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Esplosione di un deposito a Tianjin. 50 morti, centinaia i feriti

Esplosione di un deposito a Tianjin. 50 morti, centinaia i feriti

Tianjin Binhai, una zona portuale della città di Tianjin di recente costruzione, nel 2006 era stata salutata come uno dei simboli del rinnovato successo economico cinese. Zona economica speciale come lo […]

Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 14 agosto 2015

Binhai, una zona portuale della città di Tianjin di recente costruzione, nel 2006 era stata salutata come uno dei simboli del rinnovato successo economico cinese. Zona economica speciale come lo erano state Shenzhen negli anni delle Riforme e successivamente Pudong a Shanghai.

A un centinaio di chilometri da Pechino, Tianjin – che rientra nel complesso progetto, tutto da verificare sulla megalopoli «Jing jin ji» – negli ultimi anni è cresciuta tanto, sia in termini di popolazione che economica. E mercoledì sera proprio Binhai è stata al centro di un’esplosione clamorosa, una sorta di fungo atomico che ha illuminato il cielo della zona e perfino a chilometri di distanza. Un boato che molti testimoni hanno associato a un terremoto, per quanto riguarda l’impatto, o a un’esplosione nucleare per l’effetto visivo.

I video apparsi in rete, a ridosso e il giorno dopo, testimoniavano l’impressionante luce emanata dal botto.
https://youtu.be/MHQPX2TJPQc

Mentre scriviamo il referto dei morti è già salito: dai trenta della notte pechinese, sono saliti a 50 i morti, ma i feriti sarebbero centinaia (tra i 400 e i 500) e dunque il numero delle vittime potrebbe essere destinato, inesorabilmente, a salire.

Sulle cause ancora non c’è chiarezza e chissà se ci sarà mai: per ora pare che l’esplosione sia stata innescata all’interno di un deposito contenente materiale esplosivo o «sostanze pericolose» come hanno scritto le agenzia di stampa governative cinesi. Ma alla prima esplosione ne sarebbero seguite altre, in serie.
Greenpeace Asia, in un comunicato, afferma che «secondo i dati della stazione di monitoraggio di Tianjin-Tanggu (il quartiere dove si è verificato l’incidente) indicano che tra i materiali pericolosi immagazzinati dalla compagnia c’erano cianuro di sodio (NaCN), toluene disocianato (Tdi) e carburo di calcio (CaC2), tutti elementi che rappresentano una diretta minaccia per la salute in caso di contatto. In particolare l’NaCN è altamente tossico, il CaC2 e il TDI reagiscono violentemente al contatto con l’acqua e con altre sostanze chimiche, e sono a rischio di esplosione». «Questo – prosegue il comunicato – presenta una sfida per i vigili del fuoco e un grave rischio, dato che per domani è prevista pioggia».

Il governo locale ha risposto affermando di aver creato 34 stazioni di monitoraggio temporanee dell’ aria e delle acque. Le analisi eseguite nella tarda mattinata di ieri, non avrebbero rilevato tracce di inquinamento causato dall’esplosione. Il ministro della pubblica sicurezza Guo Shengkun ha affermato che l’incidente rappresenta «una dura lezione da cui dobbiamo imparare». I vigili del fuoco impegnati sono un migliaio, 10mila sono i dipendenti dei servizi medici impegnati in dieci diversi ospedali per curare i feriti.

Ad occuparsi della zona per cercare di gestire eventuali sostanze tossiche sono state mandate squadre specializzate in problematiche legate a potenziali danni nucleari.

Xi Jinping, il presidente cinese, ha promesso indagini trasparenti, benché alcuni giornalisti abbiano già segnalato difficoltà a raggiungere il luogo dell’incidente. Un cordone di polizia bloccherebbe dalla mattina cinese sia giornalisti sia curiosi e nessuno può avvicinarsi al luogo dove si sono verificate le esplosioni che hanno fatto tremare i palazzi in tutta la metropoli.

Secondo quanto riportato, la troupe della Cnn, che stava trasmettendo in diretta da uno degli ospedali dove sono ricoverati i feriti, sarebbe stata bloccata da agenti di pubblica di sicurezza, che hanno imposto a giornalisti e tecnici di interrompere la diretta. Sembra esclusa la pista dell’attentato e l’attenzione sembra rivolgersi a un caso di mancanza di sicurezza di molti siti industriali cinesi, specie quelli contenenti materiali a rischio.

Solo nell’ultimo anno, gli incidenti di questo genere avrebbero già fatto 200 morti, a sottolineare un problema di sicurezza che Pechino sta cercando di gestire, non senza difficoltà e perdite di vite umane.

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