(Ex) Superlega: è l’ora delle vendette
Colpo di stadio Fine del progetto - ma non troppo - l'Uefa tentenna sulle punizioni. Ora l'osservatorio si sposta sulle leghe nazionali
Colpo di stadio Fine del progetto - ma non troppo - l'Uefa tentenna sulle punizioni. Ora l'osservatorio si sposta sulle leghe nazionali
Il punto esclamativo sulla fine del progetto Superlega. JP Morgan ieri ha annunciato che l’investimento da quattro miliardi di dollari, che i club avrebbe dovuto restituire nell’arco di 23 anni, per sovvenzionare la lega delle 12 ribelli in fuga dalla Champions League, nata e ora in dissolvenza nello spazio di 48 ore, è già al capolinea. “Valutazioni sbagliate”, ha fatto sapere l’istituto di credito statunitense. Insomma, ora oltre a mancare le squadre, mancano i soldi. E questo sicuramente pesa di più sulle sorti future della Superlega rispetto alle dichiarazioni di presidenti come Florentino Perez, oppure del Barcellona, che continuano a insistere sulla necessità di varare un progetto per i più ricchi, per fornire risorse aggiuntive alle società indebitate. Intanto, sono emersi dettagli sul contratto sottoscritto dai 12 fondatori della nuova lega.
DALLA PENALE da circa 300 milioni di euro per ogni squadra in uscita dal patto siglato, ma da pagare solo in caso di torneo in corso (e quindi, avendo abbandonato il progetto ancora su carta, nessuno dovrà sborsare quella cifra) alla possibilità per ogni club di trasmettere quattro partite sul proprio canale tematico. Poi, gli incassi: secondo il Der Spiegel, alla Juventus sarebbe andato il 7,7% totale dei finanziamenti garantiti da JP Morgan, come Barcellona e Real Madrid (per le spagnole un extra da 60 milioni di euro), mentre per Inter e Milan ci sarebbe stato il 3,8% della torta complessiva. E tra le disposizioni sottoscritte da Real Madrid e soci c’era anche una bozza di salary cap, fissato al 55% del fatturato, misura chiaramente ispirata alla Nba. Sulle sanzioni che il presidente dell’Uefa, Aleksandr Ceferin, aveva preannunciato a carico delle 12 ribelli, il massimo organismo europeo, nel corso del comitato esecutivo di ieri, ha deciso di prendere tempo.
MA QUALCOSA BOLLE IN PENTOLA e se Real Madrid e Chelsea per ora non sono state estromesse d’ufficio dalla Champions League in corso, la punizione potrebbe arrivare – anche per la Juventus e le altre aderenti al patto-Superlega – al termine del torneo, dopo la finale di Istanbul. Ma oltre all’Uefa, che convince poco nella sua opera moralizzatrice del calcio dopo aver sostenuto la crescita di club come Psg e Manchester City che hanno creato la bolla speculativa del pallone europeo, ora è chiamata in causa anche la Fifa. Il quotidiano francese Le Monde ha criticato il comportamento del numero uno della Fifa, Gianni Infantino, ostile pubblicamente alla nascita della Superlega, ma accusato di doppiogioco, secondo i documenti consultati dal foglio transalpino. Ma ora l’osservatorio, piuttosto che sul fuoco tra Uefa e i club aderenti alla Superlega, si sposta sulle leghe nazionali. In Serie A ci sarebbero 11 società pronte a fare causa ad Andrea Agnelli, che stava trattando sull’ingresso dei fondi di private equity nel calcio italiano e nel frattempo lavorava per il varo della Superlega. Un gigantesco conflitto di interessi, un sabotaggio dal numero uno della Juventus secondo una buona fetta del campionato, con la Roma a dirigere la proteste di club da sempre vicini alla Juventus, come Genoa e Atalanta, anche su operazioni finanziarie (plusvalenze) durante il calciomercato. E anche in Premier League tira brutta aria per i club (sei) che hanno aderito alla Superlega, le altre 14 società chiedono sanzioni immediate. E tra le inglesi pentite per l’adesione alla Superlega c’è chi corre ai ripari: il Chelsea ha già deciso di non ritoccare i prezzi per i biglietti della prossima stagione, per non alimentare ulteriormente la rabbia del tifo.
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