Europa

«Escraches», multe alla protesta degli sfratti

Spagna Pugno duro del governo, con l'eventualità di arresti

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 13 aprile 2013

Con una coerenza e una solerzia degne d’altra causa, il governo ha ufficialmente dato il via al piano di repressione dei confronti degli escraches, le manifestazioni a domicilio convocate dalla Piattaforma delle vittime degli sfratti (Pah) sotto le case dei politici – tutti del Pp – che si rifiutano di appoggiare la legge d’iniziativa popolare che potrebbe apportare provvidenziali modifiche alla soffocante legislazione iberica in materia di sfratti.

Per adesso siamo alle multe, che seguono alla campagna di diffamazione delle scorse settimane; ma la nota del ministero degli Interni diramata qualche settimana fa alle forze di polizia (che hanno paradossalmente contestato le misure dissuasorie disposte dal governo), accennava persino all’eventualità degli arresti. Segno che l’esecutivo sopporta con crescente inquietudine questa forma diretta di protesta che sta catalizzando con inedita efficacia l’attenzione dell’opinione pubblica e dei media sul dramma spagnolo degli sfatti.

Le prime cifre del piano governativo anti-escraches – rese note l’altro ieri dal capo della polizia – fanno registrare multe dai 350 ai 6000 euro per 18 dei 300 partecipanti al presidio «non autorizzato» (questa la causa delle sanzioni) del 5 aprile scorso alla porta della vicepresidente del governo Soraya Sáenz de Santamaría.

«Se le persone vengono trattate come cani, è normale che alla fine mordano», ha dichiarato uno dei multati: «I politici – ha aggiunto – devono attenersi alle conseguenze delle loro azioni». Conseguenze che hanno premesse ben più tragiche, che possono essere riassunte da un solo clamoroso dato: nel 2012, calcolando solo le prime case, è stato effettuato uno sfratto ogni 15 minuti. Più di 30.000 famiglie private della casa e, ciononostante, legate alle banche da un debito perpetuo che – questo è il vero tasto dolente della legislazione spagnola – non si estingue alla restituzione dell’immobile ma, anzi, si pasce di interessi di mora spropositati. Le zone più afflitte da questa epidemia sociale sono la comunidad de Madrid, quella di Valencia e la Catalunya, proprio le regioni in cui è più radicata la presenza delle casse di risparmio (Caja Madrid, Bancaja e Catalunya Caixa) fallite e poi salvate con i soldi dello stato.Danno che si aggiunge alla beffa, dunque, per i molti sfrattati che spesso vivono il trauma della perdita della casa parallelamente a quello della disoccupazione, dato che – come evidenziano le statistiche – c’è una proporzionalità diretta tra l’aumento del numero dei disoccupati e quello degli sfratti. Una coincidenza di fattori che rappresenta una bomba sociale che l’Andalusia – quarta nella classifica degli sfratti e governata attualmente da un bicolore Socialisti-Izquierdaunida – sta cercando di disinnescare espropriando alle banche gli immobili in cui vivono famiglie che non possono far fronte alle spese del mutuo. Una decisione che sta facendo tremare i banchieri, ma che ha dato speranza a molte famiglie (in Spagna si contano 1.833.000 nuclei familiari con tutti i componenti disoccupati) al limite della povertà e dell’esclusione sociale.

Un altro sintomo del precario stato di salute della nazione si chiama scandalo de las preferentes, ed è in un certo senso complementare a quello degli sfratti poiché, mentre l’emergenza casa riguarda in media famiglie giovani, la vicenda de las preferentes si è abbattuta per lo più su persone anziane. Pensionati che hanno investito i risparmi di una vita in azioni preferenziali ad altissimo rischio pensando – in molti casi indotti dalla banche che hanno taciuto tutte le opportune avvertenze – di depositarli su un libretto di risparmio. La conclusione è tanto triste quanto scontata: il «libretto di risparmio» si è rivelato essere un buco nero nel quale migliaia di persone, senza sapere come, hanno perso una vita di lavoro. Le banche alzano le spalle mentre in parlamento si cerca un modo per risarcire l’ennesimo collettivo germogliato da questa crisi, gli afectados por las preferentes. C’erano anche loro l’altro ieri in parlamento per portare, come negli escraches, la loro indignazione sotto il naso dei politici. «Ladri!» gridavano. Li hanno cacciati fuori.

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