Eroina pura, un «killer» a Torino
Fuoriluogo La rubrica settimanale a cura di Fuoriluogo
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Eroina con un grado di purezza intorno al 50%, e comunque oltre il 30%, sono i dati che provengono da alcune delle analisi effettuate nel dicembre scorso a Torino. Sono risultati sorprendenti e preoccupanti.
Un dato sconvolgente per una piazza abituata da anni a sostanze in cui il principio attivo era mediamente 5-10 volte più basso e insieme una triste profezia di morte per chi, inconsapevolmente si fa una «pera» dieci volte più potente di quanto lui pensi, magari consumando il rito in solitudine, nascosto in qualche luogo difficile da raggiungere, senza avere con sé il naloxone, farmaco salva vita in caso di overdose (Narcan).
Torino e il Piemonte possono contare su una rete consolidata di servizi a bassa soglia che favorisce il dialogo fra attività socio sanitarie del pubblico e del privato con i consumatori. Questa rete si è attivata usando i suoi strumenti di comunicazione e ha quindi diffuso il più possibile l’allerta fra i frequentatori dei drop-in, delle unità mobili e nei gruppi di interesse dei consumatori stessi, lo ha poi diffuso anche in internet attraverso i social media.
Tuttavia il forte impegno potrebbe non bastare e il timore è che presto comincino ad arrivare notizie di morti sospette.
Che cosa sta succedendo nel mercato? Perché qualcuno sta vendendo allo stesso prezzo eroina così pura? Un tentativo da parte di un nuovo attore di conquistare il mercato? Una crisi di domanda così forte da indurre un brusco rialzo della qualità dell’offerta?
Domande aperte per un fenomeno che stupisce e lascia increduli consumatori e operatori del settore, ma che prima di tutto mette a rischio molte vite e chiede di essere analizzato e fronteggiato; il drug checking (test degli stupefacenti associato ad informazioni sulla prevenzione ed orientamento del consumatore), diffuso ed organizzato, collegato ad un sistema di allerta rapida che coinvolga anche i consumatori, potrebbe essere una risposta estremamente efficace ed efficiente in questi casi.
Il progetto B.A.O.N.P.S. propone lo strumento del drug checking nei contesti del divertimento con un doppio obiettivo: tutelare la salute dei consumatori aumentando la loro consapevolezza sulla tipologia delle sostanze che intendono consumare e scoprire precocemente la presenza di nuove sostanze psicoattive migliorando la conoscenza e la capacità di risposta del sistema dei servizi dedicati.
B.A.O.N.P.S è reso possibile grazie alla collaborazione con il CAD (il Centro Regionale Antidoping «Alessandro Bertinaria») e alle competenze e conoscenze dei suoi specialisti con i quali si riesce ad avere analisi veloci «sul campo» e – nei casi dubbi- analisi più approfondite in laboratorio.
Altri attori come Lab57 Alchemica o Infoshock offrono da anni lo stesso servizio, con metodologie diverse ma altrettanto efficaci e, fra i servizi di prossimità, sta crescendo l’interesse per poter implementare lo strumento del drug checking su vasta scala.
Ma l’ambito del loisir è altro rispetto alla scena classica del consumo «di strada», nella quale il pericolo non è rappresentato tanto dall’introduzione di una nuova sostanza psicoattiva, ma dalla qualità e dai «tagli» più o meno pericolosi contenuti nell’eroina e cocaina vendute nelle piazze.
Per questo tipo di consumo, nonostante i tentativi di alcuni servizi a bassa soglia (a Reggio Emilia, Aosta e nei dintorni di Torino), non c’è ancora un piano di implementazione consolidato e su vasta scala del drug checking; eventi tragici come le morti di questi giorni ci dicono che è venuto il tempo di organizzarlo.
* Progetto B.A.O.N.P.S., Coop. Alice
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