Commenti

Eravamo già tutti sovranisti

Eravamo già tutti sovranisti

Elezioni europee 2019 Paradossalmente, ma non troppo, più sovranisti siamo e più deboli diventiamo. Avremo una politica estera europea più erratica ed esposta agli interessi altrui. E non cambierà neppure troppo dal punto di vista economico: la globalizzazione continuerà a lavorare per la concentrazione di interessi e capitali

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 29 maggio 2019

Non tira una bella aria per l’Europa ma non possiamo far finta che nei fatti non fossimo già tutti sovranisti. Nei due paesi fondatori Italia e Francia, hanno vinto i sovranisti e in Gran Bretagna, che dovrebbe andarsene presto, hanno trionfato coloro che vogliono la Brexit a tutti i costi. È vero che a prevalere nel Parlamento europeo saranno i Popolari ma il messaggio non poteva essere più chiaro: questa Unione così com’è non piace più.

E PER UN SEMPLICE motivo: da tempo si sta scollando il mastice della presunta solidarietà che la teneva in piedi. La colpa non è dei sovranisti ma delle élite che l’hanno governata senza una reale partecipazione popolare. A nessuno è stato chiesto se volevano o non volevano l’euro. È stato fatto nelle stanze di Bruxelles e soprattutto dai governi tedesco e francese. L’euro è un marco travestito che misura la supremazia della Germania sulle altre economie continentali.

L’EUROPA era già sovranista molto prima che arrivassero sulla scena Salvini, Orbàn o Le Pen: non ha mai avuto una politica estera e di difesa comuni. La Francia ha dato il via alla guerra di Libia nel 2011 consultandosi con la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, non con la Germania o l’Italia. Questa decisione, la più grave di tutte, perché si è trattato di andare in guerra, ha reso chiaro a tutti che a prevalere non era l’Europa ma gli interessi nazionali. Tutto questo è accaduto quando in Italia era al potere il centro-destra di Berlusconi (poi sostituito dal centro sinistra di Renzi e Gentiloni), anzi questa classe dirigente aveva deciso la partecipazione ai raid contro Gheddafi, con cui sei mesi prima aveva firmato patti miliardari, in ossequio alla Nato e all’alleanza con gli Usa.

L’AVVENTURA libica è stato il maggiore disastro per l’Italia dalla seconda guerra mondiale ma anche per l’Unione europea. Tutti hanno capito che un Paese fondatore poteva essere colpito nella sua sfera vitale, nonostante ci fosse l’Unione e che anzi proprio l’Europa poteva affondare un suo stato membro. Le conseguenze sono state epocali.

I flussi migratori e le tante tragedie del mare derivati dal caos libico hanno regalato a sovranisti e populisti l’arma migliore che potessero trovare: le élite tradizionali non erano state in grado di difendere il Paese. È la vecchia leva della paura che spinge a votare a destra.

Non solo. L’Europa non faceva nulla di concreto per alleggerire il peso della sconfitta italiana che ha messo alla prova il mastice della presunta solidarietà europea: quel collante si è liquefatto. Gli accordi di Schengen sulla libera circolazione sono stati sospesi da sei stati, un segnale inequivocabile.

IL PAESE principale, la Germania, vive in una dimensione diversa da quella corrente dei maggiori stati europei. Ha un’economia forte, la moneta europea che ha voluto e si può permettere – anche perché ben governata – quanto gli altri non possono.

Angela Merkel ha accolto un milione di profughi siriani ma quando ha voluto fermare la rotta balcanica ha imposto all’Europa con i suoi alleati dell’Est un patto con Erdogan da 6 miliardi di euro perché la Turchia si tenesse in casa i rifugiati dalla Siria e dal Medio Oriente. Cioè ha fatto pagare a tutti noi i suoi slanci di generosità: l’Europa ha protetto lo stato più forte ma ha lasciato alla deriva i suoi membri più deboli, come L’Italia e la Grecia.

DI FRONTE alla ondate migratorie, reali ma anche ingigantite dalle destre, l’Europa ha fatto ben poco per dare una mano ai governi italiani, anzi li ha sistematicamente umiliati e bacchettati. Cosa si pensava di trovare dentro alle urne?

COSÌ L’IDEA stessa di Europa, basata sulla solidarietà, ne è uscita a pezzi. Oggi l’Unione europea è più vulnerabile agli assalti degli Stati Uniti, alle mire di Putin e al corteggiamento della Cina.

Paradossalmente, ma non troppo, più sovranisti siamo e più deboli diventiamo. Avremo una politica estera europea più erratica ed esposta agli interessi altrui. E non cambierà neppure troppo dal punto di vista economico: la globalizzazione continuerà a lavorare per la concentrazione di interessi e capitali. Gli stessi sovranisti non potranno né vorranno fare molto: si sono seduti al tavolo non per ribaltarlo ma per sostituire altri giocatori.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento