Visioni

Eric Clapton e quel cucchiaino di zucchero nel caffè

Eric Clapton e quel cucchiaino di zucchero nel caffèEric Clapton – foto Ansa

Note sparse E' uscito in digitale e dal 24 gennaio sarà disponibile in formato fisico, "Meanwhile" nuovo album di standard dell'artista britannico

Pubblicato circa un mese faEdizione del 16 ottobre 2024

«Perché già tutte le ho conosciute, conosciute tutte: – ho conosciuto le sere, le mattine, i pomeriggi. Ho misurato la mia vita con cucchiaini da caffè; conosco le voci che muoiono con un morente declino. Sotto la musica giunta da una stanza più lontana. Così, come potrei rischiare? E ho conosciuto tutti gli occhi, conosciuti tutti» (Il canto dell’amore di J. Alfred Prufrock di Thomas Stern Eliot). Come se fosse un canto d’amore questo Meanwhile di Eric Clapton, il nuovo album, frutto e raccolto degli ultimi tre anni, mentre il mondo viveva/ non viveva come chiuso in una bolla. Uscito in versione digitale il 4 ottobre,verrà pubblicato in formato fisico (vinile) il 24 gennaio. Un canto d’amore, che sia per la sua chitarra o per la vita stessa fino a confondere le due cose insieme, che parte da lontano, come in molti sanno, che ha avuto e vissuto per anni con crepe sul muro, come se fossero, quelle crepe, esistite da sempre.

E ALLORA Eric Clapton che con gli anni le ha ammirate queste crepe, se ne è preso cura ma che non le ha mai lasciate andare. Così l’intensità del nuovo lavoro la si coglie distrattamente, quasi come un viaggio nato per caso, lungo, tre anni, o come una camminata distratta mentre si scende verso il mare, con il peso dei vestiti addosso, del cuore e degli anni, dei volti che non ci sono più, mentre ci si inizia piano piano a togliere sciarpe, cappotti e cappelli, pensando che il peso sia dovuto solo dei vestiti. E invece no, non è quello, ma è il sospiro finale nella canzone The Call che toglie il macigno dal cuore, che cerca amici andati e mai più ritornati, in un tempo tristemente nostalgico che Clapton può portare a galla solo con il suono della chitarra. È il Clapton intenso che la fa da padrona in questo album, quello intenso che lui è stato sempre, ma non sempre da altri considerato.

UN ALBUM carico di contatto, di abbracci, e strette di mano: gli abbracci con Van Morrison nei brani in The Rebels , This Has gonna stop e Stand and Deliver, il tenersi per mano/chitarra con l’amico Jeff Beck in Moon River e poi ancora abbracci nuovi e vecchi insieme come con Judith Hill, Simon Climie e Daniel Santiago, C’è una nuova versione di Smile, manifesto della vita scritto da Charlie Chaplin, con i cori angelici e sottili di Sharon White e Katie Kisson. E poi il fedele Nathan East al basso, Sonny Emory alla batteria e Doyle Bramhall II alle chitarre. Canto d’amore finale per la versione di Always on my mind, insieme a Bradley Walker, un omaggio a quella montagna di artista che è Willie Nelson, che non è solo uno strappo nell’anima, ma è come se la voce di Clapton e la sua chitarra, risuonassero un dolore che già lui conosce, che già è dentro, che sembra nuovo fuori però, ma che in realtà è la colonna portante di quel muro di crepe. Un canto d’amore questo Meanwhile, di cose conosciute, di pareti di cui prendersi cura, anche sospirando, di qualche vestito di troppo di cui spogliarsi, un canto d’amore da sedersi in un bar qualunque, di un posto del mondo qualunque, misurando la vita con i cucchiaini di caffè.

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