Visioni

«Enea», la Roma annoiata e banale del «cattivo» di buona famiglia

«Enea», la Roma annoiata e banale del «cattivo» di buona famigliaUna scena da "Enea" di Pietro Castellitto

Al cinema Arriva nelle sale il nuovo film di Pietro Castellitto

Pubblicato 9 mesi faEdizione del 11 gennaio 2024

Pietro Castellitto ha una sua prepotente genialità. Lo aveva già dimostrato con il film d’esordio I predatori, un meteorite che si è abbattuto sul nostro cinema imprevisto. Ora torna con l’opera seconda, in cui prosegue spudoratamente per la sua strada, con un’altra proposta che dovrebbe essere spiazzante e imprevedibile, solo che questa volta il meteorite è stato avvistato per tempo e l’effetto non è più così dirompente. Enea è un giovane di buona famiglia. Babbo psicologo infantile, mamma conduttrice tv, ma non immaginateli come li avete già visti altre volte al cinema, qui sono figure a modo loro eccentriche e inafferrabili, come l’albero che all’improvviso sfonda una vetrata. Lui invece tira di coca e tira dritto per la sua strada, in cerca più di emozioni forti che di successo. Certo, ha un ristorante di sushi che funziona, spaccia con disinvoltura, frequenta feste ridondanti, ma, come ha detto lo stesso Castellitto «è un ragazzo per male», in un mondo che non sa più essere per bene perché tutti i valori di riferimento sono saltati. Anche quando si innamora sembra essere stonato, sull’orlo di qualche bizzarria che non necessariamente si concilia con l’amore.

ACCANTO a lui un sodale fresco di brevetto da pilota che condivide tutto quel che fa Enea e che permette uno sguardo dall’alto sul mondo come se loro si chiamassero fuori, non ne facessero parte. E forse è davvero così. Gli adulti sembrano avere perso ogni scintilla vitale, i giovani ogni senso comune, infatti il film spazia lontano dai luoghi comuni, ma questa volta il film a tratti perde i colpi, gira a vuoto, sembra più un pretesto che non un racconto, seppur frammentario. Si toccano picchi e momenti particolarmente riusciti per poi sprofondare in situazioni variopinte e vertiginose che mascherano però una banalità che si vuole pervicacemente fuggire. Pietro-Enea è questo, prendere o lasciare, di certo non affronta il grande schermo come molti suoi colleghi, forse ci sono echi sorrentiniani, ma Castellitto non è ancora in grado di articolare sempre la sua poetica, così si rischia il baroccocò, un mix di ridondanza, stravaganza e sberleffo. Non ci resta che archiviare e aspettare l’opera terza, sperando che Castellitto trovi «nuova» energia e linfa, capace di far appassionare come i suoi Predatori.

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