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Epigrafi, citazioni, versi, nel sottotesto dell’amore per una docile cagnetta

Epigrafi, citazioni, versi, nel sottotesto dell’amore per una docile cagnetta

«Lada o la gioia», primo romanzo di Timr Kibirov, Ellint

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 18 giugno 2017

Poeta riconducibile alla fioritura artistica del concettualismo e del postmodernismo, autore di poemi e di cicli di sonetti che sono tra i più vivi della recente tradizione poetica nazionale, Timur Kibirov racconta in Lada o la gioia Cronaca di un amore felice e fedele (Ellint edizioni, bella traduzione di Claudia Scandura, pp. 151, euro 16.50) la commovente storia del legame tra la cagnetta Lada, abbandonata in campagna dai proprietari dopo l’estate, e Aleksandra Egorovna, anziana pensionata, sorda come una campana. Già nel titolo, l’assonanza Lada e radost’ (gioia) rimanda alla gaiezza della prima prova in prosa di questo poeta, che fu tra i più affermati e importanti della generazione il cui esordio avvenne ancora in epoca sovietica.

Costruita su una serie di epigrafi, citazioni e reminiscenze poetiche che offrono un secondo livello di lettura, la narrazione è ambientata nel magico Pian delle Streghe, ed è condotta in una lingua che riproduce magistralmente le specificità socio-culturali del parlato. Uno sguardo tra l’attonito e il complice restituisce al lettore questo angolo marginale del continente post-sovietico, sorta di cetaceo spiaggiato e in decomposizione. Allo stesso tempo, in questo mondo miserrimo, la cui ferinità e violenza si trasforma in gioiosa farsa – quasi fosse il mondo di Platonov o addirittura di Pil’njak, privato della sanguinaria esuberanza rivoluzionaria – Kibirov esibisce un’atmosfera di bonarietà che sembra rimandare piuttosto a Chesterton.

Accanto all’anziana Aleksandra Egorovna, stanno Margarita Saprykina, l’eccentrico e faceto beone Žorik, vera e propria incarnazione dell’ilarità popolare tra volgarità, violenza e indifesa vulnerabilità, il micione Barsik e l’immigrato Kebab, che riuscirà a realizzare i suoi sogni di integrazione. Sebbene i molti rimandi poetici confermino nella cagnetta Lada l’eroina del testo, la complessità della struttura narratologica è anche segnata dall’assenza-presenza di una capra, prevista nel testo prima, poi esclusa, poi più volte reintegrata dall’autore-narratore.

Kibirov traccia la vicenda comovente della cagnetta con occhio attento ai particolari psicologici dei personaggi e ai tanti condizionamenti di quel byt sovietizzante di cui il romanzo costituisce una concisa enciclopedia. Se il rimando puškiniano più evidente è alla Casetta di Kolomna, la critica ha voluto individuare anche un parallelo tra il mondo della vecchia Aleksandra Egorovna e quello della campagna russa cantata nell’Onegin. Forse il riferimento è una provocazione, per sottolineare il possibile legame del romanzo di Kibirov con la dimensione campagnola della vita russa, quella che Puškin aveva voluto evidenziare a partire dalla celebre epigrafe oraziana. Certo è che anche questo libro presenta, come l’Onegin, nei tratti di genere «una differenza diabolica». Evidente esempio di poema in prosa, è saturo di citazioni in versi (per lo più da autori meno noti del XIX secolo e altri stranieri, oltre che di versi scritti per l’occorrenza) che attribuiscono all’opera specifici tratti di sperimentazione, complicando la ricezione della trama.

Kibirov combina i rimandi alla letteratura russa con quelli alla poesia inglese, la teologia spicciola con i sottotesti della filosofia alla moda, e ancora con aneddoti e riferimenti al folclore. In un mondo popolato da ex-commesse, amanti del genere «chanson», migranti in cerca di lavoro, alcolizzati, villeggianti arricchite, capitani di polizia postale in vacanza, è il tono risonante della melodia narrativa in maggiore a risultare dominante.

In questo mondo, la vecchia Aleksandra e la sua cagnetta vivranno a lungo felici: «Non moriranno. Mai. Perché… Perché, a dire il vero, che ci importa che tutto diventerà polvere e su quanti abissi tu ed io dovremo ancora vagare e credere, vagabondare e cantare?»

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