Lavoro

Esther Lynch (Ces): «La Ue dimostri che il lavoro è una priorità. E investa»

La segretaria del Ces, il sindacato europeo, Esther LynchLa segretaria del Ces, il sindacato europeo, Esther Lynch – Ap

Intervista La leader sindacale: «I sostenitori delle nuove regole abbiano il coraggio di tassare le società più ricche. La prima impressione è pessima. Grave errore non nominare un commissario il cui titolo comprendesse esplicitamente posti di lavoro di qualità e diritti sociali»

Pubblicato 6 giorni faEdizione del 21 settembre 2024

Esther Lynch è la segretaria della Confederazione dei sindacati europei dal 2023. Irlandese, ha lavorato in una azienda di microchip e da lì ha fatto tutta la trafila sindacale. Martedì era in piazza a Bruxelles contro i troppi appalti in Europa.

Qual è il suo giudizio sulla nuova Commissione europea?

Penso che la nuova Commissione abbia fatto una pessima prima impressione ai lavoratori. È stato un grave errore non nominare un commissario il cui titolo comprendesse esplicitamente posti di lavoro di qualità e diritti sociali. I lavoratori di tutta Europa sono preoccupati e la Commissione deve dimostrare che i posti di lavoro di qualità sono la sua priorità. Abbiamo urgentemente bisogno di proteggere e creare posti di lavoro di qualità in ogni settore e in ogni regione. Invece, abbiamo titoli di commissari che sembrano essere stati sognati durante una giornata di trasferta aziendale. C’è anche un imbarazzante squilibrio di genere che riflette i consigli di amministrazione europei mentre il portafoglio Equality è stato declassato.

La seconda Commissione a guida von der Leyen riporterà l’austerità al centro dopo la pausa per il Covid?

L’Europa non può permetterselo e, anzi, deve aumentare massicciamente gli investimenti per garantire che le nostre industrie e i nostri servizi pubblici sopravvivano e si espandano. Anche von der Leyen ha affermato di voler «dare il massimo spazio agli investimenti». Ma vediamo ancora paesi come l’Italia spinti verso l’austerità attraverso le nuove regole di governance economica e la procedura per i disavanzi eccessivi. Abbiamo bisogno di investimenti per posti di lavoro di qualità, una transizione giusta, una politica industriale e servizi pubblici. Ciò richiede uno strumento di investimento dell’Ue per garantire le risorse necessarie in tutte le regioni e in tutti i settori. Inoltre, dobbiamo garantire una tassazione equa e progressiva. I politici che hanno sostenuto nuove e rigide regole di spesa devono avere il coraggio di tassare le società più ricche che realizzano profitti record, e non far pagare i lavoratori in difficoltà attraverso nuove misure di austerità.

Martedì scorso avete protestato anche per la crisi dell’industria europea: il programma della nuova commissione se ne occuperà?

Sostenere l’industria europea è una parte fondamentale del manifesto della presidente von der Leyen. Esiste un consenso sulla necessità che l’Europa abbia una strategia industriale attiva, ma dobbiamo vedere le promesse trasformarsi in realtà tramite investimenti e azioni legislative.

Lei ha criticato la mancanza di un commissario al Lavoro e ai diritti sociali, ha avuto risposte sui motivi della cancellazione?

Non ancora dalla Commissione, ma chiediamo forte e chiaro che l’Ue garantisca un trattamento equo ai lavoratori. Ciò significa impedire di essere costretti a lavorare a temperature troppo elevate o limitare il numero di subappaltatori che porta a uno sfruttamento diffuso, o migliori regole sugli appalti pubblici per fermare la corsa al ribasso su retribuzioni e condizioni, porre fine all’insicurezza del lavoro e garantire il diritto alla formazione.

L’agenda Draghi sulla competitività può essere una via di uscita alla crisi europea?

Il messaggio di Draghi sugli investimenti è stato chiaro e gradito. L’Europa non può avere industrie di livello mondiale che forniscano posti di lavoro di qualità senza investimenti. Tuttavia, non si dovrebbe chiedere al pubblico di firmare un assegno in bianco alle mega multinazionali. Ecco perché siamo preoccupati dai messaggi di Draghi sulla deregolamentazione. Il valore aggiunto dell’Europa sono i nostri standard elevati. Non vinceremo mai una corsa al ribasso. Ecco perché qualsiasi denaro pubblico destinato all’industria deve essere accompagnato da condizioni che tutelino i posti di lavoro. Le aziende che ricevono sostegno devono a loro volta impegnarsi a negoziare salari e condizioni con i sindacati e a reinvestire i profitti per aumentare la produttività anziché arricchire azionisti e amministratori delegati.

L’automotive è un settore cruciale per il Green new deal e il mantenimento dei posti di lavoro, la crisi Volkswagen necessita di ripensare ai tempi dell’uscita dal motore endotermico?

Chiediamo che la strategia industriale promessa venga mantenuta. La crisi dell’industria automobilistica europea, che fornisce lavoro qualificato a decine di migliaia di persone in tutta Europa, significa che non si sta facendo abbastanza per sostenere le nostre industrie. La nuova Commissione dovrebbe riunire immediatamente sindacati e imprese per elaborare una strategia industriale efficace che offra un futuro all’industria automobilistica. Dobbiamo anche garantire transizioni giuste e anticipare e gestire il cambiamento attraverso il dialogo sociale e la contrattazione collettiva.

A Bruxelles si prendono decisioni sempre più impattanti su tutti i paesi: sono maturi i tempi per uno sciopero europeo? È un suo obiettivo?

Il movimento sindacale europeo sarà determinato nelle nostre azioni e, insieme, difenderemo gli interessi dei lavoratori se verranno attaccati.

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