Lavoro

Ex Gkn, primo accordo per la reindustrializzazione della fabbrica

Ex Gkn, primo accordo per la reindustrializzazione della fabbricaLa marcia dei 30mila del 18 settembre, in difesa della fabbrica – Biagianti

Riconversioni industriali Fumata bianca al Mise sull'ipotesi, da sottoporre a referendum finale fra gli operai, del percorso "ponte" in vista dell'effettiva riconversione produttiva dello stabilimento di Campi Bisenzio. Accettate le richieste delle tute blu. Fiom e Cgil: "Chiediamo un ruolo di controllo e garanzia di Mise e Invitalia, e la costituzione di un 'Comitato di proposta e sorveglianza'".

Pubblicato quasi 3 anni faEdizione del 20 gennaio 2022

Fumata bianca, anche se ancora manca l’ok dei lavoratori che saranno chiamati a votare quanto stabilito al Mise. E’ arrivato l’accordo-quadro sul percorso di reindustrializzazione dello stabilimento ex Gkn di Campi Bisenzio, oggi Qf. Un accordo-quadro chiesto espressamente dalle tute blu, che al termine di un’assemblea operaia, organizzata alla vigilia dell’ennesimo round negoziale, avevano messo nero su bianco una serie di richieste. Tra queste un cronoprogramma dettagliato di quanto accadrà nei prossimi mesi; la continuità occupazionale e di diritti, non soltanto dei circa 380 addetti diretti rimasti in forza a Qf ma anche di altri sette lavoratori in appalto; la salvaguardia del patrimonio industriale; gli ammortizzatori sociali sia in questa fase che a valle dell’auspicata reindustrializzazione; e ancora la sicurezza in fabbrica, il mantenimento dello stabilimento, il piano di formazione e una logistica inalterata, a partire dalla mensa.
Al termine di un lunghissimo incontro al ministero con l’imprenditore Francesco Borgomeo che oggi possiede la fabbrica e ha tre ipotesi di riconversione industriale (macchinari per l’industria farmaceutica, componenti per energie rinnovabili, produzioni meccaniche), con i tecnici del Mise e di Invitalia, gli enti locali, e la Fiom Cgil con i delegati Rsu, i dirigenti sindacali Michele De Palma e Daniele Calosi della Fiom, insieme a Silvia Spera che cura Area Politiche Industriali per la Cgil nazionale, tirano le somme di quanto concordato. “Il cronoprogramma dovrà essere verificabile anzitutto sulla tempistica – spiegano – e ci saranno momenti di verifica sia in sede nazionale presso il ministero dello Sviluppo economico, sia a livello territoriale e aziendale, con cadenza almeno mensile”.
Ora i contenuti: “Le parti hanno concordato la garanzia della continuità occupazionale e contrattuale per tutti i lavoratori sia durante il periodo ‘ponte’ che dopo con la reindustrializzazione, comprendendo anche i lavoratori degli appalti. Saranno avviati percorsi di formazione che in una prima fase prevederanno un processo di mappatura delle competenze presenti in azienda, al fine di evitare ulteriori perdite di professionalità”.
Durante il periodo “ponte”, spiegano ancora Fiom e Cgil, “saranno utilizzati gli ammortizzatori sociali atti a governare al meglio le difficoltà congiunturali di questa fase, con lo strumento della cassa integrazione ordinaria e con la cassa cosiddetta di ‘transizione’. La gestione dell’ammortizzatore sociale prevederà anche accordi successivi per l’anticipo della cassa e l’equa rotazione dei lavoratori, e la maturazione integrale dei ratei e di indennità integrative”.
Infine uno sguardo al futuro, e cioè al termine del periodo “ponte”: “Le parti hanno anche stabilito che qualora al 30 agosto 2022, come previsto nel cronoprogramma, non dovesse concretizzarsi il progetto di riconversione industriale, sarà Qf stessa a farsene carico, anche con la partecipazione di equity di Invitalia e di altri investitori privati”.
“Per la Fiom e la Cgil – puntualizzano De Palma, Calosi e Spera – è fondamentale che i contenuti dell’ipotesi di accordo siano sottoposti a validazione democratica dei lavoratori con referendum. L’ipotesi di accordo sarà valida solo se l’esito del referendum sarà positivo; se negativo sarà da considerarsi nulla sotto ogni effetto. E sull’ipotesi di accordo chiediamo un ruolo di controllo e garanzia del Mise e di Invitalia, e la costituzione di un ‘Comitato di proposta e sorveglianza”.

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