Rubriche

Esame di coscienza di una rubrica

Divano Dopo 77 uscite, l'urgenza di queste righe settimanali è oggi, se possibile, accentuata

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 25 agosto 2017

Le note di questa rubrica, Divano, appaiono regolarmente ogni settimana dal febbraio 2016. Questa è la settantasettesima.

Nella prima, d’esordio, dove, come di consueto, si dava conto (preliminare e sommario) dei propositi che potevano giustificare agli occhi del lettore il varo di una nuova rubrica sul suo giornale, si dichiarava, tra l’altro, di voler «mettere in luce il particolare per intendere l’insieme. E porre in evidenza il particolare in virtù di sensati ingrandimenti, di commisurate rispondenze».

Si avvertiva il lettore che avrebbe incontrato argomenti di una certa rilevanza e interesse, forse, ma trattati a partire da un loro singolare aspetto che, apparentemente secondario (quando addirittura non ritenuto trascurabile), delucidato e ragionato attentamente, poteva fornire elementi di valutazione insospettati e recare, infine, un contributo di più puntuale conoscenza relativamente a questo od altro «grande» tema.

Si annunciavano insomma, le righe del Divano, come brevi note o osservazioni, a margine di questioni anche impegnative e controverse. Secondo una maniera che si rifà alla tradizione dell’elzeviro di terza pagina e all’antico esercizio del commento in forma di chiosa.

Una modalità critica, questa della chiosa, alla quale è buon consiglio attenersi quando una verifica dei presupposti (sui quali poggiano i giudizi d’ordine generale) si ritiene, in ogni caso, necessaria. Perché è la chiosa che si applica ai gangli connettivi di un impianto concettuale: aderendovi ne saggia, dall’interno, la saldezza.

Una urgenza che sentiamo accentuata oggi.

Oscillano (e assai spesso rapidamente tramontano) le certezze che ci presentano come nuove e nuovissime. La loro capacità di dar conto dei processi reali, dei fatti e di come sui fatti si intervenga, è revocata quotidianamente in dubbio. E oscillano le culture consolidate (e assai spesso le più fertili giacciono incondite).

Consunti, alla prova, si scoprono gli strumentari che impieghiamo per comprendere gli accadimenti del nostro tempo. Da qui l’opportuno ricorso a esami e ricognizioni puntuali, che scandaglino le dichiarate sicurezze e sondino, con strumenti aggiornati e affilati, le troppe e ripetute petizioni di principio passivamente divulgate.

È doveroso, allora e di contro, dedicarsi con impegno a una prima elaborazione di riflessioni su puntuali argomenti, opere determinate e circoscritti casi, mirando quanto più possibile alla chiarezza delle precisazioni meditate, delle piane verifiche condotte senza ipotesi preordinate, ma improntate, invece, a una costante, libera assunzione critica. Intendimenti che possono apparire non solo ambiziosi, ma (e in una rubrica settimanale poi!) fuor di luogo quando sono, più semplicemente, imposti dalle attuali condizioni culturali dell’Italia sociale e politica.

Tuttavia, propositi che hanno qualche probabilità d’essere produttivi. Da perseguire nel rispetto di un metodo volta a volta applicato a temi che, accuratamente selezionati, a prima vista veniali, possono rivelarsi altrettanti nuclei dai quale dipanare il filo di questioni capitali, con una angolatura critica nuova.

In quella prima nota del Divano, dopo quanto abbiamo qui richiamato, si aggiungeva di voler «considerare la forma propria o, più semplicemente, il carattere, il modo, il tratto di una poesia o di un dipinto. O d’un edificio, d’un luogo o d’un paesaggio». Motivi e argomenti che hanno infatti riscosso regolare attenzione. Nel convincimento che le opere d’arte assommino preziosi elementi di conoscenza: esse offrono all’indagatore la cifra compiuta d’una temperie, d’una idea, d’un sentire. Dunque retaggi essenziali, senza la cognizione dei quali è facile perdere, impegnati ad alimentare un nostro costrutto di consapevolezza, orientamento e consistenza. Si parla di temi accuratamente selezionati.

Nella presentazione della rubrica, si diceva: «lo scegliere e l’ordinare comportano allora una implicazione, un incontro, un coinvolgimento. Quando, addirittura, non mettono capo ad un atto critico che rivendica una sua non differibile presenza».

E a questo selezionare, eleggere e prediligere si affidava l’attualità del Divano. E la sua giustificazione.

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