Eurospin, altro che spesa intelligente: i sindacati verso lo sciopero nazionale
Grande Distruzione Addetti usati per le pulizie e turni massacranti. Dalò (Filcams Cgil): il fatturato vola ma l’azienda non ha mai trattato con noi e sfrutta i lavoratori
Grande Distruzione Addetti usati per le pulizie e turni massacranti. Dalò (Filcams Cgil): il fatturato vola ma l’azienda non ha mai trattato con noi e sfrutta i lavoratori
Si va verso il primo sciopero nazionale degli oltre 10mila lavoratori di Eurospin. La catena di supermercati leader in Italia nel segmento discount con oltre 1.200 punti vendita disseminati lungo tutta la penisola continua a non rispondere alle richieste di confronto dei sindacati di categoria Fisascat Cisl, Filcams Cgil e Uiltucs. Che dopo il successo di adesione e partecipazione allo sciopero in Umbria del 16 agosto – una data totalmente inedita per il sindacato – ora ha deciso un «secondo passo». «Se l’azienda continuerà a ignorare le nostre richieste dichiareremo lo sciopero nazionale», annuncia Giovanni Dalò della Filcams Cgi nazionale. Ieri i sindacati confederali hanno lanciato la mobilitazione sui social con l’hashtag #EurospinZeroDiritti denunciando le «zerotutele» con il «lavoro sottopagato», il «zerorispetto» con «gli addetti costretti a pulire i bagni e i parcheggi» e la «zerosicurezza» con le «condizioni precarie nei luoghi di lavoro».
Il colosso nato dalla prima bottega nel quartiere San Zeno di Verona della famiglia Mion continua a registrare utili record con un fatturato di oltre 7 miliardi. L’incremento del fatturato dichiarato dall’amministratore delegato e comproprietario Romano Mion è dell’8% annuo per le cinque società in cui è diviso territorialmente il gruppo forte sopratutto nel Nord Est, tanto da tentare l’avventura in Slovenia e Croazia.
Durante la pandemia Eurospin, come tutte le catene discount, ha guadagnato fette di mercato a scapito della grande distribuzione tradizionale grazie al fatto di vendere prodotti totalmente senza marca – unbranded – a prezzi bassi.
Un successo che però non si è mai tramutato in un contratto aziendale o di secondo livello ed anzi le condizioni lavorative sono peggiorate. Già a dicembre 2020 i sindacati denunciavano l’utilizzo dei lavoratori nelle pulizie dei supermercati. Una pratica, continuano i sindacati, che continua ampiamente e che va di pari passo con le tante denunce di una pratica odiosa: far timbrare i dipendenti per l’uscita e imporre loro di continuare a lavorare. Purtroppo la carenza di ispettori del lavoro non ha ancora portato a controlli specifici, così come ad alcuna sanzione per l’azienda.
I rapporti fra sindacati e azienda sono nulli da mesi. «Non abbiamo mai incontrato nessun membro della famiglia Mion e men che meno l’amministratore delegato – spiega Dalò – . Gli incontri sono sempre stati con il responsabile del personale Diego Valsecchi che non ha mai voluto aprire una trattativa a giugno. Eurospin ha come strategia quella di non firmare mai nulla, nemmeno un accordo locale o territoriale».
Per questo il 4 luglio Fisascat Cisl, Filcams Cgil e Uiltucs avevano già «proclamato lo stago di agitazione» per «relazioni sindacali insufficienti, salute e sicurezza, stress lavoro correlato, carichi di lavoro, turni e orari di lavoro, improprio utilizzo di clausole elastiche e flessibili nonché dei permessi retribuiti, turnazione e pause, pulizie di negozi, servizi e parcheggi in capo al personale con altre qualifiche, livelli di inquadramento».
Lo slogan «la spesa intelligente» con l’uso di Einstein negli spot pubblicitari sono diventati bersaglio degli stessi lavoratori che proprio con il volto del matematico hanno manifestato al presidio di Perugia per lo sciopero del 16 agosto, anche per cautelarsi da possibili conseguenze. Nei giorni precedenti infatti alcuni responsabili di supermercati avevano minacciato chi voleva scioperare mentre Fisascat Cisl, Filcams Cgil, Uiltucs aveva denunciato «i tentativi dell’azienda di limitare il risultato della protesta, attraverso comportamenti altamente censurabili, come l’utilizzo di personale da Marche e Toscana, il carico di 14 ore di lavoro sui tempi determinati e in alcuni casi la messa in “compensativo” (riposo) del personale intenzionato a scioperare».
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