Lavoro

Ex Whirlpool di Napoli: reindustrializzazione al palo, gli operai in presidio

Ex Whirlpool di Napoli: reindustrializzazione al palo, gli operai in presidioNapoli, lavoratori ex Whirlpool – Ansa

Annunciato un nuovo tavolo in prefettura Fiom Cgil: «Il governo risolva la vertenza del sito di via Argine attraverso la sua riconversione così come concordato: occupazione di tutti i lavoratori alle medesime condizioni economiche e normative»

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 11 ottobre 2022

Sono tornati a occupare lo svincolo autostrade, ieri mattina, a due passi dallo stabilimento chiuso a ottobre 2021: è stata la reazione di oltre un centinaio di ex dipendenti Whirlpool di Napoli riuniti in assemblea per discutere della revoca del tavolo in prefettura, previsto per venerdì scorso, in cui si sarebbe dovuto discutere del pre-accordo di reindustrializzazione del sito di via Argine.
Il blocco è stato rimosso solo quando è arrivata la notizia di una nuova riunione in prefettura, oggi pomeriggio: con gli operai fuori in presidio, prenderanno parte i sindacati, la regione e il comune per riavviare il percorso di costituzione del consorzio di imprese che dovrebbe rilevare le aree riconvertendole in una nuova missione industriale. Un progetto, capofila Adler, è già sul tavolo da tempo, i sindacati premono perché si passi alla fase esecutiva.

«L’autunno sarà caldo se il governo non risolve le vertenze, a partire dall’ex Whirlpool di Napoli attraverso la sua riconversione, così come cordato, con l’occupazione di tutti i lavoratori alle medesime condizioni economiche e normative. Gli impegni vanno mantenuti altrimenti la vertenza tornerà a essere una questione di ordine pubblico» è la posizione di Rosario Rappa (responsabile nazionale per il Mezzogiorno della Fiom Cgil) e Mauro Cristiani (segretario generale Fiom Cgil di Napoli). «Sono state superate le difficoltà legate alle certificazioni ambientali e alle agibilità edili del sito di via Argine – continuano Rappa e Cristiani -, non abbiamo mai smesso di vigilare bloccando interessi speculativi sull’area. Il sito deve conservare la vocazione industriale, un presidio contro la malavita».

Crescenzo Auriemma, segretario generale Uilm Campania: «Il tempo è scaduto, regione e prefetto spingano sul ministero dello Sviluppo economico per cercare soluzioni. Una svolta che, già nel mese di agosto, ci avevano prospettato». Ieri hanno protestato anche i dipendenti di Jabil e di Softlab di Caserta e i lavoratori della Dema di Somma Vesuviana, in previsione dell’incontro oggi al Mise: «Se la classe politica regionale e il ministero – ha concluso Auriemma – continueranno a non dare risposte, saremo costretti a stare tutti i giorni in piazza». Nicola Ricci e Massimiliano Guglielmi, segretari generali di Cgil Napoli e Campania e Fiom Cgil Campania: «L’industria metalmeccanica continua a vivere forti sofferenze. Chiediamo alla regione di favorire la creazione di una task force che non rappresenti solo la gestione delle crisi, pur necessaria, ma offra un tavolo di soluzioni e proposte concrete».

L’annuncio della chiusura dello stabilimento di Napoli arrivò a maggio 2019, dopo due anni di trattative la multinazionale Usa ha tirato dritto dismettendo la produzione. Lo scorso maggio è suonato il campanello d’allarme per gli altri sei siti italiani poi ad agosto la conferma: l’azienda, in base a quanto pubblicato sulle riviste finanziarie, avrebbe incaricato il vicepresidente esecutivo, Gilles Morel, di chiudere l’operazione di dismissione delle fabbriche Emea (Europa, Medio Oriente e Africa ndr) non oltre il 30 giugno 2024. «Conclusa la transazione Morel riceverà un bonus di 3 milioni di euro» si legge su Market screener.

Nei siti di Melano e Fabriano sono state indette due ore di sciopero per giovedì prossimo, a Siena il 18 ottobre i lavoratori si fermeranno in tutti e tre i turni. «È inaccettabile che la multinazionale rifiuti il confronto con le delegazioni sindacali e con il governo italiano – spiegano i vertici nazionali di Fim, Fiom e Uilm -. Whirlpool deve presentare i termini dell’annunciata vendita del gruppo Emea. A chi venderà? Esiste un piano industriale di mantenimento degli attuali asset produttivi e occupazionali?».

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