Ex Ilva, fumata nera a palazzo Chigi. Oggi sciopero

I sindacati escono dal confronto a palazzo Chigi sull’ex Ilva di Taranto registrando l’assoluta assenza di novità e anzi, «un passo indietro». All’incontro erano presenti il sottosegretario Mantovano, i ministri Urso, Calderone e Fitto, e i vertici di Fiom, Fim, Uilm, Ugl e Usb. Il governo «si sta confrontando con Arcelor Mittal per rinegoziare le prospettive», riferiscono, ma «non ha dato informazioni concrete». Per il segretario generale della Fiom, Michele De Palma, «siamo all’eutanasia di fatto di Acciaierie d’Italia». Confermato dunque oggi lo sciopero di 24 ore.

Dal canto suo palazzo Chigi definisce l’incontro una «tappa» limitandosi a ribadire un vago «impegno a dare soluzioni di prospettiva» con il completamento della decarbonizzazione e «la verifica del concreto impegno del socio privato al rilancio dell’impianto» con la «garanzia sulla sicurezza negli stabilimenti». E rinvia a un nuovo confronto.

Ma, sottolinea Roberto Benaglia, segretario Fim, «siamo di fronte a una situazione urgente: il gruppo sta collassando, servono 5 miliardi e il tempo è decisivo», sono a rischio 20mila lavoratori. Da parte del governo, spiega Rocco Palombella della Uilm, «ci sono stati passi indietro: qualche mese fa ci dicevano che c’era la possibilità di risalire in maggioranza negli assetti, che 680 milioni dati a gennaio servivano come anticipo di capitale e c’era la possibilità che lo Stato assumesse la maggioranza, ora questo ragionamento è cassato. Ma la storia con Mittal è finita, basta». E De Palma aggiunge che non c’è certezza sul piano industriale e «neanche gli obiettivi precedenti e quelli rimaneggiati successivamente sono stati centrati, anzi: abbiamo più emissioni e rischi per la salute e la sicurezza perché la gente è in cassintegrazione e non si fanno le manutenzioni».