Parlando della prevista «one shot reunion» del Perigeo a Firenze (23 luglio 2019), Giovanni Tommaso – leader e fondatore dello storico gruppo – esprimeva così a che scrive le sue perplessità: «(…) Come posso dirti: dobbiamo essere credibili. Come si fa ad essere credibili con una musica che sì, abbiamo scritto noi ma è vecchia di (quantomeno, ndr.) quarantadue anni? (…) C’è solo una possibilità: che ci siano dei microinterventi che fanno capire che stiamo suonando nel 2019 e non nel 1977 (anno di scioglimento del Perigeo, ndr) e che, quindi, alcune cose – chi ha orecchie per capire – le può sentire o altrimenti non sentire. (…) Ci sono dei brani che qualcuno ha definito ‘eterni’. Sarà, è un’espressione ovviamente troppo grande ma, per intenderci, sono più universali. Ci sono altri pezzi che sono più datati e oggi sembrano vecchi». Dieci brani tratti da tutti e cinque gli album in studio del gruppo

L’ETICHETTA abeat ha pubblicato il Live in Florence del 2019 che riporta larga parte di quel recital definito «the last unmissable occasion to listen the historic live band». Il titolo è Perigeo. One shot reunion, dieci i brani che pescano in tutti e cinque gli album in studio del gruppo composto, oltreché dal leader bassista, da Claudio Fasoli (sax soprano e tenore), Franco D’Andrea (piano e Fender Rhodes), Tony Sidney (chitarre) e Bruno Biriaco (batteria). All’appuntamento nella fiorentina e suggestiva piazza della Santissima Annunziata – organizzato dal MusArt festival – mancava solo D’Andrea brillantemente sostituito da Claudio Filippini (al piano ed alle tastiere), mentre la sezione ritmica era arricchita dal percussionista-batterista Alex «Pacho» Rossi.

NEL REPERTORIO fitto di hit del gruppo – da La Valle dei Templi a Via Beato Angelico, passando per Abbiamo Tutti un Blues da Piangere – c’è un bell’inedito: si tratta de Il quartiere, scritto per il musical Alice mai andato in porto, che si collega nell’esecuzione al grintoso Terra Rossa.
Grandi sono l’energia, il pathos, la forza espressiva veicolati dal Perigeo 2019; dal palco Giovanni Tommaso, ad un pubblico entusiasta costituito da diverse generazioni, ha detto: «Non potete capire cosa stiamo provando noi dopo così tanto tempo a ritrovarci. Troppo bello. Dopo tutti questi anni ci vogliamo ancora bene». Tornano l’utopia e la ricerca degli anni ’70, un messaggio che il pubblico ha apprezzato allora e nel tempo. «Questo lavoro – scrive il produttore Marco A. Riggio – nasce dalla passione di un fan. La necessità di conservare la memoria è stata l’accensione del motore, mentre il carburante è arrivato dal concerto stesso; una performance entusiasmante a dispetto del tempo che corre». Da ascoltare.