Ernest è un orso che ama suonare il violino e altri strumenti. È andato via dal suo paese, l’Ostrogallia, forse perché obbligato a un ruolo che non gli apparteneva. Ora è un musicista di strada, libero anche se costretto ad arrangiarsi e a mettersi nei guai, soprattutto quando il richiamo della fame non dà tregua. Emarginato, non vive in sintonia con una collettività che ha adottato un’esistenza fondata sulla famiglia e il lavoro.
Celestine è un piccolo topo che ama disegnare e che ha vissuto in una città sotterranea fondata sulla disciplina, sul senso di appartenenza, sull’adesione incondizionata alle regole incontrovertibili della comunità. E questo per Celestine, al pari dei suoi compagni, si è tradotto in spedizioni in superficie per derubare gli odiati orsi dei loro denti. Un modo per garantire il futuro alla specie, accumulando incisivi che sostituiscano quelli usurati. La piccola roditrice, però, non ha accettato di essere parte passiva di un piano elaborato da altri. Ha preferito le matite e i pennelli agli studi odontoiatrici, sperimentando forme inedite di relazioni col mondo di sopra, quello degli orsi. Quello di Ernest. E proprio col musicista di strada ha stretto un sorprendente legame malvisto dalle due popolazioni.
Tratte dagli album di Grabrielle Vincent (morta nel 2000), le vicende cinematografiche (e televisive) di Ernest e Celestine iniziano nel 2012 con un primo film animato (scritto da Daniel Pennac e diretto da Benjamin Renner) che racconta, appunto, l’incontro tra l’orso affamato dopo il letargo invernale e il topolino desideroso di evadere dalle fogne.

I DUE RIBELLI (dopo la serie Ernest et Célestine, la collection, 2017) li ritroviamo insieme a distanza di dieci anni in un nuovo episodio, Ernest e Celestine – L’avventura delle 7 note, scritto questa volta da Guillaume Mautalent e Sébastien Oursel e diretto da Jean-Christophe Roger e Julien Chheng. Consolidata la loro relazione, Ernest e Celestine condividono una dimora, portano avanti le loro passioni e sembrano usciti da quel contesto opprimente nel quale vivevano orsi, di sopra, e topi, di sotto.
La pace dura poco. Un incidente domestico e il violino di Ernest, un prezioso Stradivorso, si frantuma in modo irreversibile. Forse il rimedio al grave danno si trova in Ostrogallia. Dopo alcune titubanze, i due amici partono per le terre natie di Ernest, il più resistente a intraprendere un viaggio che inevitabilmente lo porterà a confrontarsi con un passato che pensava di essersi messo alle spalle.

QUELLO che l’orso scopre è comunque inaspettato. Il luogo nel quale un tempo si poteva suonare e condividere una passione comune, si è trasformato in uno stato totalitario dove le note sono proibite. Ancora una volta, per Ernest e Celestine si tratta di combattere contro chi vuole imporre un modo d’esistere senza alternative. Se nel film del 2012, l’emancipazione riguardava più il topo, in questo caso è l’orso che deve completare lo strappo e sovvertire l’ordine prestabilito. Rivolto evidentemente a un pubblico molto giovane, questa animazione compie la consueta doppia transizione. In primo luogo, antropomorfizza gli animali, in secondo, consegna ai bambini problemi esistenziali che appartengono prevalentemente agli adulti. Con un tratto leggero, ma non privo di elementi inquietanti, questa animazione accoglie immaginari diversi che tendono alla libertà, all’autocoscienza e a un mondo diverso da quello che giorno dopo giorno si impone (e imponiamo) ai nostri occhi.