Ernesto Rossi e il suo Manifesto
Il documentario «Le parole di Ventotene» sarà proiettato il 22 ottobre alla Camera dei Deputati
Il documentario «Le parole di Ventotene» sarà proiettato il 22 ottobre alla Camera dei Deputati
Ernesto Rossi condivise con la madre Elide, attrice dilettante, la passione per il teatro dei burattini che disegnava ovunque, soprattutto per firmare le sue lettere dal carcere o dal confino ironizzando così sul regime fascista. Appena quattordicenne, aiutato da un burattinaio, imparò a ritagliare le teste dei pupazzi e con la madre, che ne confezionava i vestiti, realizzò quindici burattini per divertire le sorelline più giovani. Tutto il paese in cui risiedeva andava a vedere il suo teatrino che, si dice, sia stato riscoperto poi in un antico negozio di giocattoli di Firenze da Pietro Calamandrei il quale rendendosi conto della preziosità degli oggetti, li acquistò e li restituì alla famiglia.
Nell’atto di accusa del Tribunale Speciale Rossi veniva indicato col nome di battaglia «burattino» perché nella sua firma «Esto» disegnava sempre un burattino sorridente, scherzoso o triste a seconda dello stato d’animo che voleva esprimere in quel momento. Nel 1931, dopo un processo lampo, venne condannato a vent’anni di reclusione di cui nove li passò in carcere. A salvarlo vi fu la lettura di molti libri ma soprattutto la sua ironia e la sua «tagliente freschezza». Questa la tesi del film documentario Le parole di Ventotene.Ernesto Rossi: il progetto di Europa Unita per la regia di Marco Cavallarin, Elisa Mereghetti e Marco Mensa che sarà proiettato martedì 22 ottobre alla Camera dei Deputati, Aula dei Gruppi Parlamentari di via di Campo Marzio 78.
Le lettere dal carcere vengono dunque arricchite da disegni ironici e pupazzi con scene di prigionia o fatti storici spesso accompagnati da versi in dialetto milanese di Riccardo Bauer, il compagno di cella dirigente con Rossi di Giustizia e Libertà. I due si confrontavano sovente nell’ora d’aria concessa ai carcerati. Un giorno arrivò un nuovo prigioniero che voleva fare la loro conoscenza, era Vittorio Foa, futuro membro della Costituente. I due pensarono si trattasse di una spia e così in uno spassosissimo disegno Rossi rappresenta se stesso e Bauer mentre tentano di evitare Foa che li insegue. In carcere il Natale è sempre triste, ma per Rossi è un momento per ribadire la sua scelta antifascista: in un suo disegno lo si vede brindare a cento di quei giorni!
Nel ‘39 arriva l’esilio a Ventotene. Nell’isola in cui la dittatura riunisce un formidabile microcosmo antifascista, anziché laceranti annichilamenti si produce l’effetto contrario ovvero un fecondo intreccio di relazioni personali e politiche. Nel 1941, nel pieno disastro della guerra mondiale, quando erano ancora i fascismi a fabbricare la «coscienza» per il popolo e gli europei si facevano reciprocamente a pezzi, gli ospiti dell’isola danno vita ad uno straordinario laboratorio politico che getta le basi dell’ideale europeista contro l’orrore che imperversava per il vecchio continente. Il «democratico ribelle« Ernesto Rossi ispirandosi alle riflessioni di Luigi Einaudi, assieme a Altiero Spinelli, marxista-leninista, e Eugenio Colorni, socialista democratico, scrisse il «Manifesto di Ventotene». Per un’Europa libera e unita. «Ventotene è l’ombelico delle tempeste» scriveva il nostro che nel Manifesto teorizza le riforme per l’abolizione della guerra e della povertà, la necessità di una Europa contro i nazionalismi, l’unione sotto la stessa bandiera che diventa simbolo di valori e scelte condivise, baluardo di pace, cooperazione, solidarietà tra i popoli. Approfittando delle maglie larghe della polizia fascista, i suoi autori riescono a farlo uscire dall’isola grazie alla collaborazione delle consorti che a loro rischio e pericolo riescono a celare le pagine in preziosi nascondigli. Ma pochi sanno che mentre Rossi scrive di una Europa federale, al contempo si diletta a disegnare un vassoio per un regalo di nozze dove l’allegoria centrale è Ventotene spazzata via da Eolo, tutto attorno traccia una folla di pupazzi che rappresentano alcuni confinati come Terracini, Spinelli e se stesso.
Il documentario, dunque, realizzato da Ethnos, Patma.doc con la collaborazione della Fondazione Famiglia Sarzi e il sostegno della Regione Toscana, riscopre la passione e l’ironia di Ernesto Rossi a cui si ispirano anche i componenti della famiglia Sarzi «burattinai educatori» che girano l’Italia e il mondo con i loro burattini. La colonna sonora è di Paolo Fresu. Alla proiezione di martedì alle 17, interverranno la storica Anna Foa, il Presidente della Associazione La Nuova Europa Roberto Sommella, il Sindaco di Ventotene Gerardo Santomauro, e la senatrice Valeria Fedeli, già ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca. Dopo la proiezione del film documentario, seguirà il dibattito sui valori di Storia ed Europa come beni comuni e sulla mozione presentata in Senato per una Scuola d’Europa a Ventotene, che impegna il governo a sostenere, con risorse e strumenti, un percorso delle giovani generazioni verso la cittadinanza europea. Saranno presenti circa 200 ragazzi delle scuole aderenti alla Rete «Laboratorio di cittadinanza».
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