Complimenti ai ministri: prima quasi formali, in apertura di conferenza stampa, poi, a metà con più calore e anche con qualche intento politico preciso: «Avete visto che bravi ministri che ho. È un governo bellissimo». Giusto per segnalare che se con i partiti c’è tensione, peraltro minimizzata, l’esecutivo fa squadra compatta a sé. Draghi presenta il decreto sul caro bollette mentre fuori dal Palazzo i leghisti sparano mortaretti peggio che a Piedigrotta, si intestano per intero il merito di un provvedimento che era in realtà inevitabile: «Il governo ci ha seguito».

IL PROVVEDIMENTO in questione veicola un intervento che rasenta gli 8 miliardi, tre quarti dei quali concentrati sulla crisi energetica. Raggranellati senza scostamento di bilancio, cioè senza nuovo debito, anche se sulle coperture qualche reticenza c’è. Il ministro Franco assicura che «vi sono alcune coperture» ma ammette che «ci sono interventi su fondi Mef che andranno ristorati in aprile col Def». Insomma l’appuntamento col debito sembra solo rimandato. La cifra impiegata per fronteggiare il caro bollette è sostanzialmente identica a quella del trimestre scorso: varia però la percentuale perché il costo era allora di 21 miliardi mentre è ora sceso a 14. L’impiego è identico: azzeramento degli oneri di sistema su elettricità e gas, riduzione al 5% dell’Iva sul gas, «protezione» dagli aumenti per la stessa platea già indicata nei mesi scorsi, circa 3,5 milioni di nuclei familiari individuati in base all’Isee. Unica differenza lo stanziamento di 500 milioni aggiuntivi a favore della aziende a più alto consumo di gas.

COME ANTICIPATO nei giorni scorsi, al sostegno immediato si accompagna una strategia di più lungo periodo in vista del prossimo inverno. Anche qui le misure illustrate dal ministro Cingolani non sono sempre chiarissime: semplificazioni per le rinnovabili per facilitare il ricorso al fotovoltaico, con impianti di media portata, fino ai 20 kw per famiglie e imprese; aumento della produzione di gas italiano ma senza nuove trivellazioni; ottimizzazione dello stoccaggio con l’obiettivo di avere le riserve sempre almeno al 90% della capienza. In più c’è un investimento sui biocarburanti, a bassa produzione di anidride carbonica. Sul settore auto, non direttamente collegato alla crisi energetica, è stato stanziato un miliardo l’anno, per 8 anni, per incentivare sia sul versante della produzione che su quello del consumo il passaggio a vetture «eco-compatibili, che non vuol dire solo elettriche», chiarisce Giorgetti.

INEVITABILMENTE spuntano le due crisi politiche che gravano sul futuro: quella italiana della maggioranza, quella europea ai confini dell’Ucraina. Sul primo punto Draghi è felpato ma chiaro: «Ieri ho semplicemente ricordato il mandato del governo, creato dal presidente della Repubblica per affrontare certe emergenze e raggiungere certi obiettivi. Conto su parlamento e forze politiche. Io e il governo abbiamo sempre offerto tutta la disponibilità necessaria. Si possono rivedere certe forme di dialogo e confronto ma tenendo dritta la barra». Il richiamo al capo dello Stato non è certo casuale. La disponibilità a una relazione più stretta con i partiti è più doverosa e formale che altro, tanto che a precisa domanda il premier evita di indicare a cosa alluda nel concreto e non nomina il detestato vertice con i leader. Lo stile del suo governo resterà quello di sempre. Sarà da vedere se le forze politiche si accontenteranno, tenute a bada anche dall’evocazione del Colle, o no.

SULL’UCRAINA, a parte sottolineare l’importanza di una posizione unitaria di tutti i Paesi europei e l’obbligo di «tenere sempre aperte tutte le possibilità di dialogo», il premier italiano segnala che le sanzioni, se ci si arriverà, dovranno essere «efficaci ma anche sostenibili», dunque selettive, non preventive, commisurate alla gravità dell’attacco, accompagnate da misure, già allo studio in Europa, per cui l’Italia possa essere approvvigionata di gas «da altre fonti». Perché per l’Italia l’impatto sarebbe più violento che sugli altri grandi Paesi europei: «La Germania ha il carbone, la Francia il nucleare: noi solo il gas». Putin, che ha chiesto l’incontro con Draghi in data ancora da destinarsi ma imminente, si è detto disposto anche ad aumentare le forniture. Purtroppo però accettare l’offerta dipende da «impegni e relazioni» con gli alleati. Draghi non lo dice e non ce n’è bisogno: una guerra o vere sanzioni rigide sarebbero per l’Italia un disastro.

Errata Corrige

«I ministri sono bravi e il governo è bellissimo». Dopo la sfuriata contro la maggioranza per lo strappo sul Milleproroghe, un Draghi raggiante esalta l’esecutivo per il via libera all’unanimità ai decreti su caro bollette, Superbonus e incentivi auto. Ripartono le trivelle per il gas