Lavoro

Eni taglia in Sicilia il 12 la protesta dei sindacati

La raffineria Eni di PrioloLa raffineria Eni di Priolo

RAGUSA La Cgil e la Uil hanno proclamato lo stato di agitazione e annunciano una mobilitazione di fronte alla prefettura di Siracusa per il 12 novembre, alla quale ha aderito anche Avs

Pubblicato circa 2 ore faEdizione del 7 novembre 2024

Il 25 ottobre è stato presentato a Roma il piano Eni di trasformazione, decarbonizzazione e rilancio di Versalis, la sua società impegnata nel petrolchimico. Il piano prevede circa 2 miliardi di euro di investimenti e un taglio di emissioni di circa 1 milione di tonnellate di CO2, il 40% delle emissioni di Versalis. La società, afferma lo stesso documento, versa in una crisi strutturale e irreversibile. Negli ultimi 15 anni le perdite economiche hanno sfiorato i 7 miliardi di euro. Il piano prospetta anche la chiusura dello stabilimento di produzione di polietilene a Ragusa e degli impianti di cracking del polo petrolchimico a Priolo, puntando sull’apertura di una bioraffineria. Per Eni, il piano riuscirà a garantire un «saldo occupazionale positivo» entro il 2029, termine ultimo dell’implementazione, investendo sullo sviluppo di nuove piattaforme della chimica da rinnovabili, circolare e prodotti specializzati.

La Cgil e la Uil hanno proclamato lo stato di agitazione e annunciano una mobilitazione di fronte alla prefettura di Siracusa per il 12 novembre, alla quale ha aderito anche Avs. Si denuncia il rischio che una chiusura in assenza di un’alternativa di ampio respiro si tramuti in una bomba sociale dovuta a una massiccia e repentina riduzione dei posti di lavoro. Priolo, come Taranto, è stretta nella morsa di un ricatto occupazionale che presenta il lavoro nocivo come unica alternativa alla mancanza di occupazione. Per Alfio Mannino, segretario regionale della Cgil non ci sono dubbi.

«Chiediamo da anni una trasformazione green, il nostro non è un no pregiudiziale, ma non possiamo basarla sull’apertura di una bioraffineria. Basta guardare a Gela per capire che questo modello ha soltanto ridotto la necessità di manodopera, mancando tutte le promesse di riconversione avanzate». Cosa hanno proposto i sindacati negli anni? «Ci siamo interrogati sul perché non si sia mai fatta menzione di impianti di produzione di idrogeno verde ma ancora prima, perché non si intervenga con una ingente opera di bonifica, vera priorità del territorio». È difficile, continua Mannino, «non vedervi dietro una precisa volontà politica essendo l’Eni un’azienda statale».

Sul piano si è espressa anche Legambiente. Sabato 26 a Melilli all’incontro «Fuori dal Pantano» il presidente nazionale Stefano Ciafani ha ribadito come il gas fossile continui ad essere il principale combustibile per la produzione di elettricità, ostacolando dunque la transizione alle rinnovabili. Legambiente suggerisce di dichiarare strategiche le bonifiche dei siti siciliani per permetterne la riconversione, supportare con adeguate misure di accompagnamento al lavoro, riconvertire l’intero comparto industriale metalmeccanico dalle attività della filiera petrolifera e di realizzare impianti industriali dell’economia circolare. Cinzia Di Modica, del Comitato Stop Veleni, sottolinea «la necessità di ricostruire un rapporto di fiducia tra industrie e popolazioni». Ormai, sostiene, «l’inquinamento è stato normalizzato al punto da far ritenere ai singoli cittadini che le denunce siano inutili».

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