Cultura

Esperienze del prendersi cura, tra potere e dipendenza

Esperienze del prendersi cura, tra potere e dipendenzaIllustrazione di Ikon Images/Ap

NARRATIVA / 2 «Ventre», l'esordio letterario di Giulia Della Cioppa edito da Alter Ego

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 3 gennaio 2024

Ventre, edito da Alter Ego (pp. 143, euro 16), è il romanzo d’esordio di Giulia Della Cioppa: racconta di Margherita che ha deciso di suicidarsi il giorno del suo compleanno, ma non ci è riuscita. Ha ingoiato un’intera boccetta di Tavor che la farmacista le ha dato senza esitazioni e senza ricetta, dando per scontato che lei lo acquistasse per sua madre, depressa.

NON È MORTA, PERÒ. E il romanzo narra in prima persona la sua degenza in ospedale con la diagnosi di coma vegetativo, mentre invece Margherita capisce, solo che non vuole farlo intendere agli altri. Non riesce a ingannare Bianca, però, la sua care-giver, la persona che tutti i giorni, più volte al giorno, si occupa di lei: la lava, la massaggia, la pettina, le parla e poi abusa del suo potere, in un gioco pericoloso ma senza dolore a cui Margherita non potrebbe mai opporsi, è del tutto paralizzata e insensibile, e al quale molto probabilmente non desidera sottrarsi. Bianca la vede, la desidera in qualche modo e impone a Margherita tutt’altra prospettiva sul suo corpo, che diventa perfetto, lucente, un miracolo della natura quando Bianca se ne occupa, mentre lei aveva cercato di sbarazzarsene, di eliminarlo per sempre.

Il corpo è al centro di questo romanzo, evidentemente: sdraiato, insensibile, inerme eppure ancora in grado di suscitare il desiderio di Bianca, lo sgomento di Margherita che dichiara a un certo punto di aver trascorso molto tempo davanti allo specchio durante l’anno che ha preceduto l’insano gesto. «Un corpo sanguinante esce da un corpo sanguinante»: l’altra personaggia che interagisce con Margherita e col suo corpo supino è la madre, il terzo elemento di questo interessante triangolo sadomasochista.
Il testo è puntellato di un dialogo impossibile tra Margherita e la donna che non sa che sua figlia la capisce e nella sua mente le risponde, un confronto probabilmente molto simile a quello che le due avevano prima del tentato suicidio.

LA DIFFERENZA fondamentale sta nel fatto che adesso la madre non le lancerebbe più un pollo surgelato in faccia e non la morderebbe, le due non possono più urlarsi addosso tanto da far accorrere i vicini.
L’esordio di Della Cioppa è un romanzo sul materno, tema sempre verde nei testi di scrittrici italiane contemporanee, ma declinato qui in modo decisamente originale. Soprattutto, è un testo sulla cura e sulla potenziale violenza che essa nasconde in sé: un neonato, una persona in coma, Margherita sono del tutto in balia di coloro che se ne occupano, che siano madri o care-giver di professione e in questa relazione che è un rapporto di potere può accadere di tutto, seppure ci si ostini a voler guardare solo l’aspetto dei buoni sentimenti, che pure ci sono, ma mai da soli.

LA STORIA SI RISOLVE in una sorta di scontro titanico e cannibalico in cui in palio c’è il corpo immobile di Margherita, che lei ha detestato e che per un ribaltamento beffardo diventa l’oggetto del desiderio di due donne che nella totale dipendenza della ragazza in coma, chi da madre e chi da infermiera, individuano il senso del loro stesso stare al mondo. Notevole, anche in confronto con le espressioni di fastidio e repulsione dedicate alla madre, l’immagine scelta per descrivere Bianca: «se fosse qualcosa sarebbe un flusso, forse un vento, una corrente che si muove lenta, ondeggia. Ondeggerebbe se fosse vento. Se fosse acqua non sarebbe un temporale, sarebbe la tavola di mare delle sei del mattino, che fa piccolissime pieghe a riva».

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