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Erdogan cerca sponde

Erdogan cerca sponde

Turchia Il presidente turco convoca i leader dei due partiti di opposizione per ringraziarli dell’appoggio dimostrato dopo il golpe. Ma all’incontro non sono stati invitati i filocurdi dell’Hdp

Pubblicato circa 8 anni faEdizione del 2 agosto 2016

Vi sono recenti e importanti sviluppi nella politica turca. Il presidente Recep Tayyip Erdogan il 25 luglio aveva invitato Kemal Kiliçdarolu, leader del maggior partito di opposizione, laico socialdemocratico, Chp, e Devlet Bahçeli, leader del Partito del Movimento nazionalista, Mhp, ad un incontro nel suo palazzo presidenziale per ringraziarli del loro sostegno nella eradicazione della rete della Cemaat del predicatore e filosofo islamico Fethullah Gülen da tutte le istituzioni dello Stato, perché ritenuto responsabile della trama eversiva messa in atto il 15 luglio scorso.

È senza dubbio in atto da parte del partito di governo Akp un tentativo di trovare un terreno comune con due partiti di opposizione del paese per la lotta contro la cosiddetta struttura parallela di Gülen accusata di aver infiltrato tutti gli apparati dello stato per fini eversivi e per riaprire un dialogo sulla riforma costituzionale.

Il presidente turco vuole approfittare, con questa opportunità offertagli dal clima di unità nazionale che è sorto in difesa delle istituzioni repubblicane dopo il fallito golpe, per giungere ad una intesa sulle riforme costituzionali che gli potrebbero consentire di accentrare un crescente potere nelle sue mani.
Erdogan ha annunciato di aver ritirato le denunce contro il leader del Chp Kemal Kiliçdarolu e quest’ultimo a sua volta ha ritirato le sue denunce contro il presidente.

Quello che si è determinato potrebbe far ben sperare se non vi fosse il fatto che a tale tavolo d’intesa non potrà sedere, al momento, il leader del partito filocurdo e di sinistra libertaria Hdp, perché ritenuto dallo stesso presidente turco contiguo al partito armato curdo Pkk.

Erdogan ha urgente bisogno dell’opposizione sia per distruggere totalmente la rete di Gülen presente nelle istituzioni sia per apportare cruciali modifiche costituzionali come quella del passaggio del comando dei servizi segreti e del stato Maggiore dell’esercito sotto il suo diretto controllo e resta sempre un suo agognato obiettivo quello del passaggio al sistema presidenziale che gli consentirebbe di avere nelle sue mani anche il potere esecutivo.

E inoltre il presidente Erdogan ha proprio ieri invitato il primo ministro Binali Yldrim e i leader di due partiti di opposizione, Kemal Kiliçdarolu del Chp e Devlet Bahçeli del Mhp alla manifestazione contro il golpe organizzata dal governo e in programma per domenica prossima e ha chiesto ai leder dei due partiti di tenere un discorso.

Nei prossimi giorni è previsto anche un secondo incontro.
Tale intesa è ancora del tutto da costruire perché Kiliçdarolu ha posto delle condizioni molto precise che appaiono inconciliabili con le aspirazioni di Erdogan.

Il leader del Chp vuole un dibattito parlamentare e un commissione di controllo sullo stato di emergente. Denuncia la caccia alle streghe che si è aperta contro la comunità di Gülen che rischia di far finire nella rete delle sospensioni e degli arresti anche persone del tutto estranee al golpe.
E inoltre è nota la contrarietà di Kiliçdarolu alla riforma presidenziale.

Tuttavia il fatto rilevante è che si è aperta una fase di dialogo che non si può non salutare sia püre con cautela.

Infine altro aspetto rilevante e’ la posizione assunta dal leader del partito filocurdo e di sinistra libertaria Hdp di Selahattin Demirtas.

Demirtas si è schierato anch’egli contro il golpe e a sostegno della democrazia e dello stato di diritto. Tiene assolutamente a far parte della coalizione di solidarietà nazionale che si va configurando.

Ha anch’egli in serbo delle proposte che riguardano la ripresa del negoziato di pace per la risoluzione dell’annosa e drammatica questione curda.
Demirtas potrebbe esprimere nelle prossime ore una dura condanna della lotta armata condotta e una presa di distanza da tutte le attività del Pkk.
Sarebbe il suo, un annuncio di importanza storica, che potrebbe portare ad un completo isolamento del partito armato che in quest’ultimo anno ha compiuto attacchi terroristici nel paese.

È sicuramente troppo presto per essere ottimisti.
Tuttavia se d’ora in poi si confermerà questo orientamento tra le forze politiche turche, troverebbe conferma l’antica saggezza del proverbio per cui in ogni male c’è comunque qualcosa di buono. Questo potrebbe aprire la strada della riconciliazione per il rafforzamento del sistema democratico parlamentare in Turchia invece che la centralizzazione del potere nelle mani di una sola persona e con pochi pesi e contrappesi.

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