Internazionale

Israele, destra razzista in lista. Sinistra arabo-ebraica fuori

Israele, destra razzista in lista. Sinistra arabo-ebraica fuoriAl centro il leader di Otzma Yehudit durante una protesta contro la scarcerazione di detenuti politici palestinesi – AP Photo/Bernat Armangue

Israele/elezioni Secondo la commissione elettorale il partito arabo Balad vorrebbe "eliminare" Israele come Stato ebraico. Esultano gli estremisti di Otzma Yehudit. Presentati alla Corte Suprema i ricorsi degli esclusi.

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 8 marzo 2019
Michele GiorgioGERUSALEMME

Mercoledì sera non tratteneva il suo entusiasmo Itamar Ben Gvir, uno dei principali esponenti della lista di estrema destra Otzma Yehudit (Potere ebraico), erede del partito di estrema destra Kach (fuorilegge dal 1994) fondato dal religioso razzista e visceralmente antiarabo Meir Kahane, ucciso 30 anni fa negli Usa. In un video postato sulla pagina Facebook del suo partito, Ben Gvir ha espresso grande soddisfazione per la decisione presa dalla Commissione elettorale di approvare la sua candidatura alla Knesset, e quella del leader di Otzma Yehudit, Michael Ben Ari, e di bocciare invece la partecipazione al voto del 9 aprile a Balad/Raam, una delle due liste arabe, e quella di un comunista ebreo, Ofer Kassif, candidato per il partito arabo-ebraico Hadash. Decisione che ha raccolto su Twitter l’applauso immediato di Netanyahu.

Per la Commissione elettorale i razzisti di Otzma hanno le carte in regola per entrare alla Knesset mentre la lista araba va esclusa perché la sua piattaforma politica non prevede il riconoscimento di Israele come Stato ebraico e chiede un Israele Stato di tutti i suoi cittadini, ebrei ed arabi. Per la destra Balad sarebbe un partito sostenitore del terrorismo. «Non ci arrendiamo, abbiamo già presentato ricorso alla Corte Suprema contro la nostra esclusione frutto di una decisione politica, razzista e populista. È chiaro che non vogliono vedere gli arabi nella Knesset e lavorano per delegittimarci. Non rinunceremo alle nostre idee, ben note a tutti da anni, e continueremo a portarle avanti nell’interesse di tutti i cittadini di Israele», ci diceva ieri Heba Yazbak, candidata di Balad/Raam a margine della conferenza stampa convocata a Gerusalemme da Adalah, ong per la tutela legale della minoranza palestinese in Israele.

Ofer Kassif non era presente all’incontro con i giornalisti. Attraverso un suo assistente, nel pomeriggio, ci ha fatto sapere di considerare la sua esclusione una prova della deriva, sempre più marcata, verso destra del sistema politico israeliano. Kassif, che si proclama antisionista, in più occasioni ha usato espressioni molto forti a commento dei provvedimenti presi dal governo Netanyahu contro i palestinesi – ha definito «feccia neo-nazista» l’ultranazionalista ministra della giustizia Ayelet Shaked e in una intervista ha parlato di “genocidio strisciante” dei palestinesi –, ha negato di «aver escluso l’esistenza di uno Stato ebraico» e di essere favorevole alla coesistenza di uno Stato palestinese indipendente accanto a un Israele basato sull’uguaglianza di tutti i suoi cittadini, nel rispetto della storica piattaforma politica portava avanti dal suo partito, Hadash. A difesa di Kassif, durante la conferenza stampa, è scesa la sua compagna di partito e deputata palestinese Aida Touma. «Ofer è un intellettuale coraggioso che non ha timore di dire quello che pensa, è un docente che si è formato in università prestigiose ed è mosso da un profondo senso di giustizia. Molte delle dichiarazioni che gli vengono attribuite, spesso sono state citate fuori dal loro contesto», ha spiegato Touma.

La deputata di Hadash, rispondendo ad una domanda sulla fine della Lista unita araba, la coalizione di tutti i partiti arabi messa in piedi alle elezioni di quattro anni fa, ha spiegato che «i palestinesi in Israele non sono un unico blocco ideologico, abbiamo programmi sociali ed economici diversi». Touma ha aggiunto che «l’unità delle forze politiche arabe in Israele, continuerà ad esistere sulle questioni centrali per tutti, a cominciare dalla battaglia contro la legge (approvata nel 2018, ndr) che definisce Israele Stato della nazione ebraica, discriminando i non ebrei».

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