Rubriche

Esultanza dell’opera di Adalberto Mecarelli

divano

Divano La rubrica culturale a cura di Alberto Olivetti

Pubblicato più di un anno faEdizione del 6 gennaio 2023

La ricerca plastica di Adalberto Mecarelli (1946-2022) ha avuto nella poetica della luce il suo perno stabile. La luce sentita e trattata come palpabile, dirò tangibile. Non dunque come evanescenza o inconsistenza. Il maestro fonditore che si era diplomato a Terni avendo conseguita una eccellente competenza tecnica nella fusione dei metalli non ha lavorato nel bronzo o nel ferro. E nemmeno nel marmo. Di quella acquisita competenza si è avvalso tuttavia nella realizzazione delle sue opere facendone tesoro concettualmente. Non ha mai trascurato o tralasciato, massime in quel suo privilegiare la luce quale materia del suo ‘scolpire’ (del suo ‘fondere’), la misurazione attenta (il ‘peso’) dell’impatto ‘fisico’ che la trattazione plastica della luce ha per lui comportato.

La luce non solo rivela spazio ma, nell’assunto di Mecarelli, si costituisce come spazio, e le relazioni spaziali determina e muta. Si fa ambiente e interviene su quanto, per avventura, nel perimetro d’uno spazio risiede. Quando poi le coordinate spaziali – i perimetri, appunto – sono da Mecarelli calcolate sulla astanza di opere d’arte compiute (una pala d’altare; la parete di un affresco; l’arco a sesto acuto d’una volta; il capitello di una colonna) quelle traiettorie di luce calcolate da Mecarelli non solo investono, ma ‘coinvolgono’, sussumono le pitture o le architetture sulle quali sono orientate: la nuova relazione spaziale crea un’opera nuova. Traduce, traspone ossia coinvolge, appunto, entro parametri che, secondo l’intento di Mecarelli, ben a ragione possono definirsi plastici. Infatti si compone un’opera nuova che si mostra viva entro costrutti ‘scultorei’ prima non manifesti. È la luce, dunque, che Mecarelli ‘fonde’. E la fusione della luce entro alvei determinati e predisposti istituisce le forme capaci di alterare, plasmare, imporre relazioni spaziali che si collocano perentori. Realizzazioni, quelle di Mecarelli, che fanno dell’osservatore un elemento costitutivo dell’opera, collocandolo in un preciso punto del perimetro che si trova tracciato e che non gli è consentito valicare

La luce che illumina un determinato punto dell’ambiente che non solo ogni opera di architettura, ma ogni pittura (lo spazio pittorico) propriamente è. Quando ci soffermiamo ad osservare un quadro o quando attraversiamo la navata di una chiesa è necessario ci si collochi noi nella giusta posizione davanti a un affresco o a una tela, tenere noi il tragitto perfetto entro gli spazi di un’architettura. Si tratta di creare le necessarie corrispondenze che si affermano in virtù di un punto di vista che dobbiamo individuare, delle distanze che dobbiamo misurare. Le opportune soste, gli spostamenti, le prossimità, gli intervalli, le angolature.

I nostri movimenti, insomma, ai quali ci atteniamo è quanto rende ciascuno di noi che entri in relazione con un’opera d’arte, a sua volta e in una determinata misura non solo un interprete di quell’opera, ma un secondo autore. E questa libertà creativa che conferisce all’osservatore l’opera che egli contempla nello spazio antistante all’opera medesima, è uno dei filoni della ricerca di Mecarelli più investigati e perseguiti.

La luce che nella sua virtù plastica agisce come un tutt’uno con la non-luce se così, ai livelli della superficialità ingenua vien designata l’oscurità. Ma l’oscurità, la tenebra, la caligine, l’ombra sono consustanziali alla luce. Mecarelli conosce perfettamente che c’è un fulgore che appartiene alla tenebra che è il medesimo fulgore della luce.

Ha scritto Elémire Zolla: «In tante maniere si può parlare della luce. Squadernandole, alla fine si rimane convinti che ogni parola è caduca e la stessa percezione della luminosità, così chiara, la più chiara possibile, si appanna». E aggiunge che ogni meditazione sulla luce «incomincia con un entusiasmo esultante, quando ci si accorge che l’intera concezione del mondo ne discende». L’esultanza che Mecarelli ha fuso nella sua opera.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento