Europa, sui rifugiati una domenica delle salme
Lo scambio con il regime turco Per i profughi sarà ancora più difficile mettersi in salvo e aumenteranno i morti e gli scomparsi, oltre che le cifre richieste per arrivare nell’Ue. Un favore ai trafficanti di essere umani che vedranno prosperare i loro affari
Lo scambio con il regime turco Per i profughi sarà ancora più difficile mettersi in salvo e aumenteranno i morti e gli scomparsi, oltre che le cifre richieste per arrivare nell’Ue. Un favore ai trafficanti di essere umani che vedranno prosperare i loro affari
A Bruxelles i 28 governi dell’Ue mettono in scena una farsa sui diritti umani e sull’immigrazione.
L’accordo trovato per fermare i profughi, in prevalenza siriani, si basa su uno scambio che contraddice le dichiarazioni dei governi europei.
Da un lato l’unico argomento sul quale i 28 concordano è impedire alle persone di mettersi in salvo, di chiedere protezione, lasciandole nei campi profughi. L’obiettivo specifico sono i 2 milioni di profughi ospitati in Turchia. Consapevoli del fatto che la guerra in Siria, e quelle a diversa intensità in corso in tutta la regione medio orientale, difficilmente si spegneranno nel breve periodo (grazie anche agli interessi in gioco di molti dei 28 governi e dell’incapacità, o della mancanza di volontà, di trovare soluzioni diplomatiche), non avendo alcuna intenzione di assumersi la responsabilità di dare asilo a chi è vittima di quelle guerre, puntano tutto sulla chiusura delle frontiere. Sull’innalzamento di altre barriere.
Si affidano per questo al governo turco, che ha dato prova più volte di essere in grado di tutelare i propri interessi, anche ricorrendo alla violazione sistematica dei diritti umani e alla violenza (la questione curda non è stata evocata a Bruxelles, se non nella generica formula del rispetto dei diritti umani). La Turchia in cambio di 3 miliardi di euro e di un canale d’accesso facilitato all’Ue, bloccherà i profughi.
I rappresentanti dei 28 governi, e quelli della Commissione, hanno speso parole di attenzione per i diritti umani, come se quelli dei rifugiati ai quali verrà impedito di partire dalle coste turche (e questo blocco, già in corso con continui blitz della polizia turca, non è stato raccontato), ricorrendo alla violenza e alle armi, non rientrassero in questa categoria. Ma forse i nostri rappresentanti non ritengono che i diritti umani siano uguali per tutti e quando ne parlano si riferiscono sono a quelli degli europei e di parte della popolazione turca (i curdi non vengono nominati per non dispiacere ad Ankara).
Questo è quanto emerge dalla farsa alla quale abbiamo assistito. Le conseguenze sono già davanti ai nostri occhi.
Per i profughi sarà ancora più difficile mettersi in salvo e aumenteranno i morti e gli scomparsi, oltre che le cifre richieste per arrivare nell’Ue. Un favore ai trafficanti di essere umani che vedranno prosperare i loro affari.
La Turchia si rafforza e si rafforza il governo che agisce contro le opposizioni interne e i curdi: un favore a chi i diritti umani li calpesta ogni giorno.
In Europa aumenterà il razzismo, alimentato dalle azioni di blocco delle frontiere che sottendono un’idea di invasione da impedire, nonostante i numeri ancora esigui, nel panorama internazionale. Un assist quindi al razzismo e al fascismo dilagante e alle forze della destra xenofoba. Forse l’Ue pensa di curare le proprie ferite, quelle auto inferte da governi incapaci e schierati con gli interessi delle multinazionali della finanza e non con i propri popoli, attraverso la farsa di accordi siglati in nome dei diritti umani, ma che in realtà prevedono l’esatto contrario.
Una comunità ricca e potente come quella che si è incontrata a Bruxelles con il governo di Ankara avrebbe dovuto avanzare proposte di altro tipo, chiedere al governo turco di rispettare i diritti dei curdi fermando la persecuzione in atto, il rispetto dei diritti umani e una collaborazione per consentire il passaggio verso l’Ue in sicurezza dei profughi.
Invece si è preferito agire perché la giornata di domenica, come avrebbe detto De Andrè, fosse una «domenica delle salme».
* vicepresidente nazionale Arci
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