Come primo effetto dell’assenza di Francesco Borgomeo al confronto convocato 24 ore prima dalla Regione Toscana per tornare a discutere della riconversione industriale della ex Gkn, ieri al ministero dal lavoro è stata ben presto sospesa la discussione legata alla richiesta aziendale di una cassa integrazione straordinaria per i 330 addetti rimasti dello stabilimento di Campi Bisenzio. A motivare tecnicamente la sospensione del tavolo, l’incontrovertibile dato di fatto di un piano industriale che, dopo dieci lunghi mesi dall’accordo quadro per la riconversione della fabbrica, non è mai partito. E visto che al momento non se ne intravedono né i contorni, né le prospettive, il ministero ora guidato da Marina Calderone ha confermato la linea del predecessore Andrea Orlando: senza un piano industriale definito nei particolari, non ci può essere una cassa integrazione straordinaria.
“Anche oggi l’azienda ha avuto un atteggiamento poco costruttivo e a tratti provocatorio – hanno spiegato al termine dell’incontro il coordinatore nazionale automotive Simone Marinelli e Stefano Angelini della Fiom fiorentina – ribadendo le stesse posizioni sul ruolo degli investitori e sull’agibilità dello stabilimento che da mesi vengono portate ai tavoli di confronto. L’assenza delle condizioni per poter discutere delle finalità dell’utilizzo dell’ammortizzatore sociale, ci ha portati a chiedere la sospensione del tavolo e la convocazione di un nuovo incontro al Mise, fissato per il 3 novembre prossimo”.
Così, come in un perverso gioco dell’oca, mercoledì prossimo andrà in scena una nuova puntata di quella che, a tutti gli effetti, è diventata una triste e poco comprensibile telenovela, ravvivata solo dalla straordinaria capacità di resistenza degli operai e del loro Collettivo di Fabbrica. Pronto, con un post su facebook, a tirare le somme di quando sta accadendo: “Un territorio intero raggirato, offeso, umiliato. Una cassa integrazione, soldi pubblici, che si vogliono ottenere sotto minaccia. Uno stabilimento sull’orlo del baratro, forse portato a questo punto deliberatamente. Vi piace giocare con la disperazione e il logoramento psicologico di oltre 300 famiglie? Uomini in giacca e cravatta, che forse prendono in un anno quanto noi in dieci anni di lavoro, che minacciano padri e madri di famiglia impegnate a contarsi i dieci euro in tasca”.
La stessa Confindustria fiorentina, dove giovedì c’era stato un robusto presidio operaio dopo il “bidone” dato da Borgomeo alla Regione Toscana, sembra prendere le distanze e tirarsi fuori dal pantano in cui è finita la riconversione industriale dello stabilimento campigiano: “In merito alla vicenda della ex Gkn, Confindustria Firenze ribadisce la propria preoccupazione per un adeguato rilancio industriale dell’area; allo stesso tempo sottolinea di non conoscere i progetti imprenditoriali di Qf, sui quali non è mai stata coinvolta, né di avere mai avuto contatti con la nuova proprietà dell’azienda”.
“Occorre mettere un punto sulla vicenda e ripartire – tira le somme la Fiom Cgil – sapendo che provocazioni e minacce possono solo aumentare la determinazione a trovare una soluzione concreta e solida di rilancio del sito industriale, e di tutela delle lavoratrici e dei lavoratori”. “Anche comprendendo la complessità della situazione nella quale si trova la nuova gestione dell’impresa – osserva a sua volta la Fim Cisl – riteniamo che il mancato rispetto da parte di QF degli impegni presi stia gravemente deteriorando l’importante patrimonio di fiducia, necessario al buon esito della vertenza”.