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Enzo Del Re, il corpofonista

Enzo Del Re, il corpofonistaEnzo Del Re – foto Tano D'Amico

Libri Timisoara Pinto racconta Enzo Del Re nel volume «Lavorare con lentezza» con due cd allegati

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 12 maggio 2015

Cantautore controcorrente dalle intuizioni geniali ma rimasto sempre (per scelta) ai margini della scena, Enzo Del Re è il protagonista di Lavorare con lentezza, un volume (a cui si aggiungono due cd allegati, uno con una scelta antologica dei suoi brani l’altro con rivisitazioni fra gli altri di Vinicio Capossela, Teresa De Sio, Tetes de Bois) scritto da Timisoara Pinto, giornalista e conduttrice radiofonica.

Cantastorie e corpofonista, Enzo Del Re è stato l’interprete più autentico di una stagione di impegno civile nella quale le canzoni di lotta e di protesta animavano il sogno di una società diversa. «Gli Stati uniti hanno ucciso gli anarchici Sacco e Vanzetti con la sedia elettrica ai tempi perciò decisi di riscattare questo povero oggetto contadino, la sedia, e di farlo diventare il mezzo d’espressione, il mio strumento preferito, schierandomi pure contro la disumanità della pena di morte». Linguaggio inconfondibile, l’artista nato a Mola di Bari nel 1944 e morto nel 2011, schioccava la lingua e percuoteva sedie, valigie e qualsiasi oggetto con cui potesse ritmare la sua «urgenza di vita», il suo cachet era la giornata di lavoro di un metalmeccanico (ma rifiutava i contributi previdenziali).

Figlio di un fruttivendolo, aveva studiato al Conservatorio di Bari ma l’aveva abbandonato preferendogli strumenti «poveri», Dopo l’alluvione di Firenze del 1966, durante i concerti per gli Angeli del Fango, conobbe Antonio Infantino e con lui incise il suo primo disco. Poi arrivarono gli spettacoli di Milano con la seconda edizione dello spettacolo Ci ragiono e canto 2 e i recital con Nuova Scena, il Teatro Operaio e i Circoli Ottobre. Dal 1973 poi i giri da solo per l’Italia delle camere del lavoro e delle case del popolo, scuole, fabbriche. Cantò la rivolta di Avola, le lotte degli studenti.

Nel libro di Timisoara Pinto la sua storia viene raccontata anche dalla voce di chi l’ha conosciuto e amato: da Dario Fo a Giovanna Marini, da Antonio Infantino a Vinicio Capossela (che per definire il suo stile dice: «non si sentiva più la mancanza di nulla, né del basso, né della batteria, delle chitarre. Era autosufficiente»), da Paolo Ciarchi a Andrea Satta, da Vittorio Franceschi a Piero Nissim. Lavorare con lentezza viene presentato da Annamaria Piccoli e Toni Jop il 15 maggio alle 18 all’Auditorium Parco della Musica di Roma nell’ambito della Mostra multimediale Roberto Leydi e il Sentite buona gente.

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