In Romagna torna l’esame di maturità ridotto. La formula è simile a quella vista negli anni della pandemia, con l’eliminazione degli scritti, ma la causa stavolta non è un virus. Con un’ordinanza datata 9 giugno il Ministro Valditara ha deciso che gli studenti residenti nelle zone alluvionate hanno diritto ad un esame semplificato. Al posto della consueta tripartizione in prima prova d’italiano, seconda d’indirizzo e terza generale, chi vive nelle zone interessate dal nubifragio dello scorso mese si confronterà con una sola prova orale della durata di un’ora.

Sono circa 7000 gli studenti coinvolti, grossomodo il 20% dei maturandi emiliano-romagnoli. In gran parte si trovano nelle provincie di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini. La cifra è approssimativa, spiegano dall’Ufficio scolastico regionale, perché l’ordinanza include i residenti in frazioni e località di cui non è sempre facile individuare i confini esatti.

Gli istituti superiori della Regione sono tutti aperti per gli esami, ma questo non significa che il patrimonio edilizio sia intatto. In diverse scuole i piani terra devono ancora essere rimessi a nuovo, e le attrezzature dei laboratori sono spesso da ricomprare. Serviranno settimane, se non mesi, per tornare alla normalità.

La decisione del Ministero è arrivata alla chiusura dell’anno scolastico e ha spiazzato docenti e studenti. Non tutti ne sono felici. «Per noi è peggio. Invece di aiutarci, questa prova semplificata ci complica la vita. Eravamo pronti all’esame tradizionale». A parlare ai nostri microfoni è Bartolomeo, diciotto anni, iscritto al quinto anno del liceo classico di Forlì. Dello stesso parere la sua concittadina Giulia, anche lei maturanda. «Non posso parlare per tutti. Io sicuramente avrei preferito fare gli scritti, e così molti dei miei compagni. La scelta del governo ci ha sorpreso, eravamo pronti ad affrontare la maturità come gli altri».

Giulia è anche eletta nella Consulta degli studenti, e come rappresentante il suo giudizio è duro. «Nessuno ci ha cercato. Tra gli eletti nelle diverse scuole c’erano opinioni diverse, ma avremmo voluto essere consultati. A Forlì abbiamo anche chiesto di incontrare il Ministro Valditara, ma non è stato possibile. I rappresentanti degli studenti esistono proprio per questo».

Le critiche non arrivano solo dal basso: anche la Regione ha provato a proporre soluzioni alternative. «Abbiamo espresso osservazioni e perplessità», ha dichiarato l’assessore alla scuola della giunta Bonaccini, la professoressa Paola Salomoni. «Abbiamo provato a condividere l’ipotesi che fossero gli studenti a scegliere, ma per il Ministro non era applicabile. Non credo esistano spazi di ulteriore discussione con il Ministero. Per il futuro, speriamo nel coinvolgimento di scuola, personale, sindacati, studenti e famiglie». Oltre alle obiezioni sul metodo – il mancato ascolto di docenti e studenti – i critici guardano a problemi di merito. In particolare, in molti raccontano il paradosso di classi in cui solo uno studente o due è destinato all’esame semplificato, mentre il resto dei compagni procede con le prove ordinarie.

La decisione, in ogni caso, è presa. Ragazze e ragazzi dedicano allo studio questi ultimi giorni prima degli esami. Per alcuni, alle nozioni scolastiche si alternano i ricordi dei momenti peggiori dell’alluvione. «Per fortuna io non ho perso la casa», ci dice uno studente di Forlì. «Ma tornare a scuola è stato difficile. La sofferenza, anche psicologica, la sentiamo ancora».