Visioni

Éric Lagesse, il cinema in Francia ai tempi della quarantena

Éric Lagesse, il cinema in Francia ai tempi della quarantena

Intervista Il distributore di Pyramide parla delle strategie dell’industria, di Cannes e di prospettive future

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 3 aprile 2020

Distributore, produttore, Ceo della società di distribuzione francese Pyramide Films (fra i film che ha portato nei cinema di recente Ritratto della giovane in fiamme di Céline Sciamma, Dio è donna e si chiama Petrunya di Teona Mitevska, La cordigliera dei sogni di Patricio Guzman) Èric Lagesse è uno dei tanti rappresentanti dell’industria cinematografica mondiale che si trova a fare i conti con la chiusura dei cinema dovuta all’emergenza sanitaria.

Per la Francia quello appena trascorso è stato il terzo mercoledì di chiusura (il giorno della settimana in cui tradizionalmente escono i nuovi film), e anche il giorno in cui il Centre national du cinéma et de l’image animée (Cnc) si è riunito per discutere alcune modifiche alle proprie regole. Per la prima volta si è messo in discussione – benché come misura temporanea – il periodo di 4 mesi che deve trascorrere fra il debutto del film in sala e la sua uscita in Vod (Video on demand): bruciare i tempi ha sinora significato dover restituire al Cnc le sovvenzioni ricevute per il film. Ma con i cinema chiusi, anche la rigorosa chronologie des médias che regola la vita dei prodotti audiovisivi francesi è costretta a diventare più flessibile.

Cosa ha infine deliberato il Cnc?
La decisione è stata presa: si può chiedere una deroga alla cronologia prevista per legge. Ma solo per quei film che sono usciti nei cinema fino all’11 marzo, il mercoledì precedente alla chiusura. I titoli usciti in quella data hanno dovuto interrompere la programmazione dopo appena 4 giorni. È il caso di La bonne épouse, una commedia di Martin Provost che stava andando molto bene. Ma con un film del genere i distributori non sono interessati a farlo uscire prima in Vod: preferiscono ridistribuirlo nelle sale quando riapriranno. Secondo la chronologie des médias l’uscita in Vod può avvenire da 3 a 4 mesi dopo quella cinematografica: adesso la finestra è stata ristretta. Ma rendere disponibile un film on demand resta comunque complesso da un punto di vista tecnico. Nel mio caso, per esempio, volevo far uscire un film in Vod il prima possibile, ma i tempi per metterlo su iTunes sono lunghi: ci vorrà un mese. In quanto distributore però mi servirò della deroga solo per uno o due titoli del nostro catalogo: non credo che questa decisione avrà un impatto radicale sul sistema.

La deroga può quindi essere applicata solo ai film che erano già in sala?
Si, ma c’è un’altra opzione: sempre nel nostro caso avevamo un film, Les parfums, che sarebbe dovuto uscire il 25 marzo, e che spero riuscirà ad essere nei cinema ad agosto. Ma in casi come questo avrei il diritto di distribuire il film direttamente in Vod, perché non ha mai avuto un’uscita cinematografica. È quella la discriminante che «mette in moto» la chronologie des médias, se non c’è passaggio sul grande schermo si può fare ciò che si vuole: ma distribuire un film direttamente in Vod comporterebbe perdere i finanziamenti del Cnc, i contributi delle tv, danneggerebbe molte persone.

In questi anni si è parlato molto anche delle finestre, del tempo che intercorre prima che i film possano finire su una piattaforma streaming.
Dopo l’approdo di un film in Vod e dvd c’è una prima finestra di 8 mesi dall’uscita al cinema – se un’opera ha totalizzato meno di 100.000 ingressi nelle prime 4 settimane si può ridurre a 6 – per poter uscire sulle pay tv. Solo dopo arriva il turno delle televisioni libere e delle piattaforme. Questo perché la chronologie in Francia è fondata sugli investimenti di tutte le componenti della filiera nel cinema. Se non si investe nulla del proprio capitale nel cinema francese allora la propria posizione all’interno della scansione cronologica è più «lontana». Per questo la finestra per le piattaforme è ancora di 36 mesi.

La questione delle finestre è stata al centro della querelle fra Netflix (che fa uscire i film sulla piattaforma parallelamente alla distribuzione in sala) e il Festival di Cannes. Lei che ne pensa?
La mia opinione personale è che sia molto pericoloso inserire un film Netflix in concorso a Cannes: sappiamo tutti che la Palma d’oro comporta il successo in sala di un film, e se si accetta un film Netflix in concorso allora bisogna anche accettare che possa vincere la Palma – non si può chiedere alla giuria di non votarlo. Penso a un titolo come Parasite di Bong Joon-ho, che ha superato i 2 milioni di ingressi in Francia: per me, in quanto distributore che passa la sua vita a cercare di portare i film nei cinema, non è accettabile che Parasite possa perdere contro un film Netflix. Non perché non abbiano realizzato dei grandi film, come Roma di Cuaron. Ma la distribuzione è su scala ridotta, per poche settimane; negli Usa Roma ha circolato il tempo necessario per poter essere candidabile agli Oscar. Parasite invece è stato un successo enorme nelle sale di tutto il mondo – se fosse stato un film Netflix cosa sarebbe accaduto? Cannes ha bisogno di distributori, così come tutti gli altri festival, che non sarebbero in grado di fare una selezione solo con i film distribuiti dalle piattaforme. Per questo spero che Cannes continui a resistere – ma sarei a favore di mostrare i film Netflix fuori concorso.

Tornando alla quarantena: quale impatto pensa che avrà sull’industria cinematografica francese?
So che una buona percentuale di persone interpellate nei sondaggi hanno detto che per il momento non tornerebbero al cinema. Quindi ci vorrà tempo perché gli spettatori riacquistino fiducia, e ne servirà a noi per essere in grado di far uscire film nuovi – perché naturalmente i distributori ora temono che lanciare un film appena i cinema riapriranno significhi danneggiarlo, perché in pochi andranno in sala. Ma non credo che questi mesi di lockdown cambieranno radicalmente il futuro del cinema. Penso che ci vorrà del tempo, ma che le cose torneranno come erano prima.

Pensa che sia possibile che il Festival di Cannes si tenga a luglio come è stato annunciato?
Quando si considera che è stato cancellato Wimbledon, il Festival di Edimburgo (che si tiene ad agosto), e che ogni giorno viene annullato un nuovo evento, è evidente che tutto sembra remare contro la possibilità che Cannes si tenga quest’anno. Ma l’eventuale cancellazione sarebbe un enorme danno per tantissime persone. Personalmente ho 12 film pronti per Cannes. Si può supporre che ne vengano presi 5 o 6: cosa farò se Cannes non si terrà? Di certo Venezia o Locarno non potranno prenderli tutti. Sarebbe un disastro, e non solo per i distributori come me ma per tantissime altre persone e imprese, per l’industria cinematografica mondiale. Magari una possibilità sarebbe fare il festival in autunno, dopo Venezia e Toronto. Ma è impossibile per ora fare previsioni.

Il progetto del mercato virtuale le sembra una buona idea?
Solo se Cannes si terrà. In una situazione ideale in cui la maggior parte dell’Europa sia uscita dalla crisi, così come gli asiatici che ci hanno preceduti nella lotta al virus. Se i registi, giornalisti, membri dell’industria di questi paesi potessero andare a Cannes – e se ci fosse una vera e propria selezione, per tutte le sezioni – allora avrebbe senso un mercato per chi invece non può venire: penso per esempio all’America latina che è più indietro di noi nella risposta alla crisi, o agli Stati uniti. Ma non credo nel progetto di un mercato virtuale separato dal resto.

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