Ex Bekaert, operai in cooperativa per salvare la fabbrica
In lotta per il lavoro Da 52 lavoratori della fabbrica di Figline Valdarno, tutti della Fiom Cgil, il via al progetto di una cooperativa per continuare a produrre steelcord e trafilato per tubi ad alta pressione, salvando il sito industriale. Al loro fianco la Legacoop e naturalmente la Fiom: "La fabbrica non è di Bekaert ma del territorio e dei lavoratori, che vogliono dare un segnale di riscatto e di affermazione della dignità del lavoro, cercando di rispondere all’esigenza della reindustrializzazione".
In lotta per il lavoro Da 52 lavoratori della fabbrica di Figline Valdarno, tutti della Fiom Cgil, il via al progetto di una cooperativa per continuare a produrre steelcord e trafilato per tubi ad alta pressione, salvando il sito industriale. Al loro fianco la Legacoop e naturalmente la Fiom: "La fabbrica non è di Bekaert ma del territorio e dei lavoratori, che vogliono dare un segnale di riscatto e di affermazione della dignità del lavoro, cercando di rispondere all’esigenza della reindustrializzazione".
La reindustrializzazione della Bekaert di Figline Valdarno resta un rebus, e alla fine dell’anno finirà la cassa integrazione straordinaria, ottenuta dopo mesi di lotte nell’estate scorsa. Così 52 operai della storica ex Pirelli hanno deciso di prendere in mano il loro destino. Tutti iscritti alla Fiom Cgil, hanno costituito un comitato promotore per dare mandato a Legacoop Toscana di verificare la fattibilità di un progetto di impresa. In altre parole una cooperativa di lavoro, con l’obiettivo di tornare nel “loro” stabilimento di via Petrarca, e riprendere le produzioni di cordicella metallica e trafilato per tubi ad alta pressione, autentico marchio di fabbrica del più grande sito industriale del Valdarno fiorentino.
L’obiettivo è ambizioso, gli operai ne sono consapevoli. Al tempo stesso si sono resi conto che è meglio riprendere a lottare, piuttosto che attendere, come i soldati della Fortezza Bastiani, qualcosa che potrebbe non arrivare mai. “Noi siamo legati alla nostra fabbrica – raccontano – e l’idea di rilanciare l’azienda con le nostre forze ne è un’ulteriore prova. Certo, rompiamo gli schemi tradizionali. Ma sappiamo bene che la cassa integrazione è in vigore fino a dicembre, e dopo non ci sarà più niente”.
“Hanno deciso di mettersi in discussione in prima persona – tira le somme Daniele Calosi che guida la Fiom fiorentina – gettando il cuore oltre l’ostacolo. Adesso dovremo capire la disponibilità che Bekaert darà loro. Così chiediamo che il governo e l’advisor Sernet incontrino l’incaricato di Legacoop, come previsto dagli accordi e dalla legge. Fermo restando che, se il progetto dovesse partire, il primo che deve dare loro lavoro si chiama Pirelli. E per questo chiederemo al ministero dello sviluppo economico di richiamare anche questa multinazionale alle sue responsabilità, tornando ad acquistare volumi dove li ha ordinati in questi ultimi anni”.
Per Legacoop un compito del genere non è una novità. Nei mesi scorsi, ad esempio, ha agevolato la ripartenza dei lavoratori ex Tmm – azienda dell’indotto Piaggio chiusa a tradimento nel ferragosto 2017 – che hanno costituito la cooperativa Pmp (Presidio Metalmeccanico Pontedera), e ora fanno il montaggio di case mobili in legno prodotte da un’altra coop toscana, la Bolfra di Castelfiorentino. “In linea con il protocollo sui ‘workers buyout’ siglato con Cgil Toscana – spiega Roberto Negrini, presidente di Legacoop Toscana – adesso il nostro compito sarà quello di valutare, tramite un professionista che abbiamo già individuato, la sostenibilità del progetto. La valutazione dovrà essere attenta, con bassi margini di errore, per non rischiare di deludere ulteriormente i lavoratori, già provati dalle vicende che ben conosciamo. Il primo passaggio sarà quello di capire la sostenibilità economica e finanziaria dei processi produttivi, per poi trovare risorse anche tra gli strumenti finanziari della cooperazione”.
Insieme agli operai anche Enzo Masini, oggi nella segretaria della Camera del lavoro fiorentina e ancor prima dirigente Fiom di lungo corso: “Lo diciamo da sempre: la fabbrica non è di Bekaert ma del territorio e dei lavoratori, che si sono stancati di restare con le mani in mano. Una parte di loro vuole dare un segnale di riscatto e di affermazione della dignità del lavoro, cercando di rispondere all’esigenza della reindustrializzazione del sito produttivo. E’ una iniziativa aperta alla partecipazione di chiunque voglia sostenerla, comprese le istituzioni. Perché, di fronte a certe politiche delle multinazionali che sfruttano le competenze e le risorse del territorio, può arrivare una risposta diversa che mette al centro il lavoro e non la finanza. Quanto al governo, ha il compito di trovare soluzioni a una vertenza che dura da troppo tempo. E da oggi, per farlo, ha anche un interlocutore sostenuto dalla competenza della Lega delle cooperative”.
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