elettronica e voce in modalità spoken poetry a un quadro vivido di molteplici colori. Si fanno strada nella selva del groove apparizioni di figure melodiche pronte subito a mutare in altro, per un affresco corale dove l’effetto collettivo prevale sul dettato individuale. A metà strada tra scrittura e improvvisazione, i magnifici dieci danno vita a paesaggi inquieti, dallo sviluppo aperto, che in certi frangenti rievocano memorie del Miles Davis elettrico o dei suoni del quarto mondo di Jon Hassell; in altri ipotizzano sentieri galattici tutti da percorrere, tra evaporazioni ambient, ansie e satori siderali. Esplorazioni che tendono sempre a un punto di fuga che viene impercettibilmente spostato via via più in là. Dove ci porterà il prossimo viaggio?
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento