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Energia italiana, le fake news sulle rinnovabili

Energia italiana, le fake news sulle rinnovabili

Governo La Strategia energetica nazionale prevede in Italia la chiusura di tutte le centrali a carbone entro il 2025. La realtà però è un’altra

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 28 giugno 2018

Il 2018 è l’anno in cui dovrebbero essere realizzate le prime bozze dei Piani Energia e Clima, gli strumenti con cui i Paesi Membri dell’Unione Europea dovranno mostrare le politiche e le strategie per raggiungere gli obiettivi fossati per il 2030 e che, per l’Italia, rappresentano l’occasione per dare concretezza a quanto scritto nella Strategia Energetica Nazionale (Sen), predisposta oramai da quasi un anno.

DELLA SEN, IN VERITÀ, al di fuori degli addetti ai lavori e della stampa specializzata se n’è parlato poco. La realtà però è che la politica, che si muove più lenta delle imprese (non c’è ancora l’ok a dismettere la centrale a carbone di Bastardo, che Enel ha deciso di non utilizzare più), è assai efficace per far prendere fischi per fiaschi e, nel nostro caso, decarbonizzazione via gas per sostituzione dei fossili con le rinnovabili.

LA SEN, RICORDIAMOLO, prevede una decarbonizzazione completa (ossia chiusura di tutte le centrali a carbone) entro il 2025, produzione con fonti rinnovali del 55% dei consumi elettrici (quindi significa arrivare a generare 184 miliardi di chilowattora l’anno con le Fer) e riduzione dei consumi finali di energia dell’1,5% annuo fra il 2021 e il 2030.

LA REALTÀ È CHE I CONSUMI NON SCENDONO, nel 2017 i consumi di energia primaria sono aumentati dello 0,8% rispetto al 2016. Di positivo è da segnalare che sono aumentati della metà rispetto all’aumento del Pil, che nel 2017 è cresciuto dell’1,5%. I consumi finali di energia sono invece aumentati dell’1,3% circa, dunque in misura di poco inferiore all’aumento del Pil, per citare Enea: «Un segnale che nella forte contrazione dei consumi di energia dell’ultimo decennio l’auspicato disaccoppiamento tra crescita economica e consumi energetici ha avuto un ruolo meno rilevante di quello avuto dalla crisi economica» (http://www.enea.it/it/seguici/pubblicazioni/pdf-sistema-energetico-italiano/01-bollettino-trimestrale-2018.pdf).

E LE FONTI RINNOVABILI? Per il terzo anno consecutivo sono in calo! L’aumento del solare e dell’eolico non hanno compensato la perdita dell’idroelettrico. Più volte abbiamo sostenuto che un sistema basato su queste fonti deve prevedere un mix dimensionato in modo da rendere complementari le fonti, e in Italia solare ed eolico sono fortemente sottodimensionate se si vuole che siano in grado di supplire all’acqua negli anni di siccità. Il risultato è stato l’aumento della generazione termoelettrica: +4,6% (dopo il +4,3% del 2016 e il +9,4% del 2015), che ha raggiunto i massimi degli ultimi cinque anni.

LE FER HANNO GENERATO 103 Twh di elettricità (107 TWh del 2016, -3,4). È dunque scesa anche la quota di fonti rinnovabili sulla domanda, che ha perso due punti percentuali (dal 34,1% del 2016 al 32,3% del 2017). Anche la massima produzione da fonti rinnovabili su base mensile è rimasta lontana sia dal valore massimo raggiunto nel 2016 sia dai storici: nel 2017 il valore più elevato è stato raggiunto a maggio, con una quota pari al 39%, la più bassa degli ultimi cinque anni.

QUESTI POCHI NUMERI MOSTRANO come la rivoluzione energetica sia ferma, mostrano che gli obiettivi della Sen al momento sono delle chimere: dal 2015 al 2030 per raggiungerli la generazione da Fer dovrebbe aumentare del 70%, dovremmo cioè raddoppiare la potenza fotovoltaica installata oggi, mettendo in opera 2,3 GW l’anno, ma nel 2017 (nonostante sia stato un anno di crescita) ne abbiamo installati solo 0,4 GW, come colmare il gap? Fonte: Energystrategy.it. I dati delle installazioni dei primi tre mesi 2018 sono impietosi: fotovoltaico, eolico e idro non hanno superato i 138 MW, con un calo del 5% rispetto al primo trimestre 2017. Nessuna accelerazione all’orizzonte quindi. Fonte: Anie Rinnovabili.

COSA SCOVEREMO DAL CILINDRO per implementare la Sen? Cosa scriverà il nuovo governo nel Piano per l’Energia e il clima? La parola clima non è mai citata, compare il termine «cambiamento climatico» solo nella parte finale della sezione intitolata «Ambiente, green economy e rifiuti zero» (il che già stupisce). Il contratto di governo Di Maio-Salvini appare estremamente deludente, clima ed energia emergono (o meglio scompaiono) come problemi molto secondari. Impossibile commentare, manca qualsiasi elemento di concretezza.

INSOMMA AL MOMENTO IL PIATTO è davvero vuoto. Il clima invece non sta fermo, le centrali termoelettriche continuano a bruciare, così come i motori endotermici. Viviamo tempi esigenti, non frustriamo la nostra intelligenza: clima e ambiente sono uno dei nostri maggiori problemi, insieme alle diseguaglianze sociali. Come scrisse papa Francesco nella Laudato sì. L’avranno letta?
A volte mi viene da pensare che il nostro Paese viva delle iniziative che si intraprendono altrove e, furbescamente, ne voglia cogliere i benefici rimanendo fermo sul vecchio modello disviluppo che beneficia solo gli interessi cui l’Italia in campo internazionale si è a volte ambiguamente e a volte indissolubilmente legata. Si ventila che la Sardegna vada metanizzata non appena quando i tubi provenienti da Est approderanno sulle coste toscane; bettoline e rigassificatori al posto di vento terso e di sole splendente da Cagliari a Oristano, alla Maddalena.

L’INIZIATIVA CINESE «BELT & ROAD», una rete di strade e ferrovie terrestri e collegamenti marittimi, descritta come la via della seta del XXI secolo è stata presentata alla Unioncamere come la direttrice destinata a trasportare petrolio e gas dalla Cina all’Europa! La prima preoccupazione continua ad essere la Russia e lo stratagemma cinese consentirebbe di rendere più facile per l’Europa aumentare le sue importazioni di petrolio e gas dall’Azerbaijan e ridurre la sua dipendenza dalla Russia.
Si pensa sempre al presente e ai modelli di crescita dell’età passata, senza voler capire, come scrive MC Kibben sulla rivista After oil (http://www.yesmagazine.org/issues/life-after-oil), che per quanto riguarda il cambiamento climatico il problema essenziale non è «industria contro ambientalisti o repubblicani contro democratici o Putin contro Trump. Sono le persone contro la fisica». Per questo motivo, i tipici compromessi e compensazioni offerti nella maggior parte dei dibattiti pubblici non funzioneranno abbastanza, perché «è inutile fare pressioni con la fisica» e ancor più dannoso coprirci di bugie (o fake news come si dice adesso).

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