Ernesto Buonaiuti, figura corrosiva e antifascista
SCAFFALE «La Chiesa romana», un volume pubblicato dall'editore Gabrielli
SCAFFALE «La Chiesa romana», un volume pubblicato dall'editore Gabrielli
Perseguitato dalla Chiesa e dallo Stato. È la sorte toccata a Ernesto Buonaiuti, prete cattolico e storico del cristianesimo disobbediente ai dogmi dell’assolutismo religioso e politico, obbediente solo alla propria coscienza di credente e alla libertà di ricerca.
L’editore Gabrielli, in collaborazione con il movimento Noi Siamo Chiesa – che da anni porta avanti una campagna per la sua riabilitazione –, avvia un progetto che prevede la ripubblicazione delle opere di Buonaiuti, messe all’Indice dal Sant’Uffizio e dimenticate da molti, nonostante il loro carattere profetico (alcune istanze saranno recepite dal Concilio Vaticano II) e la loro attualità.
IL PRIMO VOLUME che torna in libreria è La Chiesa romana (a cura di Vittorio Bellavite e Pietro Urcioli, prefazione di Gilberto Squizzato, pp. 108, euro 17), pubblicato nel 1932 e condannato dal Vaticano nel 1933: una riflessione sulla bimillenaria storia della Chiesa e contemporaneamente un appello affinché torni a proporre al mondo il messaggio evangelico nella sua originaria purezza.
Roma «proclama recisamente e intransigentemente di essere da due millenni la depositaria unica dell’insegnamento del Cristo e la amministratrice insurrogabile della sua virtù salvifera», scrive Buonaiuti. Ma in questo processo, durante il quale ha sviluppato una ecclesiologia rigidamente verticistica, si è allontanata sempre più dalla comunità fondata da Gesù. Cosa in particolare, perlomeno a livello strutturale, segna questo distanziamento? La burocrazia curiale, il ministero ordinato, l’istituto del celibato obbligatorio, l’accentramento teologico e il dogma dell’infallibilità voluto da Pio IX.
La diagnosi di Buonaiuti è impietosa, ma la sua fiducia in una possibilità di riconversione evangelica da parte della Chiesa è tutt’altro che spenta, nonostante il suo rapporto tormentato con le gerarchie ecclesiastiche.
NATO NEL 1881, prete nel 1903, Buonaiuti sposa il metodo storico-critico e aderisce al movimento modernista (condannato da Pio X come la «sintesi di tutte le eresie»), e per questo viene scomunicato. Ma non solo: allontanato dagli atenei pontifici, vince il concorso per la cattedra di storia del cristianesimo alla Sapienza di Roma, da cui viene allontanato nel 1931 perché rifiuta il giuramento al fascismo. Non viene reintegrato nemmeno dopo il 1945 (unico fra i dodici professori che dissero no al duce), perché la nuova Italia, non ancora repubblicana ma nemmeno più fascista, si piega al diktat del Vaticano che non vuole che un ex prete scomunicato sieda su una cattedra universitaria.
Muore poche settimane prima del 2 giugno 1946: non sarà mai riabilitato, né dalla Chiesa né dallo Stato. Una petizione di Noi Siamo Chiesa da anni chiede giustizia per Buonaiuti, sebbene post mortem. Ma non accadrà: uomini come lui, scrive Urcioli, «sono talmente corrosivi per le istituzioni ecclesiastiche che devono essere evitati da vivi e dimenticati da morti». Almeno, ora, è possibile rileggere le sue opere.
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