Che farà Elly Schlein alle europee? Dopo l’indicazione di Romano Prodi, la segretaria dem prende tempo. Prima comunica due condizioni. La prima è che la sua scelta «prescinde dalle valutazioni di altri leader e di altre forze», dunque è indipendente da quella che farà Giorgia Meloni, anche lei in procinto di sciogliere la riserva. La seconda del Pd è che il suo pronunciamento arriverà dopo che il Pd avrà definito il suo «progetto per l’Europa».

SI SOPPESANO I PRO e i contro, nelle bilancino delle valutazioni e nel dibattito interno al partito. Un punto a favore è il fatto che Giuseppe Conte ha già detto che non correrà in prima persona, dunque la candidatura di Schlein la metterebbe in prima fila come leader del maggior partito di opposizione, a maggior ragione se Meloni dovesse decidere di stare in lista. E un suo successo personale non guasterebbe anche nella bilancia dei rapporti di forza interni al Pd. Tra gli elementi critici, trapela dal Nazareno un dato tecnico: il sistema di voto prevede la doppia preferenza di genere, quindi la corsa di Elly danneggerebbe quella delle altre candidate. Hanno già detto di essere pronti a candidarsi alcuni sindaci al termine del secondo mandato quali Dario Nardella, Matteo Ricci, Giorgio Gori, Antonio De Caro, portatori di voti che hanno sostenuto alle primarie Stefano Bonaccini. Quest’ultimo sta alla finestra: ieri ha ribadito di non voler «chiedere nulla» per sé e di essere a disposizione del partito «anche per altri ruoli».
PROBABILMENTE se ne parlerà già all’incontro a porte chiuse del Pd fissato per il 18 e 19 gennaio prossimi a Gubbio, anche se l’occasione del grande balzo verso la campagna elettorale vera e propria sarà fornito dal congresso del Partito socialista europeo di Milano dell’1 e 2 marzo prossimi.

IERI INTANTO Paolo Truzzu, sindaco di Cagliari di Fratelli d’Italia ha fatto la sua prima uscita pubblica da candidato alle regionali del 25 febbraio. In questa occasione ha lanciato da Quartu Sant’Elena il suo accorato appello a restare uniti a Lega e Partito sardo d’azione, dopo il no di Solinas a farsi da parte. «Il vostro posto è qui, state al nostro fianco – sostiene il candidato meloniano – E se avete un dubbio, che credo non ci sia, la cosa che vi chiedo è che lo sciogliate subito, per rispetto di tutti. Questo tira e molla non aiuta nessuno».

TRUZZU SA BENE che la sua vicenda si è andata a infilare in una storia più grande della Regione Sardegna, che riguarda i rapporti di forza della maggioranza di destra a livello nazionale e gli equilibri politici prossimi futuri nella coalizione di Meloni. FdI ha due candidati: Truzzu in Sardegna e Marco Marsilio in Abruzzo. La Lega punta alla conferma di Donatella Tesei in Umbria. Forza Italia a quella dell’uscente Alberto Cirio in Piemonte. La Basilicata potrebbe entrare nella trattativa in corso sulla Sardegna: perché Forza Italia vorrebbe che la coalizione ricandidasse Vito Bardi, anche se gli alleati non sono convinti. Dunque, nel domino delle regioni, la Basilicata potrebbe diventare terreno di grandi manovre fra FdI e Lega. La variabile ulteriore è rappresentata dalla possibilità che si conceda ai presidenti di Regione di candidarsi per il terzo mandato. Antonio Tajani non pare affatto convinto, e a Salvini, preoccupato di lasciare Zaia nella sua collocazione veneta, saranno fischiate le orecchie: «Nel programma di governo non c’è il tema del secondo, terzo, quarto mandato – sostiene – Il parlamento è sovrano, ma non sono entusiasta dell’idea di cambiare la legge». Il vicepremier e segretario di Forza Italia, tuttavia, si considera certo della tenuta del governo e dice che le trattative sulle regionali non hanno effetti sulla maggioranza che sostiene Meloni: «La coalizione è solidissima», assicura il vicepremier.